[der Zweifel] Venerdì 13: Jason, lasciali venire!

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La mia curiosità si è soffermata, ormai da alcuni giorni, su una delle saghe del cinema più amate e allo stesso tempo orribili che la grande industria dei sogni avesse mai potuto realizzare. Sto parlando della famigerata serie di film che dagli anni ottanta fino ad oggi ha imperversato nelle sale cinematografiche di tutto il mondo, o forse in parte. Spero che nell’estremo oriente siano scampati a questa influenza, ma so che non è così. Venerdì 13, è il film di cui sto parlando.
Una delle perle e delle punte di diamante del cinema underground, gore e splatter. Una assidua e infinita sequenza di scene sanguinose, teste mozzate e urla nella notte che per anni hanno imperversato in questa società e purtroppo, almeno per uno come me, sono riuscite a svilupparsi e avere la meglio anche nei più recenti film dell’orrore che non smettono di essere realizzati. Ma perché ce l’ho tanto con questo genere di pellicole e con Friday the 13th in particolare, direte voi. Forse non mi piacciono i film Horror? Tutt’altro. Quando un film di poche ore riesce ad impaurirti così tanto da farti tornare bambino e a costringerti a dormire nel letto dei tuoi genitori una settimana intera, io lo chiamo un lavoro ben fatto. (Per la cronaca non fu una settimana. Fu molto meno e ero bambino). Può darsi, allora, che sia un per un motivo di interpreti. Neanche quello. Molti di quei giovanotti che entravano nel Camp Lake, sono diventati bravi attori o buoni caratteristi: basti pensare a Kevin Bacon, uno fra tutti. Un discorso di film a basso costo con poca attenzione alla fotografia o ad altri elementi di disturbo? Magari solo perché erano e sono film fatti con leggerezza e poca cura? No. Sono dell’idea che molti di quei film che sono chiamati Cult non furono realizzati in maniera migliore di questi presi in esame. Ma allora cos’è che non va?

Per capirlo bisogna analizzare velocemente la trama del primo film e che poi ad esso tutti gli altri si collegano; perché inutile starci troppo sopra, la trama è sempre la stessa. Nel 1980 Sean Cunnigham, un regista di poco conto, e tale è rimasto, ha firmato uno dei film che, come dicevo in precedenza, è diventato un vera e propria opera di culto. Un’opera d’arte intramontabile per i suoi fan. “Venerdì 13” non è altro che la storia di un campeggio dove i giovani si divertono a passare le vacanze estive, e tutto inizia da una di quelle fatidiche estati. Il piccolo Jason Voorhees, figlio della cuoca del camping, si fa una nuotata nel lago e muore annegato. Nessuno degli ospiti si accorge della sua morte e continuano a divertirsi e a dare sfogo alle pulsioni sessuali. La madre, presa da un forte senso di vendetta, inizia una carneficina senza sosta. Colpi di accetta, mannaia, lance, coltelli e pugnali vari. Ogni ragazzo e ragazza che cadono sotto le sue mani finiscono la loro breve vita in modo ignominioso, fino a quando la vecchia assassina non muore, decapitata dall’eroe femminile. Un filmetto che riesce a tenerti un po’ sulle spine e la vista del sangue aggrada allo spettatore. Niente da dire a proposito: sono del parere che ogni film fatto vada, anche se a piccole dosi, rispettato e ritenuto una prova artistica. Da questo primo esempio di cinema a basso costo, si passa a una marea di altrettante copie, remake, sequel in cui non c’è più la figura materna che uccide, bensì è lo stesso Jason Voorhees che, sotto le sembianze di un gigante indistruttibile con al volto una maschera da Hockey bianca, fa strage di ogni essere umano che gli si para davanti. Prima a Camp Lake, via via fino alla grande città e negli episodi più recenti anche nello spazio, arrivando infine a scontrarsi con l’altro cattivo dei giovani, ovvero Freddy Kruger.

Insomma il personaggio di Jason è entrato nell’immaginario collettivo come l’essere senza sentimenti, quasi immortale che uccide senza pietà e discriminazione, forse senza che nemmeno lui se ne renda conto. Quest’immagine è certamente ripresa dall’altro cattivo dell’Horror Michael Myers di Halloween. Eppure sotto quella maschera c’è un odio quasi indecifrato verso un qualcosa che lo spettatore non riesce a cogliere. Si, forse la vendetta per essere stato lasciato annegare nel lago, ma dopo una decina di vittime uno si mette l’anima in pace. No, c’è dell’altro. Dietro a quella sconfinata serie di omicidi brutali c’è dell’altro. Andando a fondo a questa faccenda ci si rende conto di come in ogni film la vittima preferita da Jason siano i giovani, o meglio le giovani coppiette. Lui si scaglia contro chiunque, non c’è dubbio, contro i disabili in carrozzina e le povere donne. Tuttavia la sua antisportività si concretizza su quei più indifesi ragazzi che iniziano ad avere, tra le luci soffuse di una capanna di legno o in quelle di una tenda, un sano e robusto rapporto amoroso che è naturale in ogni essere umano. Il mio malcontento si sofferma proprio su questo fatto. Una delle cose che più non sopporto di questi film è il fatto che due giovani, nel pieno della passione sessuale debbano essere interrotti da un presuntuoso stronzo che non ha niente di meglio da fare che andare a disturbare una cosa talmente importante come una bella copulata. Davvero, credetemi, è un vero peccato e un dolore immenso vedere due innamorati essere interrotti da una sega o un machete che stronca, fisicamente, il corpo ridondante di ormoni e passione di uno dei due; quando va bene, riesce a farli fuori con un solo colpo e senza che essi raggiungano il benamato orgasmo. Ma dico io, ma almeno lasciarli finire, non chiedo tanto. Almeno l’ultima sigaretta glie la vuoi far fumare? Questo non lo dico solo per loro ma anche per lo spettatore eccitato. Ma perché lo fa? Perché non prendersela con una vecchia o qualcun altro? Non appena si crea quel filtro d’amore Jason ne sente l’odore, non appena si mettono a porcheggiare un po’, Jason arriva e li ammazza senza nemmeno chiedere il permesso. Ci ho pensato bene a questo, e riflettendoci un pochino le sole due cose che ho potuto teorizzare sono che: Jason altri non è che un messaggero divino, o peggio ecclesiastico, mandato per fermare il duro spreco di spermatozoi che nella stagione calda degli amori potrebbero benissimo servire per concepire pargoli e incrementare le vendite nei reparti per apprendisti genitori di un centro commerciale americano. Fateci caso, solo per un momento. Gli elementi sono sempre gli stessi: giovani, sui vent’anni, lontano dai genitori, in preda alla passione, e per di più capelloni. Una cosa questa che la chiesa non poteva lasciarsi scappare. Ci sono tutti gli ingredienti per un messaggio imposto che dice “Non scopate. O almeno fatelo senza il preservativo”. E chi mandare a fermare questo abominio se non un energumeno alto due metri, che a differenza sua i buoni e vecchi “compagni di merende” erano degli angeli custodi. Perché mai Dio, o qualche altra carica divina, lascerebbe che un omone di quella stazza, con leggeri problemi logopedistici e cerebrali, ammazzi delle creature indifese come quelle? Possiamo dire che Jason lavori per qualche associazione religiosa; magari i neocatecumenali, o peggio.

L’altro motivo del suo peregrinare, squartando e sterminando, forse il più corretto, è che molto probabilmente Jason non uccida per vendetta per ciò che glie successo, bensì per quello che non può fare. Ciò lo rende ancora più maledetto. SI porta in giro uno strano voto di castità che lo induce a bruciare di rabbia quando vede un altro uomo farsela con una di quelle belle pollastrelle. La verità è che Jason è un povero verginello e l’unica medicina consigliabile è tuffarsi in mezzo a quel groviglio di carne e fare partire una bella ammucchiata: alla fine ci si saluta e si resta in contatto. Il mio consiglio spassionato è questo: “Jason, scopa un po’ di più! Non fare più i bagni in quel fottuto lago, e per di più di notte, e trovati una pollastra!”.