Chernobyl – Il costo delle bugie | Recensione

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Chernobyl è una miniserie prodotta da Sky e HBO, ideata da Craig Mazin e che segue i momenti antecedenti e successivi al disastro nucleare del 26 aprile 1986. Una serie straziante di cui abbiamo voluto parlare nel modo più dettagliato possibile, per fare in modo di riuscire ad onorare il grande lavoro della produzione e la drammaticità dei reali eventi.

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Un po’ di storia

Il disastro della centrale Nucleare V.I. Lenin, situata vicino alle città di Chernobyl e Pripyat, è stato il più grave incidente mai verificatosi in una centrale nucleare, venendo classificato addirittura come un livello 7 degli enti internazionali INES e IAEA. Il disastro avvenne nella notte del 26 Aprile 1986, causato in parte da negligenze del personale responsabile e difetti strutturali del reattore RBMK utilizzato nelle centrali nucleari sovietiche, di cui nessuno, se non alcuni alti ufficiali del KGB, erano a conoscenza. Il disastro fu così devastante che persino in Nord America arrivarono delle nubi radioattive. Il disastro, a causa della sua portata, non rimase nascosto, come altri incidenti ora ben noti al pubblico proprio in altre centrali nucleari dell’allora Unione Sovietica, ma comunque fino al 1991 non si ebbe mai una versione dettagliata e completamente plausibile o senza omissioni dell’incidente. All’inizio, i più importanti fisici nucleari dell’Unione sovietica erano tutti concordi nel dare la colpa alla negligenza della dirigenza dell’impianto, fino a quando le effettive concause furono svelate, solo 5 anni dopo il disastro e 4 anni dopo il processo a Anatoly Dyatlov, Viktor Bryukhanov e Nikolai Fomin. Persino tutt’ora, dopo 33 anni, i dati ufficiali sulle morti dell’incidente sono messi in discussione delle più importanti associazioni ed enti internazionali come l’ONU, Greenpeace e altri. Le stime ONU mettono i morti tra i 30 000 e i 60 000, mentre la Russia non ha ancor aggiornato dal 1987 la stima, ferma a 66. Ora passiamo alla serie, criticata aspramente dalla stessa Russia.


Il 26 Aprile 1986 vi è un fallito test di sicurezza presso l’impianto nucleare di Chernobyl: durante tale test, però, il reattore nucleare implode e nelle successive ore iniziano tentativi infruttuosi di contenere le contaminazioni fino a quando non arriva direttamente da Mosca una delegazione composta dal Vicepresidente del consiglio dei ministeri, Boris Scherbina (Stellan Skarsgard), e il Vicedirettore dell’istituto dell’energia atomica Kurchatov Valerij Legasov (Jared Harris). Nelle giornate successive al disastro, i due tenteranno di capire cosa sia successo effettivamente, andando oltre alla versione ufficiale che mette il disastro come un semplice meltdown e non un’ esplosione del cuore del reattore. Ogni episodio della miniserie seguirà la ricerca di modi per limitare i danni, contenere le scorie radioattive e capire cosa è successo mentre le persone iniziano a morire e la stampa internazionale preme sulla Russia per avere risposte.

Il lavoro di ricostruzione effettuato da Craig Mazin e Johan Renck è incredibilmente effettivo, seppur infatti la serie si basi sul romanzo del premio Nobel per la letteratura Svetlana Alexievich, “Preghiera per Pripyat“, era veramente un compito difficile riuscire a portare su schermo una storia tanto pregna di dramma e di vite distrutte a causa della cupidigia umana e dal costo delle bugie che tutt’ora circondano l’incidente di cui si sanno i dettagli, ma altre concause come la conoscenza di problemi strutturali taciuti da Mosca o dalla commissione della centrale nucleare stessa, quindi il risultato, se non effettivamente fedele al 100%, è certamente in parte causa della linea di bugie e della filosofia che regnava nell’URSS al tempo e che ha poi portato alla caduta nel sistema nel 1989.

Nelle cinque puntate di Chernobyl vediamo come gli scienziati e lo stesso Scherbina, mandati lì a risolvere il problema, si siano trovati a dover risolvere un mistero e non solo una situazione disastrosa per l’ambiente e per la vita sul continente. Legasov, interpretato magistralmente da Jared Harris, rappresenta quell’uomo scientifico che è sempre alla ricerca della verità, ma che si è anche macchiato di “crimini” di cui ora non solo si vergogna ma vuole dimenticarli. Quando però sarà costretto a scegliere tra la verità e la bugia sarà portato in zone che persino per lui sono troppo oscure. Persino lo stesso Scherbina, interpretato da Stellan Skarsgard, che qui si dimostra un ottimo attore come ci aveva abituato in pellicole cinematografiche ormai lontane nel tempo, arriva ad arrancare nello schifo in cui l’hanno messo; Mosca credeva di aver mandato la persona giusta a gestire il tutto, ma non si è resa conto di aver mandato forse l’unica brava persona nell’intero Cremlino. Il rapporto che si viene a creare tra i personaggi di Harris e Skarsgard, che si presume sia anche quello tra Scherbina e Legasov, è un punto fondamentale della miniserie che si regge in gran parte anche su questi due grandi attori. Certamente va ricordato sempre che sono ipotesi date dalla non conoscenza della verità dietro a tutto, nascosta dalle bugie. Il terzo personaggio cardine della miniserie è Ulana Khomyuk, interpretata da Emily Watson, un personaggio inventato apposta per la serie, che riassume in una sola identità le dozzine di esperti scienziati e fisici che insieme a Legasov hanno impedito che il disastro distruggesse l’Europa. La Khomyuk diventa la coscienza di Scherbina e Legasov nella serie in modo da rendere più d’impatto la stessa indagine sul mistero del reattore RBMK.

chernobylLa regia della miniserie affidata completamente a Johan Renck è ottima, non distoglie la macchina anche dalle scene più crude e più difficili da digerire, non indugia davanti all’orrore, ma non prova piacere nel mostrarlo, quanto più nel denunciarlo. Denunciare il non aver seguito le procedure e la scienza: questo è certamente un sentimento che è facilmente riconoscibile come intento principale della miniserie, che lo stesso Mazin ha definito come il risultato di non aver ascoltato la scienza, perché essa avrebbe potuto certamente prevenire quello che è successo. Infatti, si è preferito “Non preoccuparsi di qualcosa che non poteva accadere.”

Chernobyl è un’indagine sulla cupidigia umana, che racconta di come persone comuni ed improbabili eroi nacquero nella tragedia e che cosa è successo a queste persone anni dopo l’evento, tutt’ora uno dei più grandi crimini dell’umanità e di cui ben poco si sa ancora, sopratutto nel dietro le quinte della gestione del disastro. Infatti, proprio come lo definì lo stesso Gorbachev a posteriori, Chernobyl fu “Il vero segno del fallimento del sistema sovietico”.