[der Zweifel] Nero Wolfe: il tradimento di Boris

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Nero Wolfe è un investigatore nato dalla penna dello scrittore americano Rex Stout.  Misogino, pesante un settimo di tonnellata, odia il lavoro e ama coltivare orchidee. Decine di romanzi e adattamenti, alternativamente per il cinema e per la televisione, ne hanno prolungato la fama e la fortuna fino ai giorni nostri.

L’investigatore sbarca in Italia alla fine degli anni Sessanta con una serie televisiva lodata persino dallo stesso creatore del personaggio. La regia era affidata a Giuliana Berlinguer, cognata del più famoso Enrico, con il grande attore Tino Buazzelli nei panni Di Nero Wolfe.

Nel 2012 Casanova Multimedia e Rai Cinema producono il reboot della serie, con Francesco Pannofino e Pietro Sermonti nei panni, rispettivamente, di Nero e del suo assistente Archie Goodwin.

Sono sincero, e ammetto che prima di una maratona domenicale di questa serie tv sui canali Rai, non ero a conoscenza di questa produzione. Il tutto è stato molto bello soprattutto perché io ero (e sono) immerso nel rewatch di Boris, un gioiello, a mio modo di vedere, nel panorama televisivo italiano, la cui produzione è di qualche anno precedente a Nero Wolfe.

Per chi non conoscesse Boris consiglio innanzitutto di guardarla. Prodotta in tre stagioni tra il 2007 e il 2010 questa serie tv, prodotta da Wilder, racconta il dietro le quinte di una fiction italiana, chiamata Gli occhi del cuore 2. Nel cast compaiono Pannofino nei panni del regista René Ferretti, e Pietro Sermonti nei panni dall’attore Stanis La Rochelle, star della fiction nonostante il dubbio talento recitativo. La serie è costellata di grandi nomi e di astri nascenti (che sono ormai affermati o dimenticati) tra i quali Carolina Crescentini, Alessandro Tiberi, i fratelli Guzzanti, Caterina e Corrado, Paolo Calabresi e tanti altri ancora.

Il cast di Boris

In Boris si osserva come viene realizzata una fiction per il pubblico generalista italiano. In poche parole Ferretti e i suoi sono costretti a fare un prodotto di pessima qualità, con attori che recitano da cani, sceneggiature copiate da drammi coreani o composte tirando a sorte sulle parole, e con forti ingerenze politiche dalla produzione. Ciò che domenica ha fatto la mia giornata è stato il ritrovamento di alcune caratteristiche de Gli occhi del cuore 2 in Nero Wolfe.

Mettiamo in chiaro una cosa: si parla di un poliziesco in questo caso, non di una sit-com, per quanto si barcameni al limite con la commedia. Ma solo io, condizionato com’ero dal binge watching di Boris, potevo ridere come uno scemo quasi ad ogni scena.

Partiamo dalla storia: Nero Wolfe arriva a Roma dopo alcuni dissidi con il capo dell’FBI nel 1959 e si stabilisce in una grande casa con il fidato Archie, il quale inizia da subito a procuragli degli incarichi per poter racimolare così qualche soldo per mantenere un certo stile di vita.

Tralasciando la fotografia -ai limiti dello smarmellamento in alcune scene- ogni sguardo tra Pannofino e Sermonti mi riportava sul set de Gli occhi del cuore 2. Il tono di Archie, nelle risposte pungenti verso il suo amico/capo/mentore, ricorda quello di Stanis nei panni del dottor Giorgio. Nero, invece, parla per tutti gli episodi come il regista Ferretti parla agli attori cani sul set. Il tutto condito da più di un’espressione basita. E come se non bastasse ci sono pure i toscani!

Forse sfruttare questo tandem non è stato un vero e proprio colpo di genio. Dopo un quarto d’ora di Wolfe io volevo rimettermi a vedere Boris -cosa che poi ho fatto. Se si pensa poi che il primo episodio ruota attorno al bastone del commendatore -invece che intorno all’anello del conte- e che, nonostante l’assenza di pacchetti azionari, i cattivi vogliono sempre scalare i vertici di qualche azienda ci si chiede se Pannofino e Sermonti abbiano mai pensato all’ironia di quella situazione: parodiare per tre anni la fiction italiana per poi finire a farla, negli stessi modi di cui ci si è presi gioco.