L’attesa è finalmente finita: debutta oggi su Netflix l’attesa serie live-action basata su uno dei manga più famosi di tutti i tempi: One Piece. Le avventure di Monkey D. Luffy e della sua ciurma sono, senza alcun dubbio, una delle storie a fumetti più popolari ed importanti non solo nel panorama dello shonen manga, ma del mondo dei fumetti a tutto tondo, avendo creato un fenomeno di cultura popolare che ha davvero pochi eguali e che, a più di venticinque anni dall’esordio, non accenna a perdere colpi. Era quindi solo questione di tempo prima che le avventure dei Mugiwara diventassero una serie TV, la cui gestazione è stata decisamente lunga ma che, finalmente, ha visto l’arrivo della prima stagione.

Basato sulla serie manga più venduta di sempre in Giappone creata da Eiichiro Oda, One Piece è una leggendaria avventura di mare come nessun’altra. Monkey D. Luffy è un giovane avventuriero che ha sempre sognato una vita di libertà. Luffy parte dal suo piccolo villaggio per affrontare un pericoloso viaggio alla ricerca di un leggendario tesoro, il One Piece, per diventare il Re dei Pirati. Ma, per trovare il bottino, Luffy dovrà riunire l’equipaggio che ha sempre desiderato e trovare una nave su cui salpare, perlustrando ogni centimetro dei vasti mari, scampando ai Marines, e superando in astuzia pericolosi rivali ad ogni occasione.

One PieceAdattare One Piece in live-action è stata sicuramente una scelta rischiosa per svariati motivi: prima di tutto, parliamo di un’opera con un’estetica decisamente bizzarra, tra personaggi dalla fisicità imponente e poteri strampalati, mostri marini, creature dalle fattezze bizzarre. In seconda battuta, ma non meno importante, si tratta di un manga con una fanbase enorme, e come tutte le opere con una base di fan decisamente estesa ed esigente, il rischio di scontentare qualcuno è sempre dietro l’angolo. Il lavoro di adattamento è tuttavia apprezzabile, se pur non privo di sbavature e difetti che si sarebbero potuti evitare: principalmente, la serie adatta in maniera mediamente fedele gli eventi delle prime saghe a fumetti di One Piece, prendendosi la libertà di cambiare la scansione temporale di alcuni eventi e di modificarne in parte altri, presumibilmente per esigenze legate a tempistiche e budget.

Quello che davvero cambia rispetto al materiale di base è sicuramente il tono generale: se nel manga abbiamo diversi momenti ricchi di pathos e scene decisamente sopra le righe in quanto a carica emotiva, nel live action si è optato per un tono più basso, probabilmente per adattare il prodotto ad una fascia di pubblico più variegata possibile, andando a “perdere”, almeno in parte, l’epicità di alcune delle scene iconiche del lavoro di Eiichiro Oda. Una scelta che sicuramente aiuta ad abbracciare una fascia di pubblico più ampia possibile, ma che potrebbe, in alcuni casi, scontentare una parte della fan base sicuramente attenta al minimo dettaglio.

One PieceIn questo discorso rientra anche la scrittura dei personaggi, assolutamente valida e coerente all’interno della serie, ma che, sempre in relazione al materiale di base, presenta alcune sbavature che sarebbero state semplicissime da correggere. Soprattutto nel caso del personaggio di Usopp, ma in parte anche con Nami, si è scelto di omettere o modificare alcuni elementi caratteristici della controparte a fumetti che sono al centro del carattere dei personaggi creati sulle pagine di One Piece: nulla che precluda la qualità degli stessi personaggi all’interno del live action, ma elementi che in parte tradiscono il carattere che abbiamo imparato ad amare leggendo il manga. Non si tratta necessariamente di un elemento negativo all’interno dell’adattamento ma, soprattutto nel caso di Usop, tende a snaturare il personaggio rispetto a quello che i lettori conoscono, laddove nel caso degli altri protagonisti si è optato per una fedeltà decisamente più alta nei confronti del materiale di base.

C’è da aggiungere anche che, sempre in tema di personaggi, alcuni comprimari sono stati quasi completamente riscritti, con risultati non sempre ottimi. Sarebbero bastate davvero alcune piccole modifiche in fatto di dialoghi per rimanere più fedeli ad alcuni elementi cardine di alcuni personaggi senza perdere l’identità dell’adattamento, accontentando decisamente anche i fan più incalliti. In generale, comunque, la parte narrativa e di scrittura è solida e fa il suo dovere, consegnandoci un prodotto che mette in campo le tematiche principali di One Piece.

Come intuibile fin dal primo teaser, uno dei punti di forza della serie è sicuramente il cast di protagonisti: Iñaki Godoy (The Imperfects) è un Monkey D. Luffy non solo credibile, ma che mostra un entusiasmo decisamente contagioso, entusiasmo che il giovane attore messicano ha espresso fin dall’annuncio del cast. Mackenyu (I Cavalieri dello Zodiaco) è visivamente perfetto nei panni di Zoro, e mette in mostra le sue qualità di artista marziale nelle scene di combattimento. La Nami di Emily Rudd (Fear Street, The Hunters), esattamente come gli altri protagonisti, è decisamente valida, così come Sanji, interpretato da Taz Skylar (The Kill Team), e Usopp, che ha le fattezze di Jacob Romero Gibson (Greenleaf).

In generale, tutto l’equipaggio dei Mugiwara è stato ben trasposto in live action, sia dal punto di vista estetico, sia da quello caratteriale, seppure, come detto in precedenza, sia stata apportata qualche modifica a Nami e Usopp che potrebbe scontentare alcuni spettatori. Oltre ai protagonisti, alcuni dei comprimari spiccano per una resa decisamente valida: su tutti, Bagy il Clown, interpretato da Jeff Ward (Al nuovo gusto di ciliegia), e Dracule Mihawk, ben reso su schermo da Steven John Ward (From a House on Willow Street).

One PieceDal punto di vista realizzativo, la serie ha diversi problemi: come quasi ogni live action di questo genere abbiamo un “effetto cosplay” che in alcuni casi rasenta il ridicolo, soprattutto in un’opera che trabocca di personaggi esteticamente bizzarri e dai poteri strampalati. Non è un caso se i più credibili siano i Mugiwara, dove sostanzialmente solo Luffy ha dei poteri difficili da rendere su schermo, mentre nel caso degli uomini pesce capitanati da Arlong la qualità, sia in fatto di estetica che di resa degli effetti speciali e di trucco prostetico, sia decisamente bassa, raggiungendo in alcuni casi dei livelli ben più che insufficienti. Anche a livello di costumi la qualità è decisamente altalenante, con alcuni personaggi che rendono meglio (Mihawk, Usopp, Zoro, Sanji) ed altri decisamente più blandi e, a volte, ridicoli.

Se sull’effetto cosplay si può comunque chiudere un occhio perché difficile da evitare, la vera pecca di questa prima stagione del live action di One Piece è decisamente la regia: si passa da momenti caratterizzati da una regia anonima seppur non dannosa, ad altri in cui si riscontrano errori tecnici, scavalcamenti di campo e anche problemi di montaggio che risulteranno disturbanti, oltre ad alcune scelte in fase di inquadrature decisamente discutibili. Per non parlare poi della CGI, la cui qualità è altalenante, senza avere grossi picchi in positivo ma con molti momenti negativi, nonostante un budget decisamente sostanzioso.

Se la regia passa dall’anonimo al mediocre, anche fotografia non spicca. Non siamo di fronte ad un lavoro pessimo ma, anche in questo caso, decisamente anonimo, nonostante il mondo di One Piece abbia le potenzialità per regalarci perle visive. Si può decisamente affermare che la maggior parte dello sforzo creativo sia stato dedicato all’estetica dei personaggi principali e alla narrativa, dimenticandosi di dare allo spettatore anche un comparto tecnico di valore.

Ultimo punto, anche questo negativo o comunque privo di grossi pregi, le coreografie e i combattimenti: le battaglie che coinvolgono Luffy e Zoro sono tutto sommato piacevoli, soprattutto nel caso di Mackenyu che da il meglio di se nelle sequenze acrobatiche, ma quando gli scontri si fanno più caotici e confusionari, con più elementi in campo, si sente una certa pigrizia di fondo. Osando qualcosa di più si sarebbe ottenuto un risultato molto più piacevole. Decisamente positiva invece la colonna sonora: il tema portante è accattivante e “piratesco”, tutte le musiche si sposano bene con gli eventi a schermo e c’è anche spazio, in due frangenti, per un rimando all’iconica “We Are“, opening della prima (e non solo) stagione della serie animata di One Piece.

Nel complesso, questa prima stagione di One Piece si rivela un prodotto ampiamente sufficiente: decisamente valido il lavoro di scrittura, azzeccatissimo il cast, centrato lo spirito di base del manga di Oda, pur con tutte le piccole differenze in fase di adattamento. Note dolenti sono la realizzazione tecnica, in particolare la regia ed il montaggio, e qualche momento di poco coraggio nel portare su schermo qualcosa di più. Una buona base su cui lavorare per il proseguimento delle avventure di Cappello di paglia e della sua ciurma!


La prima stagione di One Piece, la serie live-action di Netflix tratta dal manga di Eiichiro Oda è ora disponibile su Netflix. Di seguito il trailer ufficiale della serie:

RASSEGNA PANORAMICA
One Piece
6.5
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Il vecchio della redazione: un cocktail a base di supereroi, battle shonen, videogiochi, basket, fantasy e metal. Agitare, ma non troppo (che poi sta male), prima dell'uso.
one-piece-linizio-del-viaggio-di-monkey-d-rufy-recensioneLa prima stagione di One Piece è un prodotto ampiamente sufficiente: decisamente valido il lavoro di scrittura, azzeccatissimo il cast, centrato lo spirito di base del manga di Oda, pur con tutte le piccole differenze in fase di adattamento. Note dolenti sono la realizzazione tecnica, in particolare la regia ed il montaggio, e qualche momento di poco coraggio nel portare su schermo qualcosa di più. Una buona base su cui lavorare per il proseguimento delle avventure di Cappello di paglia e della sua ciurma!

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