A partire dal 7 febbraio è approdata su Netflix una miniserie in sei episodi che in poche ore si è imposta tra le più viste della piattaforma negli ultimi giorni. Cassandra scritta da Benjamin Gutsche, si inserisce all’interno delle produzioni tedesche della piattaforma e trae spunto da narrazioni fantascientifiche e retro-futuristiche con una particolare attenzione ai retroscena dell’intelligenza artificiale e dei rapporti famigliari. Abbiamo visto la serie e di seguiti vi riportiamo il nostro parere.
Da quando i suoi proprietari sono morti in misteriose circostanze oltre cinquant’anni fa, la più vecchia smart home tedesca è rimasta vuota. Ma quando Samira e la sua famiglia si trasferiscono nella casa, l’assistente virtuale Cassandra si risveglia da un sonno durato decenni. Sviluppata negli anni ’70 per prendersi cura di una famiglia e rimasta fuori servizio fin dalla morte dei precedenti inquilini, Cassandra ora sente di avere una seconda chance. Credendo di essere molto più di una fatina che tiene tutto in ordine, Cassandra presto si considera parte della famiglia e fa il possibile per non essere nuovamente emarginata con qualsiasi mezzo a disposizione.
Negli ultimi anni, il cinema e la televisione hanno cominciato a trattare l’intelligenza artificiale non solo come un tema tecnologico, ma come una riflessione più ampia sulla condizione umana. Cassandra si inserisce perfettamente in questo filone, ma lo fa in modo originale, evitando la tradizionale dicotomia tra AI buona e AI cattiva. La serie, esplora il lato ambiguo dell’intelligenza artificiale, quella zona grigia dove la tecnologia può sembrare un’ancora di salvezza, ma in realtà nasconde il rischio di una perdita di libertà. La serie si distanzia da altri titoli come Westworld prendendo più tempo per esplorare la complessità dei legami familiari e dell’interazione tra esseri umani e tecnologia, puntando ad una riflessione più articolata sulla dipendenza tecnologica e sulla nostra capacità di convivere con essa.
Uno degli aspetti più interessanti di Cassandra è il trattamento delle dinamiche familiari, in particolare la relazione tra la madre e figli nelle due epoche in cui la serie si svolge. La maternità, tema centrale della serie, non è idealizzata, ma mostrata nella sua forma più problematica a tratti tossica. Cassandra, l’intelligenza artificiale, assume il ruolo di una figura materna iperprotettiva, ma la sua protezione si trasforma gradualmente in un controllo totalizzante, facendo sì che ogni scelta dei membri della famiglia venga monitorata e influenzata. La serie esplora il paradosso dell’amore materno: quanto può un amore intenso diventare distruttivo quando l’individualità e l’autonomia dei figli vengono schiacciate? La maternità diventa una sorta di trappola emotiva, simile a quella che Cassandra impone a tutta la famiglia, portandoci a riflettere su quanto possiamo fidarci delle nostre emozioni e delle nostre relazioni in un mondo dove il controllo è sempre più tecnologico e invadente.
La serie punta molto anche all’introduzione del passato, con flashback ambientati negli anni ’70 che mostrano la casa prima che venisse occupata dalla famiglia attuale, mettendo in luce la storia della famiglia originaria. Cassandra non solo crea un parallelo tra il passato e il presente attraverso l’evoluzione tecnologica, ma sottolinea anche come il desiderio di controllo sia sempre stato presente. La casa, ospitava in origine una famiglia altrettanto segnata da dinamiche di controllo e dominio, incarnate da un padre autoritario, Horst, e dalla madre Cassandra, che, pur essendo una versione primitiva dell’intelligenza artificiale, condivideva con essa il bisogno di essere presente nella vita della sua famiglia. La narrazione suggerisce che la storia, seppur cambiata, non fa che riproporre gli stessi problemi psicologici e sociali sotto forme diverse. La casa è il simbolo di un ciclo che si ripete, in cui la lotta per la libertà individuale è sempre ostacolata dal potere di chi cerca di manipolare o proteggere.
Ogni membro delle due famiglie rappresentate è un individuo complesso, che porta con sé una storia e un’identità ben definite, ma anche vulnerabilità che li rendono suscettibili all’influenza di Cassandra. David (Michael Klammer), il padre, è un uomo fragile, che non si sente mai all’altezza del ruolo paterno. La sua lotta interiore, tra l’aspirazione di proteggere la sua famiglia e il timore di non essere capace di farlo, è centrale nel suo personaggio. Samira (Mina Tander), la madre, si ritrova a dover conciliare il suo ruolo di protettrice con il suo desiderio di mantenere una propria identità, ma finisce per sacrificare il suo equilibrio per una sicurezza illusoria. Junoe, la piccola figlia rappresenta l’innocenza che viene manipolata senza che ne sia consapevole proprio da quell’intelligenza che dovrebbe proteggerla, mentre Fynn il fratello maggiore, è un giovane uomo queer che lotta contro un sistema che lo esclude, cercando la propria voce in un ambiente che la opprime.
La serie dà spazio a queste diversità e complessità, evitando di ridurre i suoi personaggi a stereotipi. Stesso vale per la famiglia originaria degli anni ’70 in cui una amorevole Cassandra e il figlio Peter – che non rappresenta l’eteronormatività imposta dal padre – sono vittime delle idee patriarcali imposte proprio da Horst. La serie gioca con una fotografia che sapientemente altera toni caldi e nostalgici per i flashback e toni freddi e più per il presente. Le sequenze ambientate negli anni ’70 sono ricche di calore e di una sensazione di intimità che scompare nel presente, dove la tecnologia ha creato un senso di distanza e alienazione. La regia si concentra sull’intensificare la tensione attraverso il montaggio e l’uso di inquadrature statiche, che contribuiscono a dare un senso di prigionia ai protagonisti.
Cassandra non è semplicemente una miniserie di fantascienza, ma una riflessione profonda sui temi del controllo, della maternità e dell’identità individuale, tutti esplorati in un contesto tecnologico sempre più invadente. Grazie a una narrazione intelligente, una regia curata e un cast di attori che danno vita a personaggi complessi, la miniserie si afferma come un’opera particolarmente interessante nel panorama saturo contemporaneo. Non solo intrattiene, ma invita a riflettere su come la tecnologia stia plasmando le nostre vite e le nostre relazioni, chiedendoci fino a che punto siamo disposti a sacrificare la nostra libertà in nome della sicurezza.
Cassandra è disponibile su Netflix. Ecco il trailer della miniserie: