Batman: Cavaliere Bianco di Sean Murphy | Recensione

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Batman Cavaliere Bianco

Sean Gordon Murphy è un artista che negli ultimi anni si è fatto strada  nell’industria americana dei comic books, affermandosi prima come uno dei disegnatori più apprezzati da critica e pubblico per serie come Hellblazer: City of Demons e The Wake. In seguito Sean Murphy si è voluto cimentare come autore completo grazie a Punk Rock Jesus, opera dall’aspetto provocatorio ma che nasconde un animo intelligente e molto personale, ponendo al lettore le giuste domande su uno degli argomenti più spinosi di sempre.

Al pari di un Capullo o di un Immonen, Murphy è un nome che smuove le masse, capace di attrarre una grande fetta di pubblico indipendentemente dal progetto sui cui lavora. Legando il nome di Murphy a quello di Batman si ha la certezza di avere tra le mani un nuovo blockbuster, indipendentemente dalla qualità del prodotto finito. Nasce così Batman: Cavaliere Bianco, miniserie di otto numeri pubblicata dalla DC Comics tra l’Ottobre 2017 e il Maggio 2018, proposta da RW Lion sia in due volumi brossurati che in un elegante volume cartonato.

Prima di parlare nel dettaglio della serie, è d’obbligo spendere due parole sulla genesi di questo progetto, al fine di comprendere e inquadrare al meglio White Knight. Inizialmente Murphy avrebbe dovuto disegnare i numeri conclusivi della testata All Star Batman di Scott Snyder (affidati invece alle matite di Albuquerque), per poi dedicarsi a questo progetto stand-alone. Saltati i piani iniziali, probabilmente a causa delle tempistiche di release,  Murphy si dedica anima e corpo alla lavorazione della serie, ottenendo dalla DC pieno supporto e totale libertà creativa, a sottolineare l’importanza che l’editore americano ha riposto in questa serie. Nei mesi precedenti la pubblicazione del primo numero, il disegnatore americano  si è divertito a stuzzicare  i fan postando sui social alcune tavole e close-up del suo White Knight del quale si sapeva solo l’essere ambientata in un Elseworld. Grazie a queste piccole anticipazioni, molte delle quali fuori contesto, l’autore americano non solo è riuscito a far aumentare il già alto livello di hype ma ha depistato il pubblico quando,qualche mese prima dell’uscita, venne rivelato che il protagonista, il White Knight del titolo, sarebbe stato Joker, o meglio Jack Napier – easter egg di classe – e non Batman, reinterpretato nel ruolo di “villain”di questa storia.

In Batman: Cavaliere Bianco, Murphy, con il più semplice dei cliché, inverte i ruoli di due dei più iconici personaggi dell’universo DC: Joker dopo aver assunto un farmaco capace di eliminare la pazzia dalla sua mente, torna ad essere Jack Napier ed è determinato a dimostrare come Batman sia la causa dei problemi della città di Gotham, oltre che dei suoi. Attraverso una spietata una campagna elettorale e una serie di macchinazioni, Jack Napier pian piano verrà riconosciuto come il vero paladino di Gotham, ottenendo il supporto dei cittadini e del GCPD (e non solo), riuscendo a screditare Batman e il suo operato, ormai ritenuto una minaccia e costretto alla macchia. L’ex Principe del Crimine però non ha considerato l’impatto che questo suo nuovo io e le sue azioni potessero avere su una delle persone a lui più vicine: Harley Quinn.

Pur avendo alcune belle trovate e un twist interessante circa a metà della storia, a livello di sceneggiatura White Knight non è nulla di nuovo ed epocale. Risulta evidente come Murphy riprenda alcune delle idee di The Killing Joke, The Dark Knight Returns e dalla seconda pellicola Nolaniana The Dark Knight, mischiandole assieme. Sarebbe però da ipocriti dire che l’autore di Punk Rock Jesus  non abbia fatto un buon lavoro, riuscendo a trovare un equilibrio capace di far coesistere e funzionare tutti questi elementi all’interno di una storia assai godibile, a tratti appassionante, con un finale prevedibile ma funzionante e funzionale, lasciando furbescamente aperte le porte per un sequel in arrivo nel 2019 dal titolo Curse of the White Knight.

Anche se messo in secondo piano, il ritratto di Batman delineato da Murphy è davvero interessante. Più silenzioso e brutale del solito, Bruce è un uomo al limite, sull’orlo di crollare. Il dolore spinge Bruce a isolarsi dagli altri membri della Bat-family, influenzando il suo modus operandi e culminante in una spirale di violenza al solo scopo di fermare Joker, ormai guarito.

Di contro, il vero centro attorno cui ruota la storia è Joker. Per quanto possa suonar strano, Jack Napier è un idealista dai forti valori con una missione in cui crede fermamente, proprio come Bruce Wayne. Disposto a tutto per raggiungere il suo obbiettivo, camminando lungo la linea grigia della legge ma senza oltrepassarne il limite, Sean Murphy riesce a creare uno strano legame tra il lettore e Jack Napier, reso ancor più interessante grazie alla relazione tra Jack/Joker e Harley Quinn: entrambi guariti dalla loro pazzia, se classicamente avevamo un rapporto di dipendenza malata, in White Knight i due si amano per davvero, risultando l’uno la colonna dell’altro dimostrando un sentimento sincero e puro.

Graficamente le tavole parlano da sole. Murphy è in uno stato di grazia spaventoso: le pagine sono ricche di energia, dinamiche e potenti, piene di dettagli. Da Villa Wayne al manicomio di Arkham, passando per i sobborghi di Gotham, la città difesa dal Cavaliere Oscuro non è mai stata così viva, dimostrando quando il disegnatore Tokyo Ghost si sia divertito ma soprattutto impegnato nella creazione di questo mondo, adattandolo e facendolo suo. Altro grande pregio sono i design dei personaggi che, pur non subendo modifiche radicali, risultano azzeccati grazie a piccoli ma incisivi dettagli (vedi per esempio il colletto alto dato al mantello di Batman). In più Murphy si esalta negli inseguimenti automobilistici e il vederlo disegnare un gran numero di batmobili è una gioia per gli occhi di noi fan.

Pur con qualche difetto e mostrando il fianco ad una sceneggiatura funzionante ma poco ispirata rispetto alle premesse iniziali, Batman: White Knight si è senza alcun dubbio una lettura piacevole e appagante. Un vero e proprio blockbuster capace di intrattenere e divertire, la miniserie di Murphy riuscirà ad accontentare anche i palati più fini grazie a tavole energiche e adrenaliniche.

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