In Italia era il 10 luglio 2019 quando in sala arrivava Spider-Man: Far From Home. Per tutti quanti sostanzialmente era il post-Avengers: Endgame. Il Marvel Cinematic Universe, infatti, aveva toccato il suo punto più alto con la conclusione della Saga dell’Infinito, con il sacrificio di Tony Stark e l’addio di Capitan America. Il pubblico, dunque, era fortemente desideroso di sapere come sarebbe andato avanti l’universo cinematografico più amato del cinema e che altre pieghe avrebbero prese le storie dei personaggi alla luce degli eventi di Endgame. Ciò che nessuno, però, poteva aspettarsi era che la pellicola dedicata allo scontro tra Spider-Man e Mysterio sarebbe stata l’ultima per praticamente due anni, per i motivi che tutti purtroppo conoscono. A distanza di 728 giorni il Marvel Cinematic Universe tornerà anche sul grande schermo, dopo aver fatto dapprima capolino su Disney+, e lo farà in un modo tutto nuovo, per certi versi. Il 7 luglio arriverà infatti in sala (e due giorni dopo anche in streaming tramite Accesso VIP) Black Widow, film dedicato alla Natasha Romanoff di Scarlett Johansson e diretto da Cate Shortland. Operazione certamente curiosa, visto che tutti i fan conoscono il destino della Vedova Nera, ma per certi versi quasi doverosa, volta ad onorare un personaggio che ha dato tantissimo, se non tutto, all’MCU e del cui passato si conosceva veramente poco. I Marvel Studios hanno deciso dunque di ricorre ad uno stratagemma ben noto nel mondo dei fumetti, e anche molto apprezzato: le untold stories.
Dopo gli scontri all’aeroporto di Lipsia tra la fazione di Iron Man e quella di Capitan America, e soprattutto dopo il suo tradimento per aiutare Steve Rogers, Natasha Romanoff (Scarlett Johansson) è convinta di aver chiuso con quel tipo di vita e cerca di ricominciare in maniera tranquilla e isolata. Dal nulla, però, il passato decide di ripresentarsi alla porta di Nat, mettendo sulle sue tracce Taskmaster, un sicario unico nel suo genere. Il cammino della Vedova Nera dunque si incrocerà dapprima con Yelena (Florence Pugh), una sorella per lei, e poi con Red Guardian (David K. Harbour) e Melina (Rachel Weisz). I quattro cercheranno di mettere un punto definitivo a ciò che in realtà li ha uniti tanti anni prima. Partendo dagli eventi di Budapest, quelli che hanno portato Natasha ad entrare definitivamente nell’orbita dello SHIELD, la Vedova Nera dovrà affrontare qualcosa che si rivelerà più grande e grave di ciò che poteva immaginare.
Black Widow arriva al cinema in condizioni particolari. Raccontare qualcosa di inedito su un personaggio del quale il pubblico conosce già il (triste) destino è certamente rischioso, perché non si può contare sul pathos classico che per questo tipo di film, quelli prettamente d’azione, è centrale nella costruzione della tensione e del coinvolgimento. D’altro canto, però, la pausa forzata di praticamente due anni ha acceso in quasi tutti quanti la curiosità per una pellicola che, nonostante non dovesse stravolgere niente e nessuno, aveva comunque il potenziale e la possibilità di salutare in maniera degna un personaggio che, come detto, è stato uno dei motori del Marvel Cinematic Universe. Ebbene, questo potenziale è stato sfruttato quasi nel migliore dei modi: i Marvel Studios hanno confezionato l’ennesimo film che fa centro e che funziona molto bene, pur restando circoscritto a ciò che racconta, senza ricollegarsi in maniera importante agli altri impianti dell’MCU.
Continuando il discorso fatto sulla narrazione, il film e in particolare la sceneggiatura si dimostrano estremamente intelligenti, non mettendo quasi mai Natasha in situazione che la portano a rischiare concretamente la vita e quando questo accade si ha sempre l’impressione, al di là del fatto che lo spettatore in quel momento è onnisciente, che la protagonista abbia tutto sotto controllo e può tirarsi fuori dai guai senza troppi patemi d’animo. Questa struttura va sicuramente a beneficio di uno storytelling che risulta molto fluido da seguire, senza momenti in cui la pellicola cali eccessivamente di ritmo. Black Widow si prende i suoi tempi e riesce ad approfondire in maniera estremamente soddisfacente alcuni momenti della vita di Natasha, come quello della Stanza Rossa, di Budapest o addirittura della “figlia di Dreykov” citata en passant da Loki in The Avengers. Proprio quest’ultimo elemento rende benissimo l’idea della cura e attenzione presenti in fase di scrittura del film che doveva salutare definitivamente Natasha Romanoff. Tuttavia, per dovere di cronaca, è giusto comunque sottolineare che la trama ha alcune sviste e alcuni momenti di plot armor, ma non si tratta di nulla che non sia stato già visto nel Marvel Cinematic Universe a livello di lacune e debolezze. Sì, è un peccato che gli studios non abbiano ancora del tutto imparato dai loro errori, ma è anche vero che si tratta di sviste che non inficiano la qualità del film, nella maniera più assoluta.
Apprezzabile è il tono del film, che si rifà moltissimo a quello di Captain America: The Winter Soldier. Questo Black Widow si trova sostanzialmente sulla stessa lunghezza d’onda della prima pellicola dei fratelli Russo per i Marvel Studios, andando però a cambiare alcuni elementi per smorzare l’atmosfera più seriosa costruita attorno a Cap, in favore di un pizzico di spensieratezza in più. Le principali differenze con The Winter Soldier sono due: in primis, lo humor quasi inesistente nel secondo film dedicato a Capitan America è invece presente in Black Widow, venendo però gestito quasi sempre nel migliore dei modi, essendo affidato a personaggi che, chi più chi meno, si rivelano essere le scelte giuste per stemperare la tensione; in seconda istanza, questa volta in negativo, c’è da dire che tra i due film c’è un abisso per quel che riguarda la gestione delle scene d’azione, fluide e pulite e facili da seguire in The Winter Soldier, confusionarie, eccessivamente frenetiche e troppo serrate in Black Widow. L’intenzione della regista era probabilmente proprio quella di trasmettere l’idea di pericolo e di stress che provano i personaggi, ma il risultato non è esattamente quello sperato.
Proseguendo momentaneamente con quelli che sono gli aspetti negativi, purtroppo c’è da dire che i Marvel Studios con questo film fanno un grosso passo indietro con gli effetti speciali, soprattutto alla luce di quello che si è visto nelle serie Disney+ come The Falcon and the Winter Soldier. Sono veramente tante le esplosioni presenti all’interno della pellicola e, purtroppo, nessuna di questa è anche lontanamente da considerarsi “vera”, perché la CGI si nota veramente tanto, troppo. Anche in determinate scene del terzo atto è palese che ci si trovi davanti ad un green screen. Il tutto è quasi ironico, se si pensa che una delle poche scene con effetti speciali ballerini in Endgame era proprio quella di Natasha su Vormir.
A conclusione del discorso sul lato tecnico, il montaggio è veramente buono, in particolar modo nel momento in cui appaiono i titoli di testa del film, regalando al pubblico un qualcosa che ancora non si era visto nei film targati Marvel e che certamente i più attenti agli aspetti tecnici non potranno che apprezzare. Veramente bella anche la colonna sonora, sia nella scelta dei brani per enfatizzare alcuni momenti del film (tra cui appunto il montaggio dei titoli di testa) sia nel main theme di Natasha, che diventerà immediatamente riconoscibile nell’arco della pellicola.
Come già detto, Black Widow è l’atto finale del percorso, non in senso cronologico ovviamente, di Natasha Romanoff e, di conseguenza, anche di Scarlett Johansson. L’attrice è come al solito in parte, riuscendo a trovarsi a suo agio nei panni della Vedova Nera, regalando però qualcosa in più rispetto alle altre interpretazioni: Nat in questo momento della sua vita è a metà tra la versione risoluta e decisa di Captain America: Civil War e quella stanca e quasi intimorita di Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame. Ciò che però si può già vedere è la tendenza della donna al rimorso ed al pentimento, come poi verrà anche confermato negli eventi che coinvolgeranno sostanzialmente tutto l’universo. La Johansson con i suoi sguardi, i suoi sorrisi e le sue espressioni facciali fa un buonissimo lavoro, soprattutto nelle scene più “intime” e familiari. Veramente ottimo l’esordi di Florence Pugh nell’MCU, che con la sua Yelena mette in scena una giovane donna felice perché ha appena iniziato a vivere la sua vita ma che prova anche frustrazione per ciò che ha vissuto in passato. Forte, senza paura ma anche estremamente ironica e leggera, Yelena si rivela essere un gran bel personaggio anche grazie alla performance attoriale puntale e coi tempi giusti della Pugh, che dà il meglio di sé nei momenti in cui il suo personaggio deve stemperare l’azione con un po’ di humor. Degne di nota anche le prove di David Harbour e Rachel Weisz: la seconda interpreta forse il personaggio più interessante della pellicola sin dalle prime battute, e con i risvolti di trama affidati a Melina la cosa viene pressoché confermata, con l’attrice che regge bene la consapevolezza di essere importante nell’economia della pellicola; il primo invece, Harbour, è sostanzialmente il comic relief di Black Widow, come si poteva già intuire dai trailer. Red Guardian è una versione russa di Capitan America, ma il personaggio ha veramente poco a che vedere con Steve Rogers e se da un lato ci sono degli accenni interessanti ai soldati che vogliono solo combattere e non si pongono domande, al contrario da Cap, è anche vero che in Alexei sono condensati i classici momenti comici e di gag fuori luogo ed eccessivi dell’MCU. Anche qui come già detto, niente di nuovo e ne è passata di acqua sotto i ponti in tal senso, ma è un peccato perché il personaggio è comunque molto interessante. Il vero punto debole tra i protagonisti è certamente Taskmaster: le scene in cui compare sono purtroppo quasi tutte già presenti nei vari trailer rilasciati nei mesi scorsi e, per vari motivi di trama, lo sviluppo del personaggio è abbastanza prevedibile ma, generalmente, per come si mettono le cose, al pubblico importerà poco del sicario. Probabilmente la sua presenza nel materiale promozionale è eccessiva rispetto al ruolo che ha nel film, ma certamente le caratteristiche principali del personaggio a fumetti ci sono tutte.
La risposta alla domanda che tutti gli amanti del Marvel Cinematic Universe si staranno certamente facendo è sì: nel film c’è una scena dopo i titoli di coda a scorrimento verso l’alto, quindi sì, vale la pena aspettare in sala.
Black Widow segna il ritorno del Marvel Cinematic Universe sul grande schermo ed è certamente un buon ritorno. Il film è buono sotto tantissimi punti di vista e anche se zoppica, a volte eccessivamente, in alcuni aspetti, generalmente questa untold story di Natasha Romanoff riesce nell’obiettivo di coinvolgere lo spettatore, anche grazie ad una sceneggiatura intelligente e consapevole dell’onniscienza del pubblico. Gli effetti speciali e le scene d’azione non sono perfette, anzi, ma un buon montaggio, una trama piacevole da seguire e un’ottima chimica tra i personaggi rendono il film il saluto quasi perfetto alla Vedova Nera degli Avengers che, questa volta, dovrà fare a meno della sua famiglia per risolvere la situazione, ma nel farlo andrà incontro ad un’altra famiglia, diversa ma non per questo meno importante. Probabilmente questa pellicola non è la scelta migliore per dare il via alla Fase 4 dell’MCU sul grande schermo, in quanto si tratta di un grande sguardo al passato, ma è anche vero che con l’avvento di Disney+ adesso bisogna tener conto di un medium in più e l’impressione è che gli elementi veramente importanti per il futuro potrebbero arrivare già in Loki, con particolare attenzione poi nei confronti di Spider-Man: No Way Home e Doctor Strange in the Multiverse of Madness. Il grande merito di questo Black Widow, oltre all’essere un film confezionato con la solita qualità cui i Marvel Studios hanno abituato i loro fan, è l’affermare a gran voce che 728 giorni dopo il Marvel Cinematic Universe è tornato al 100%.
Black Widow sarà disponibile al cinema dal 7 luglio e su Disney+ in Accesso VIP dal 9 luglio. Di seguito, il trailer ufficiale: