Arriva finalmente nelle fumetterie Italiane, Jupiter’s Legacy 2 di Mark Millar e Frank Quitely, seconda parte dell’epopea del Millarworld che vede un mondo comandato dai supereroi.
Hutch, Chloe e il loro figlio Jason sono in fuga dopo che il gruppo di supereroi corrotti dal potere, hanno preso il controllo del governo degli Stati Uniti insieme al presidente Brandon, anch’esso superumano e fratello di Chloe. In questa loro fuga, la famiglia più “atipica” di questo mondo che potrebbe essere considerata perfetta nell’immaginario, inizierà a reclutare villain per sconfiggere questo male, un tempo protettore del mondo. Mancando però di un’icona ispiratrice, dovranno rivolgersi all’unico ex supereroe non corrotto, Skyfox, padre di Hutch e per un breve periodo criminale.
Millar si riconferma con questo volume un autore molto furbo, che conoscendo i gusti e le esigenze del proprio pubblico le esegue, senza colpo ferire. Tutta la situazione, per quanto già in partenza sapesse di già visto, nel primo volume riusciva in parte a stupire, grazie soprattutto agli elementi legati alla mitologia dei supereroi di questo mondo che vedeva il coinvolgimento di entità superiori. Ora svanita questa scintilla e abbandonata la via del revisionismo per far posto al ritorno della speranza, Millar si perde, purtroppo, nel suo stesso plot fin troppo scontato. Ogni mossa dei membri delle squadre è prevedibile, scritta nei solchi di un fumetto che non è più debitore del suo materiale di origine, ma lo rimette in scena peccando di originalità. Le morti sono fiacche, l’epicità lascia spazio al solo gore e pur essendo un piacere vedere alcuni “bastardi” ricevere quello che si meritano, manca di brillantezza e follia caratterizzante del Millarworld, ma anche rispetto ai precedenti di Jupiter’s Legacy.
Dal punto di vista artistico Frank Quitely si conferma uno dei migliori disegnatori di supereroi (e non solo) in circolazione. Quitely caratterizza molto di più i personaggi di quanto Millar riesca a fare con battute già sentite. I volti sono lo specchio dei personaggi mentre prendono coscienza del mondo che gli è intorno, di quello che stanno facendo e di quello cui stanno andando incontro. I panel sono ricchi e variegati, mostrando tutta la bravura e versatilità di un disegnatore che non si risparmia nelle scene d’azione più concitate né in quelle più introspettive o in scene più classiche, come la battaglia finale o il discorso che termina il fumetto. I vari poteri messi in gioco in questo secondo volume, permettono a Quitely di giocare con angoli, ingradimenti e percezioni dei protagonisti, in modo convincente. I colori di Sonny Gho sono un altro punto fondamentale dell’opera. Il colorista, infatti, riesce a enfatizzare e dare ancora più vitalità ai disegni di Frank Quitely: le scene d’azione, svuotate dei colori, potrebbero sembrare impressionanti ma non di meno con loro diventano delle vere e proprie sequenze cinematografiche che mostrano una bellezza sopraffina anche nei momenti di distruzione e dove la battaglia infuria. Il grande lavoro del colorista si nota sia quando i “mantelli” si scontrano, riuscendo a distinguere ognuno di loro in un marasma di costumi ed esplosioni, sia quando si prendono dei momenti “intimi” , dove è richiesta una comunicazione maggiore oltre alla sola capacità del disegnatore, mettendo in gioco scelte di colori e palette cromatiche che descrivono le emozioni dei vari personaggi e la loro realtà, ora più che mai in gioco.
In definitiva Jupiter’s Legacy 2 si conferma come un prodotto che ha dalla sua una sceneggiatura non ispirata, apprezzabile nel voler citare il più possibile i fumetti di supereroi di un tempo, ma che non riesce a essere più di questo, un buon lavoro base che viene arricchito da un comparto artistico di prim’ordine e che lascia viaggiare molto più l’immaginazione di un qualsiasi dialogo presente in tutte le pagine del fumetto.
In parte un’occasione sprecata e in parte pure arte visiva, un fumetto che probabilmente senza Quitely non avrebbe tutto il suo fascino e che purtroppo non riesce a emulare il risultato del primo volume, ma che in fin dei conti scorre bene ed intrattiene nulla più.
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