Non posso dirmi una vera e propria appassionata di talk show.
Tra coloro che li idolatrano e non si perdono neppure uno sketch di Kimmel, Fallon e Corden, e coloro che non provano neppure a guardarli, io mi pongo in una posizione mediana: sì, mi affascinano, ma dopo il secondo/terzo giochino mirato a mettere in ridicolo la star del momento, comincio a sbadigliare sonoramente.
Questione di gusti, ovvio.
Chiariamoci, a me l’ironia americana intrattiene… a volte. Per esempio, adoro alla follia George Carlin e la sua satira pungente che non lasciava scampo a nessuno. E, tutto sommato, se trovo Una Pallottola Spuntata 2½ la domenica pomeriggio alla TV, me lo guardo e rido pure. Ma mi limito a quello.
Vedere un incontro di wrestling tra Jimmy Fallon travestito da Babbo Natale obeso e Renée Zellweger imbacuccata come un robot mi convince già meno.
Personalmente, preferisco l’ironia minimale, capace di divertire e far riflettere con pochi mezzi, quella che a suon di monologhi e considerazioni argute riesce a sviscerare la nuda realtà, mettertela davanti agli occhi senza alcuna pietà e farti pure anche spaccare da ridere nel mentre.
E solo una volta sono riuscita a trovare tutto questo in un talk show: quando ho guardato un episodio di The Late Show with Stephen Colbert.
Ma chi è Stephen Colbert? Sebbene non sia esattamente l’ultimo arrivato nel panorama televisivo, qualcuno potrebbe pur sempre non saperlo.
Immaginate un uomo nato a Washington, con un nome dal suono francese e un’educazione cattolica tipicamente irlandese; aggiungete la perdita di un padre e due fratelli come fardello e una passione enorme per la fantascienza e il fantasy come punto di forza. Adesso sommate a ciò che abbiamo già detto una capacità innata di saper trasformare i suoi demoni in sarcasmo e un incredibile talento per l’improvvisazione.
Ecco, più o meno, chi è Stephen Colbert.
Con le mani in pasta nella satira politica e in tantissimi progetti differenti (Strangers with Candy o The Daily Show, ad esempio), Stephen è riuscito infine a dar vita al proprio programma televisivo personale, The Colbert Report, dove interpretava senza alcuno scrupolo di coscienza un personaggio ambiguo: un presunto esperto di politica, che autodefiniva “un idiota con buone intenzioni, malinformato e di elevato ceto sociale”.
È stato il successo di The Colbert Report che ha portato Stephen a sbarcare al Late Show, prendendo il posto di –rullo di tamburi, ladies and gentlemen- David Fucking Letterman. Non proprio un tizio qualunque, direi.
Tutta questa carrellata di informazioni su Stephen Colbert ci porta al cuore di questo articolo: perché il suo show è quello più adatto ad ogni tipo di spettatore (tranne forse ai Repubblicani incalliti con un hot dog in mano e un cappellino con l’improbabile scritta “Make America great again”)? Cosa lo rende più efficace e meno, concedetemi il termine, “posticcio”?
Ho tentato di stilare una lista di quattro punti dove non solo provo a spiegarlo, ma aggiungo anche perché Colbert è indicato per un particolare gruppo di persone: i nerd.
RAGIONE N° 1) L’IRONIA GRAFFIANTE E TREMENDAMENTE ACUTA
Chi ha bisogno dell’ironia se deve essere grossolana? A quel punto perde di ogni significato e diventa mero oggetto di mercificazione… O almeno io la penso così.
Ecco, con Stephen Colbert non si corre alcun rischio: lui, i suoi monologhi e la sua lingua biforcuta compiono un egregio lavoro di satira pura. Non risparmia niente a nessuno: prende le ultime notizie di economia, di politica (Donald Trump, anyone?) e spettacolo e le sviscera con il sorriso sulle labbra.
Ed infatti sotto i suoi video è spesso pieno di commenti della serie “mi piaci, ma stasera hai superato il limite”. Bene, Stephen continua a superare il limite da anni e nessuno ancora ha fermato –non come Jon Stewart al Daily Show, sigh!
A voi uno dei più famosi e controversi monologhi:
RAGIONE N° 2) SKETCH SEMPLICI ED EFFICACI
Chi ha detto che per far divertire il pubblico è necessario chiudere Colin Firth in una stanza con una marionetta a forma di Rottweiler che fuma un sigaro? Nessuno, presumibilmente. Ed io concordo.
In realtà io non ho alcuna passione per gli sketch, generalmente, eppure quei pochi che Stephen Colbert ogni tanto idea sono geniali.
Un esempio lampante? Il format “Big questions with even bigger stars”: Stephen e una celebrità sdraiati accanto su una finta collina sotto un finto cielo stellato che si fanno domande esistenziali… dandosi risposte quantomeno improbabili. Il risultato è semplicemente esilarante: con pochi sguardi, parole e battute lo show riesce a tirare fuori tutti i quesiti che angosciano l’animo umano e a farne oggetto di scherno.
Ecco qua la puntata di “Big questions with even bigger stars” con Tom Hanks (consigliatissimo!):
Con questo non voglio assolutamente puntare il dito verso determinati show ed esaltare con urletti da fangirl Stephen Colbert… Non completamente, perlomeno. Anche lui ha fatto alcuni sketch decisamente più “pomposi”, ma spesso è lo “scopo” ad essere differente… insomma, niente di ciò che fa è a caso. Mi viene in mente il finto film su Candy Crush, girato assieme a Liam Neeson (Qui-Gon, ti si vuole bene), mirato a fare ironia sull’incredibile business che si è creato intorno ad un gioco così semplice:
RAGIONE N° 3) LA CAPACITA’ DI METTERSI IN DISCUSSIONE
Ecco, questo è un punto che mi sta particolarmente a cuore, anche se per la verità si tratta più di un paio di singoli evento e non tanto di una caratteristica dello show.
Dunque, preparatevi ad ascoltare un’altra storia. Tutto ha inizio quando David Letterman, dopo essere stato a capo del Late Night Show dal 1993, decide di ritirarsi, lasciando il posto a Stephen Colbert. E fino a qui, tutto normale… Più o meno: come ho accennato prima, infatti, in The Colbert Report, Stephen interpretava un personaggio, spesso eccessivo nei comportamenti.
Questo aveva portato i fan nostalgici di Letterman a domandarsi: ma Stephen Colbert sarà se stesso in questo nuovo show, oppure rimarrà quell’altro Colbert, la macchietta?
Domanda legittima. Domanda che Stephen ha accettato, ha metabolizzato e ha trasformato in ironia. Ironia come al solito tagliente, ma con tanti significati nascosti. Vi lascio la clip che mostra la sua reazione:
(P.s. SPOILER ALERT: che poi anche io sono INFP!)
RAGIONE N° 4) E’ NERD!
Eh sì, ma nerd davvero. Non di quelli che hanno visto The Avengers una volta e già si sono comprati su EMP otto magliette a tema. Uno di quei nerd che sa vita, morte e miracoli di ciò che lo appassiona.
Non solo infatti ha fatto cameo ne Lo Hobbit – La Desolazione di Smaug (se ricordato un inquietante ceffo con un gatto in braccio a Pontelagolungo, ecco, quello è Stephen Colbert), ma dopo averlo conosciuto, Peter Jackson lo ha definito “the biggest Tolkien geek he has ever met”. Non un’affermazione da poco per uno che ha assoldato praticamente ogni esperto dell’opera del professore di Oxford esistente sul globo terracqueo.
Ebbene sì, Stephen Colbert è un fan sfegatato di Tolkien. Potete chiedergli qualsiasi cosa a riguardo, lui la sa. Eccone un esempio:
Impressionati? Beh, io sì, lo sono. Sono una fan di Tolkien praticamente da quando sono nata e ciononostante la mia mandibola tocca terra.
Se vi domandate come diamine faccia un essere umano a contenere tante nozioni del meraviglioso mondo di Arda, la risposta è semplice: anni dell’infanzia spesi nel totale “nerdaggio”, come spiega nella seguente clip… Che, tra l’altro, è probabilmente la mia preferita. È semplicemente geniale:
Okay, okay, però le sento già le critiche dall’altra parte dello schermo. Qualcosa tipo “sì, ma avevi detto che era nerd, a me sembra solo fan di Tolkien”. Vi piacerebbe, eh?
No, Stephen Colbert è sinonimo di fanboy sfegatato e senza ritegno di qualsiasi cosa fantasy e fantascientifica esistente al mondo. Video su Harry Potter? Ne abbiamo:
E su un’altra saga fantascientifica vagamente famosa ambientata in una galassia lontana lontana? Beh, sì, anche quelli non mancano… E a quanto pare Stephen è pure amico di J.J. Abrams!
Il tutto non può che concludersi col più nerd dei suoi video e forse il più famoso: la sua sfida nerd tolkieniana con James Franco:
Cosa ne possiamo concludere? Che Stephen Colbert, alla fin fine, è davvero un comico… per tutti. Coinvolgente, auto-ironico, brillante, che non si tira mai indietro… Insomma, non sono qualità da poco. Nella TV attuale -soprattutto in quella americana, che ha una struttura ben differente dalla nostra- è facile nascondersi dietro ad un’ironia spicciola oppure non prendendo mai posizione. Cosa che a qualcuno può anche andare, ma quel qualcuno non sono sicuramente io. E, magari, non lo siete neppure voi. Quando guardo un talk show, mi piace avere l’impressione che le personalità sullo schermo siano, almeno in minima parte, genuine.
Forse è proprio questo il punto, il cuore di questo articolo: Colbert funziona perché è umano. E così, anche i suoi ospiti, tendono a tirare fuori il meglio di loro, durante le sue interviste. O, anzi, a tirar fuori ciò che sono realmente… che è un concetto anche migliore.
Il giudizio finale, poi, lo lascio a voi. Ma, a chi non lo abbia già fatto, consiglio di dare una possibilità a questo show: c’è da tanto da riflettere, sì, ma soprattutto da farsi grandi risate. E a chi non piace ridere di gusto?