A ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria. Se anche i rapporti interpersonali fossero regolamentati da una legge come questa, probabilmente il primo capitolo di “Macerie Prime” sarebbe esposto nella sezione “fantascienza” della vostra libreria di fiducia.
Purtroppo (o per fortuna?) non è così. Sei mesi fa Zerocalcare ci raccontava la sua versione di “Everyman“: come un Philip Roth alla vaccinara, Zero ci ha raccontato delle storie ordinarie di persone altrettanto ordinarie, il tutto condito con la sua consueta ricca dose di simbolismi variegati, forti ed efficaci con i quali molti si saranno sicuramente immedesimati.
Macerie Prime è sicuramente l’opera meno nostalgica di Zerocalcare, questo secondo capitolo non fa eccezione. Il passato e il riflesso che esso imprime sul futuro, è un elemento comunque molto presente, ma qui ha un’importanza diversa rappresentata non da un effetto “nostalgia canaglia” ma da una presa di coscienza di cui le conseguenze e il significato non saranno chiare fino all’ultima pagina.
Ognuno di noi è cresciuto ponendosi degli obbiettivi, sognando un futuro ideale. Qualcuno è semplicemente cresciuto, senza pretese o aspettative particolari. Alcuni hanno raggiunto (più o meno volontariamente) uno status quo ideale, altri ci hanno provato senza riuscirci e altri ancora sono arrivati vicino alla vetta e si sono visti portare via tutto…
A prescindere dai nostri sforzi o dalle difficoltà che la vita ci riserva, il tempo scorre inesorabile, non importa chi siamo o cosa facciamo. Ma un giorno la sveglia suona e si porta via qualcosa che non ritornerà più… Che ciò rappresenti una tragedia o un momento di presa di coscienza, dipende solo da noi.
Ed è proprio il tempo una delle parti fondamentali di quest’opera. La seconda parte di Macerie Prime viene pubblicata sei mesi dopo la prima, non a caso. Sei mesi per pensare, sei mesi per riflettere sulle proprie scelte, su ciò che siamo stati fin ora e su ciò che saremo in futuro. Presto o tardi, arriva per ognuno di noi il momento di fermarsi e tirare le somme, ciò non implica per forza l’obbligo di prendere una decisione che può rivelarsi giusta o sbagliata, ma bensì rappresenta la necessità di prendere coscienza di una necessità.
Forse qualcuno di voi a scosso la testa in segno di disapprovazione fin dalla prima riga di questa recensione. Avete letto i due volumi che compongono Macerie Prime e non avete provato emozione alcuna. Non avete intravisto nemmeno l’ombra di una delle tematiche descritte nelle righe precedenti. Beh, allora sappiate una cosa: io vi invidio.
Con questo non voglio dire che siete persone prive di emozioni o che non avete mai sofferto o incontrato una difficoltà lungo la vostra vita, che sia chiaro. Ciò significa che non vi siete mai trovati in nessuna delle situazioni descritte da Zerocalcare. Chi invece ne ha vissuta più di una, sa bene quanto siano vere le emozioni descritte dall’autore…
Tuttavia, cosa c’è di più umano delle emozioni? Fronteggiare una situazione difficile come fosse una bestia feroce, avere cura di chi abbiamo vicino e farci aiutare a nostra volta, non sono forse azioni come queste a farci rimanere a galla? Del resto, siamo tutti sulla stessa barca: nessuno di noi è perfetto, così come nessuno è privo di cicatrici sia che si parli di segni lasciati da qualcun’altro o dalla vita stessa. Siamo degli ammassi di macerie tenute insieme con lo sputo, l’importante però è capire quali pezzi vanno tenuti stretti a se e quali invece vanno lasciati cadere.
Immedesimarsi in situazioni che mettono in luce il modo in cui gli esseri umani giungono alla maturità emotiva: leggere “Macerie Prime” e “Macerie Prime Sei Mesi Dopo” implica questo.
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