Batman: Elseworlds d’Autore – Visioni Atipiche del Cavaliere Oscuro | Recensione

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Batman Elsewords d'autore

«Negli Elseworlds gli eroi sono tolti dalle ambientazioni a loro congeniali e posti in luoghi e tempi diversi. Alcuni sono esistiti veramente, altri potrebbero essere esistiti. Altri ancora non sono potuti, o non avrebbero dovuto, esistere. Il risultato sono storie che prendono personaggi a noi familiari e li rendono nuovi ed eccitanti come la prima volta che li abbiamo incontrati.»

Questa era la breve, ma esplicativa prefazione con cui si aprivano gli Elseworlds, albi DC Comics, dove gli eroi della casa editrice di Burbank vengono ritratti in realtà e contesti inusuali rispetto a quelli classici. Al pari dei What If… Marvel, gli Elsewords permettono di sperimentare, esplorando campi insoliti agli eroi DC; la libertà creativa concessa in questi albi ha permesso ad autori come Mike Mignola, Kelly Jones, Mark Waid di fornire interpretazioni autoriali dei più famosi eroi della casa editrice fondata nel lontano 1934.

Come spesso accade, Batman è il personaggio maggiormente utilizzato per progetti simili, in quanto una grande fetta degli autori di fumetti vuole, prima o poi, lavorare sul Cavaliere Oscuro, lasciando il proprio segno e la propria interpretazione nella mitologia del personaggio.

Nel volume Batman: Elsworlds d’Autore, RW Lion presenta una serie di storie realizzate da autori come Mike Grell, Eddie Campbell, Paul Pope, Brian Michael Bendis e Michael Gaydos.

Batman: Masque di Mike Grell è la storia che apre il volume: liberamente ispirata al romanzo di Gaston Leroux “Il Fantasma dell’Opera”, Masque ci proietta nella Gotham di fine ‘800, dove il Cavaliere Oscuro, sulle tracce di un malvivente evaso di prigione, assisterà impotente all’incidente che lascerà terribilmente sfigurato Harvey Dent, promettente e talentuoso ballerino. Pur non riservando grandi sorprese a livello di sceneggiatura, in quanto ricalca l’intreccio dell’opera di Leroux, Mike Grell riesce lo stesso a proporre un’attenta analisi sulla dicotomia tra la maschera di Batman e Bruce Wayne, messa ancor più  in enfasi dalla relazione con Laura Avian, ballerina dalle grandi speranze, e dall’inevitabile scontro tra i sentimenti del giovane e la sua missione. Graficamente la Gotham vittoriana di Grell è sicuramente affascinante e curata nei minimi dettagli, mancando però di dinamismo nell’impostazione del racconto, preferendo l’utilizzo di  splash page volte ad ammaliare l’occhio dei lettori.

Il secondo Elseworld, dal titolo Batman: L’Ordine delle Bestie, è stato realizzato completamente da Eddie Campbell, disegnatore britannico famoso ai più per il suo lavoro su From Hell in coppia con Alan Moore, con l’aiuto ai testi di Daren White. Omaggio dell’inglese a Lew Sayre Schwartz cocreatore di Deadshot e ritenuto il ghost artist di Bob Kane su Batman dal ’46-47, Campbell ambienta la sua storia nella Londra del 1939, dove un Bruce, ancora alle prime esperienze come Batman, si ritroverà ad indagare su una misteriosa setta che terrorizza e amministra Londra dalle sue profondità. Debitore di alcuni elementi di From Hell e della letteratura di genere, L’Ordine delle Bestie di Campbell è un’opera lenta e macchinosa, ma in grado di mostrare la versatilità artistica dell’autore. Le tavole dello scozzese nella loro rigida griglia trovano risalto negli acquarelli morbidi e delicati, facenti quasi eco all’impressionismo, sottolineando ancora una volta la vena autoriale di questi progetti.

Una delle migliori storie del volume è sicuramente Batman: Berlin, scritta e disegnata da Paul Pope, autore della miniserie culto Batman: Anno 100. Prendendo le misure al personaggio per la futura miniserie distopica, l’artista americano proietta il Cavaliere Oscuro nella Berlino nazista, dove il giovane milionario Baruch Wane combatte l’ingiustizia indossando il mantello di Batman, terrorizzando i criminali e opponendosi al regime. La visione di Pope è semplice, ma allo stesso tempo efficace, in grado grazie ad alcuni mirati accorgimenti, come ad esempio le origini ebree di Baruch, di essere incisiva e memorabile. L’aspetto grafico di Batman: Berlin è superlativo: facendo eco alla pop-art degli anni’60-70, le tavole di Pope sono d’impatto e cariche di personalità. I colori accesi di Ted McKeever aiutano nel concentrare il focus sui protagonisti al centro dell’azione nelle vignette di Pope, il quale riesce a infondere un ritmo fluido e naturale alla narrazione seguendo al contempo una precisa impostazione delle tavole.

Batman: La Maledizione della Donna Gatto di John Francis Moore e Kieron Dwyer mescola elementi della letteratura pulp e hardboiled con quelli del soprannaturale. In una fumosa e malfamata Gotham l’investigatore privato Bruce Wayne indaga su una serie di omicidi perpetuati da una misteriosa creatura dalle caratteristiche feline. Parallelamente il detective solitario fa la conoscenza di Selina Kyle, donna affascinante quanto misteriosa e custode di un terribile segreto. L’elemento più riuscito di questo Elseword sono i disegni di Dwyer accompagnati dagli ispiratissimi colori di Lee Loughridge carichi di quell’inconfondibile anima pulp e noir.

Chiude il volume una breve storia di Brian Michael Bendis e Michael Gaydos dal titolo Citizen Wayne, palese omaggio alla pellicola di Orson Welles, Citizen Kane (Quarto Potere), dove il reporter Kent, in seguito alla morte del milionario Bruce Wayne, raccoglie le testimonianze di alcune delle persone a lui intime per ricostruirne il ritratto.

Batman: Elseworlds d’Autore è un volume qualitativamente altalenante e senza una vera e propria linea guida. Mostrando contesti e situazioni atipiche per il personaggio di Batman, a numeri convincenti e capaci di evidenziare la personalità di diversi artisti come in Batman: Berlin o Citizen Wayne si alternano storie meno riuscite, che non riescono a catturare l’interesse del lettore non essendo in grado di sfruttare al meglio la libertà creativa a loro concessa. Nello specifico, Batman: Masque e Batman: L’Ordine delle Bestie, le storie più cospicue del volume, non sono particolarmente incisive, la prima poiché ricalca il romanzo a cui si ispira, mentre la seconda colpevole di una sceneggiatura troppo macchinosa e priva di mordente.