Nei frenetici giorni di Lucca Comics 2018 noi di RedCapes, in collaborazione con RW Edizioni, abbiamo avuto il piacere e la fortuna di poter intervistare Brian Azzarello, tornato a Lucca dopo essere stato ospite per la 50esima edizione del festival del fumetto più importante d’Italia.
Noto soprattutto per il suo tocco noir e pulp e per le storie hard-boiled, Brian Azzarello è uno dei nomi di punta della DC Comics, famoso soprattutto per la serie Vertigo 100 Bullets e le numerose collaborazioni con Lee Bermejo. In anni recenti, dopo aver rilanciato nel 2011 Wonder Woman con i Nuovi 52, lo scrittore di Cleveland ha collaborato con Frank Miller alla sceneggiatura di Il Cavaliere Oscuro III: Razza Suprema. Da pochi mesi è approdato sugli scaffali americani Batman: Damned, numero d’esordio dell’etichetta Black Label dove Azzarello ritorna a lavorare con Lee Bermejo.
Ciao Brian, siamo lieti di rivederti nel Bel Paese, sembra proprio che ti piaccia l’Italia non è vero?
“Ciao anche a voi, è bello essere di nuovo a Lucca e in Italia!”
Recentemente sei finito sotto i riflettori per la tua nuova serie Batman: Damned, realizzata assieme al tuo socio Lee Bermejo. Il primo numero della serie è andato esaurito pochi giorni dopo il suo debutto, ti aspettavi questo tipo di accoglienza?
“Se devo essere sincero no.”
Ma sei contento per il suo successo?
“Si e no.”
Rimanendo in tema Batman: Damned, questo è il primo titolo uscito per la nuova etichetta DC Comics denominata Black Label. In Italia la serie verrà pubblicata probabilmente il prossimo anno, perciò potresti descrivere brevemente la serie per il pubblico italiano?
“Joker è morto. Batman potrebbe essere coinvolto nella morte di Joker ma non riesce a ricordarlo. Ci sono anche degli elementi sovrannaturali in gioco e per questo entrerà in scena anche John Costantine; per una volta Batman non ha idea di quello che sta facendo e per questo ha bisogno che qualcuno lo aiuti.”
Quali sono state le ragioni che vi hanno spinto a realizzare Batman: Damned?
“Principalmente Lee ed io volevamo lavorare ancora insieme. In particolare Lee voleva disegnare un fumetto con protagonisti gli eroi soprannaturali DC e mi sono detto “ok facciamolo”. Ero già al lavoro su una storia con protagonista Batman e altri personaggi soprannaturali ambientata nel DCU classico ma dopo la proposta di Lee ho deciso di prendere quella storia, rielaborarla e adattarla ai nuovi standard dell’etichetta Black Label.”
Come detto prima, sulle pagine di Batman Damned sei tornado a collaborare con Lee Bermejo. Voi due assieme avete lavorato a numerosi progetti, come per esempio la graphic novel su Joker e Luthor che sono diventate fin da subito dei must read. Come descriveresti la tua collaborazione con Lee e come si è evoluta nel corso degli anni?
“Fu Jim Lee a farci incontrare. Il nostro primo lavoro assieme fu Batman/Deathblow. In quel periodo Jim (Lee) stava provando in ogni modo a farmi lavorare per Wildstorm, riuscendoci solo “dandomi” Batman (ride). Lee (Bermejo) stava cercando di farsi strada nell’industria disegnando qualcosa di importante e diciamo che il progetto Batman/Deathblow calzava a pennello per entrambi. Uscimmo a cena con Jim (Lee) che ci offrì del caviale davvero ottimo, sai è Jim Lee (ride). Parlammo molto e, a fine serata, dopo un fitto scambio di idee uscimmo dal ristorante con una storia che piaceva ad entrambi. Dato che la collaborazione con Lee (Bermejo) era buona, dopo Batman/Deathblow realizzammo Luthor anche se i rapporti con Lee si fecero un po’ tesi sul finale della serie. Quello stesso anno ci incontrammo a San Diego in occasione del Comic-Con e decidemmo di prenderci una pausa dal lavorare assieme, poiché la nostra amicizia era più importante. Quel pomeriggio ebbi un meeting con Dan DiDio, che all’epoca era ancora editor in chief della DC prima di diventarne publisher, e mi disse che, dato il successo di Luthor, la DC avrebbe voluto che Lee ed io realizzassimo una serie di graphic novels sui villains principali del DCU. Gli risposi: «Ok va bene Joker ma oltre a lui chi? Sinestro?!». Sinceramente non so nulla e non ho nulla da dire su Sinestro. Sempre parlando con Dan gli dissi: E chi sarebbe il nemico per antonomasia di Wonder Woman?”
Cheeatah?!
“È esattamente ciò che mi ha risposto Dan! Però non avevo e non ho intenzione di scrivere una storia su Cheetah. Quella stessa sera cenai con Lee e gli raccontai della proposta di Dan. Sul momento disse che gli sembrava una cattiva idea ma, durante la cena, discutemmo molto su una possibile storia su Joker, scambiandoci diverse idee. Giunti a fine serata, l’ex moglie di Lee ci disse che alla fin fine noi due avremmo sempre finito per lavorare insieme. Infatti in seguito finimmo per realizzare Joker e molti altri lavori nel corso degli anni. La nostra collaborazione è così buona e funzionale perché l’uno riesce a capire l’altro senza difficoltà.”
Restando sempre in tema di collaborazioni, l’ultima volta che sei stato ospite a Lucca, sempre grazie a RW Edizioni, stavi promuovendo con Frank Miller Il Cavaliere Oscuro III: Razza Suprema, scritto da te e Frank. È stato difficile lavorare con Frank a questo amato franchise?
“No per niente.”
Come mai?
“Mettiamola così: è stato difficile nella stessa maniera in cui sfido me stesso nello scrivere qualunque storia. Se invece per difficile intendi se mi sono sentito intimidito a lavorare con Frank e i personaggi dell’universo da lui creato, la risposta è no. Essendo amici da diverso tempo, è stato molto semplice e divertente lavorare con Frank e appena mi ha proposto di collaborare a questo progetto non ho esitato a dire sì. Credo di aver imparato molto nel lavorare con lui.”
E dicci, avete in mente di tornare a lavorare insieme prima o poi?
“Diciamo che qualcosa bolle in pentola.”
Sempre in DC oppure per altri editori?
“Vedrai a tempo debito.” (ride)
Parlando sempre di DC Comics, tu sei da lungo tempo legato/associate ai suoi eroi. Durante i Nuovi 52 eri al timone di Wonder Woman, realizzando una delle testate migliori della linea e una delle migliori run sul personaggio.
“Sono molto felice di sentirtelo dire.” (ride)
Cosa ti ha spinto a lavorare sulla testata di Wonder Woman?
“Perché quello che avevano intenzione di fare con il personaggio di Wonder Woman non mi andava per niente a genio. Lavorare sulla testata di Wonder Woman non mi era mai interessato e non rientrava nemmeno nei miei piani. Eravamo a cena, tutte le storie iniziano sempre a cena…”
Galeotte furono le cene.
“Puoi ben dirlo. Sai anche perché, a cena c’è sempre il vino! Come dicevo, ero a cena con Dan DiDio dato che la DC da tempo stava cercando di farmi scrivere una delle serie mensili degli eroi membri della Justice League. Dopo aver esposto la mia idea, alla quale erano e sono tuttora interessati, parlando dei Nuovi 52 Dan mi ha illustrato i piani che avevano per Wonder Woman, lasciandomi sbigottito. Non mi sono mai, e sottolineo mai, sentito così protettivo nei confronti di un personaggio come in quel momento. Quello che avevano intenzione di fare avrebbe sconvolto talmente tanto il personaggio da distruggerne le fondamenta. A fine serata ero il nuovo sceneggiatore di Wonder Woman. Ancora oggi mi chiedo se in realtà non fosse tutto architettato da Dan per farmi accettare il lavoro.” (ride)
Focalizzandoci ancora su Wonder Woman, oltre che a modellare nuovamente la sua storia e la sua eredità, mi sembra che hai scritto la serie come un poema epico, dove il viaggio dell’eroe definirà chi è in realtà. Cosa ti ha maggiormente influenzato mentre lavoravi a questo progetto?
“Ho sempre voluto scrivere qualcosa con gli dei e la mitologia greca; qualcosa che fosse fedele alla vera mitologia greca e non all’idea romanzata di essa. Volevo andare contro l’idea tipica della religione dove dio e tutto ciò che fa è buono. Se ci pensi gli dei del pantheon greco non sono altro che esseri umani e si comportano come tali: Zeus era uno stupratore ma era pur sempre il re degli dei. L’idea di dei imperfetti, un po’ come se facessero parte di una crime family, mi affascinava e ho cercato di rappresentarla al meglio.”
Parlando invece di Image Comics, al momento sei al lavoro su Moonshine con i disegni di Eduardo Risso, con cui hai realizzato 100 Bullets. Moonshine, edito in Italia da Oscar INK, è un thriller/horror ambientato durante gli anni del Proibizionismo, dove amalgami perfettamente una storia sulla mafia, stile Boardwalk Empire, con elementi sovrannaturali. Da dove è nata questa idea geniale?
“Dal liquore!”
Su Moonshine torni a lavorare con Eduardo Risso dopo Moloch e 100 Bullets, la vostra serie Vertigo. Parlando di 100 Bullets, più volte si è parlato di un possibile adattamento, prima per il grande schermo, poi come serie tv. Puoi darci qualche aggiornamento a riguardo? Perchè moriamo dalla voglia di una serie tv su 100 Bullets.
“Purtroppo non ho niente da dirti. Al momento dovrebbe essere in lavorazione come un film per la New Line ma non so altro.”
Sei in qualche modo coinvolto in questo progetto?
“Attualmente non sono coinvolto nel progetto. Magari mi contatteranno in futuro.”
Ultima domanda: come ho detto prima, il tuo nome è spesso collegato alle numerose storie scritte per DC Comics, come Batman: Città Spezzata e Superman: Per Il Domani. Hai mai preso in considerazione di lavorare in Marvel? Ricordo che per la Casa delle Idee avevi realizzato la mini di Cage per la linea Max, ma hai mai preso in considerazione l’idea di tornare a scrivere per loro in maniera continuativa?
“Sì, in realtà ci ho pensato. Mettiamola così: con quello che ho intenzione di fare su Batman: Damned non rimanere sorpreso se vedrai il mio nome sulla copertina di un albo Marvel!” (ride)
Terremo gli occhi aperti allora! Brian, grazie mille per il tempo a noi concesso e grazie mille per la splendida intervista. Noi della redazione ti auguriamo un buon proseguimento di Lucca Comics e speriamo di rivederti presto in Italia.
“Grazie mille a voi. È stato un piacere. A presto!”
Di seguito potete visionare la nostra video intervista con Brian Azzarello: