E’ finalmente arrivato alla Festa Del Cinema di Roma uno dei film più attesi dell’intera rassegna e di tutto l’anno. Accompagnato dal regista Martin Scorsese e dalla produttrice Emma Tillinger è stato presentato in anteprima The Irishman, l’ultima fatica di uno dei Maestri della cinematografia contemporanea. Primo film di Scorsese prodotto da Netflix, in quanto nessuno sembrava volesse finanziare un progetto così arduo e poco “commerciale”, The Irishman entra nella rosa dei migliori lavori del Maestro, nonché nei migliori film dell’anno.

Il film gira intorno alla figura del criminale Frank Sheeran (Robert De Niro), realmente esistito, soprannominato da tutti The Irishman, L’Irlandese. Dopo esser tornato dalla seconda guerra mondiale, Frank entrerà in contatto con il mafioso Russel Bufalino (Joe Pesci) diventato un suo stretto amico e collaboratore. Seguendo Frank per anni e anni, viene raccontata la sua vita e la sua carriera mafiosa, entrando nei dettagli di uno dei misteri più grandi della storia degli Stati Uniti: la scomparsa nel 1975 del sindacalista Jimmy Hoffa (Al Pacino), amico di Sheeran. Oltre ad essere un caso avvolto nel mistero è stato un caso rimasto irrisolto per molti anni, nessuno infatti seppe mai dove fosse stato sepolto il corpo di Hoffa e nessuno venne mai condannato.

Tratto dal romanzo “I Herd You Paint Houses” di Charles Brandt e adattato per il grande schermo dallo sceneggiatore Steven Zaillian, il nuovo film di Martin Scorsese e un vero e proprio testamento del regista, uno dei punti più maturi e alti della sua cinematografia. Completamente diverso dai suoi lavori precedenti, The Irishman e una vera e propria epopea, il racconto di una vita, una vita che se pur criminale merita di essere raccontata nella sua quotidianità, a partire dai gesti più piccoli fino ad arrivare alle azioni più scellerate e sconsiderate. Sarebbe impossibile far rientrare il film in un genere preciso, infatti ci si trova di fronte sia ad un gangster movie in piena regola, ma anche ad un thriller, un dramma familiare, un western e persino una commedia. The Irishman riesce a far ridere sia grazie ai comportamenti dei personaggi, quasi infantili e ai loro discorsi, banali, senza senso, sul nulla, che però sono sintomo di una naturalezza nel fare ciò che sanno fare meglio: essere criminali.

Guardando questo film, è impossibile non pensare a Quei Bravi Ragazzi, anzi si potrebbe dire che The Irishman è il suo seguito diretto ma caratterizzato da una cinematografia diversa più cosciente, abbandonando quel brio e quell’aria frizzante per lasciar spazio ad una narrazione decisamente più matura e consapevole. La regia si fa più statica, i tempi si allungano, il montaggio si fa meno serrato, la luce si fa più fioca, non c’è quasi più nulla di giovane, a partire dagli interpreti stessi, che se pur ringiovaniti, grazie ad una sperimentale tecnica in CGI, portano sul loro volto il passare del tempo. Ed è proprio qui che il tutto si trasforma in un testamento, una riflessione sullo scorrimento del tempo e su come il tempo cambi le cose e le persone.

A dir poco magistrali sono le interpretazioni dei tre attori protagonisti: Robert De Niro, Al Pacino e Joe Pesci, che con questo film riescono a toccare i punti più alti delle loro carriere. Quella di Al Pacino resterà senza dubbio una delle interpretazioni migliori. Il personaggio di Hoffa si addice perfettamente al suo carattere esuberante e e Al Pacino è riuscito talmente tanto a renderlo unico da restare ammaliati davanti alla sua performance. De Niro e Pesci al contrario sono riusciti a costruire due personaggi assolutamente memorabili, che sono esattamente l’opposto della figura di Hoffa capaci di agire nel silenzio e nell’ombra. De Niro, al quale è stato affidato il peso dell’intera pellicola è a suo agio ad interpretare uno spregevole uomo che non si fa alcuno scrupolo ad uccidere e tornare a casa dalla sua famiglia. Il suo volto riesce a trasmettere tutta l’indifferenza e la normalità di compiere certe azioni, la regia lo inquadra in primo piano, mette in evidenza i suoi occhi, il suo sguardo, da importanza al suo tono di voce, addirittura riesce a cogliere ogni suo movimento quasi goffo, ridicolizzandolo nonostante compia delle azioni terribili. Tutto il film è un flashback, una narrazione di uno Sheeran ormai morente ed anziano, che si ritrova a raccontare la sua vita, quasi come fosse una confessione, che mai aveva fatto prima. Sono le ultime parole di un criminale, che non è mai stato accusato veramente per tutto quello che ha fatto.

Dietro a The Irishman, c’è tutta la poetica cinematografica di Scorsese. Il Maestro torna ancora una volta a raccontare un mondo cinematografico che conosce bene, ma lo fa in un modo nuovo, completamente diverso dai suoi lavori precedenti. Quello che cambia è sostanzialmente il punto di vista. Le atmosfere tipiche vengono qui abbandonate per creare qualcosa di completamente nuovo che mai era stato esplorato da Scorsese prima. Le sequenze e le situazioni richiamano i suoi grandi classici. Impossibile non citare Casinò e Gangs Of New York. Come prima anticipato, il tutto si fa più pacato, più tranquillo, viene prediletta una regia e un’impostazione narrativa quasi “vecchia”, di altri tempi. Il tempo cinematografico è allungato, il montaggio non è più serrato. Il tutto si fa una testimonianza dei grandi tempi passati che però stanno ora finendo. Molteplici sono i piani sequenza che oltre a presentare innumerevoli situazioni e personaggi, si trasformano nella forma di narrazione più vera, possono essere infatti esemplificati come l’occhio di Frank che vive quella situazione, la vede la percepisce ed infine agisce. The Irishman è il racconto di una vita, quella di Frank Sheeran.


The Irishman di Martin Scorsese sarà disponibile dal 4 novembre in alcune sale cinematografiche selezionate prima di approdare su Netflix il 27 novembre. Di seguito il trailer del film.

RASSEGNA PANORAMICA
The Irishman
9,5
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Classe 1995, laureato in critica cinematografica, trascorro il tempo tra un film, una episodio di una serie tv e le pagine di un romanzo. Datemi un playlist anni '80, una storia di Stephen King e un film di Wes Anderson e sarò felice.
the-irishman-di-martin-scorsese-recensione-speciale-roma-ff14L'ultima fatica di Martin Scorsese è un autentico capolavoro. Tutta la poetica cinematografica del Maestro si condensa e si rinnova in un film dai toni più simili ad altre pellicole memorabili come Gangs of New York o Casinò, con dei ritmi molto più pacati. la regia si sofferma a narrare non solo una storia, ma la vita vera di Frank Sheeran in una riflessione sullo scorrimento del tempo e su come il tempo cambi le cose e le persone.