Baby Stagione 1 – Gioventù Segreta | Recensione

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Alla fine è approdata su Netflix anche la prima stagione di Baby, nuova serie originale Italiana della piattaforma che è stata realizzata da Andrea De Sica (I Figli della Notte) e Anna Negri con la collaborazione del Grams, un collettivo di autori composto da: Antonio Le Fosse, Eleonora Trucchi, Marco Raspanti, Giacomo Mazzariol e Re Salvador.

La serie è basata sull’evento di cronaca delle Baby Squillo dei Parioli, il quartiere benestante di Roma. Lo scandalo che qualche anno fa colpì la capitale.

Chiara (Benedetta Porcaroli) e Ludovica (Alice Pagani), sono una l’opposto dell’altra, la prima ha una vita perfetta all’apparenza ma che nasconde dei segreti che al di fuori della porta di casa sono sconosciuti, mentre la seconda ha una famiglia divisa e deve gestire una madre che sperpera tutto il denaro che servirebbe alla loro vita e ai suoi studi. Le due ragazze si troveranno quindi insieme per un concatenarsi di eventi e al contempo legheranno di fronte alla conoscenza di Saverio (Paolo Calabresi) che insieme al suo socio, Fiore (Giuseppe Maggio) vogliono con la paura e le lusinghe usare le ragazze per aumentare i guadagni del loro locale notturno. In questo contesto si inseriranno personaggi come Damiano (Riccardo Mandolini), il figlio di un ambasciatore e Fabio(Brando Pacitto), figlio del preside della scuola elitaria che i Pariolini frequentano. Sarà quindi il legame e la forza tra le due a dare il via alla storia che segue la ragazza perfetta e la sfrontata emarginata a trasgredire a tutto e tutti, cacciandosi in un guaio da cui sarà per loro difficile uscire.

La trama dunque pare interessante ma sarà riuscito il collettivo Grams a non renderla banale? Purtroppo no. I personaggi, tutti, da Chiara e Ludovica ai genitori passando per i loro compagni, presentano una caratterizzazione quanto più simile a quella dei classici archetipi delle serie televisive nostrane e d’oltreoceano quando si tratta di dover raccontare rapporti disfunzionali ed una società bella a vedersi ma putrida in sottofondo.L’avvicendarsi delle vicende è lento e incostante, si passa da una trama criminale alle svolte tipiche dei teen drama d’oltreoceano, con quasi nessun nesso. La brevità delle puntate aiuta il veloce dipanarsi delle vicende, per lo più episodiche, tranne quelle che riguardano Saverio e le due giovani ragazze,ma assolutamente non viene incontro alla necessità di più sostanza che ci si aspetta da una serie che voglia parlare di un argomento spigoloso come il sopracitato fatto di cronaca. Non bastano due ultime puntate che rivoltano le carte in tavola e fanno da chiusura per alcune trame troppo scialbe e tipicamente per giovani ragazzi a riassestare l’interesse dello spettatore, da questo punto di vista quindi possiamo dire che Baby non è nulla di più di una fiction Italiana. Gli attori, per lo più giovani, a parte qualche volto conosciuto della tv Italiana come Paolo Calabresi (Boris) o ancora Massimo Poggio o Tommaso Ragno, se la cavano, il loro ruolo gli sembra cucito addosso e questo bisogna dargliene atto, i casting sono stati effettivamente ben curati e hanno trovato degli interpreti che riescono comunque ad essere credibili per la loro giovane età.

La regia aiuta a dare al prodotto quel sapore internazionale, cercando di de localizzarlo ma al contempo le situazioni e le musiche vanno a vanificare tale sforzo da parte di De Sica e della Negri, che si trovano quindi ad essere alle redini di un prodotto che vuole essere importante e far discutere, ma che al netto delle sue scorrettezze che sulle fiction nostrane non vediamo, risulta quantomeno localizzato e di fruizione solamente locale, a differenza dell’ottimo Suburra.

In definitiva, Baby è un esperimento che potrebbe dare decisamente di più, sia perché il potenziale c’è e sia perché una storia tanto vecchia quanto il mondo potrebbe essere interessante vista dal punto di vista più nazionale; Tutto questo solo se si decidesse di dare un peso equilibrato a tutti gli elementi in gioco, che possono coesistere senza accavallarsi o ad un certo punto senza andare a coprirne altri per necessità di chiudere le trame e aprire nuovi status quo.Una delusione, non totale, ma sicuramente c’è da rivedere durata delle puntate e gestione dell’intreccio.

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