L’8 giugno arriva al cinema “Denti da Squalo”, opera prima di Davide Gentile, basata su una sceneggiatura scritta da Valerio Cilio e Gianluca Leoncini, vincitrice del premio Solinas per la miglior sceneggiatura, rimasta nel cassetto per più di dieci anni. Il film vede tra i protagonisti il giovane Tiziano Menichelli nel ruolo di Walter, Stefano Rosci in quello di Carlo, Virginia Raffaele nel suo primo ruolo drammatico interpreta Rita, mamma di Walter e Claudio Santamaria nel ruolo di Antonio, papà di Walter. Il film è prodotto da Goon Films di Gabriele Mainetti, Lucky Red, Ideacinema insieme a Rai Cinema in collaborazione con Prime Video.

Questa è la storia di Walter e della più incredibile estate della sua vita. La scuola è finita e Walter, 13 anni, ha appena perso suo padre. Nel suo vagare apparentemente senza meta per il litorale romano, è un luogo affascinante e misterioso a catturare la sua attenzione: una villa abbandonata con una gigantesca, torbida, piscina. Ma la villa non è incustodita e inizierà per lui un viaggio indimenticabile.

Fin da subito l’intento di Denti da Squalo è quello di seguire le orme di un coming of age all’americana, inserendo elementi che richiamano cinema e letteratura che hanno reso grande questo genere. Gli elementi ci sono tutti: famiglie all’apparenza disfunzionali, periferie, crescita, amicizia, dolori e un apparente pizzico di magia. Purtroppo però gli intenti si interrompono nel momento che la pellicola di Gentile si pone nel mezzo, non intraprendendo una strada precisa e non scegliendo a quel genere appartenere.

Presentato come una storia a cavallo tra le atmosfere dello Stephen King di Stand By Me, e il cinema di Spielberg, Denti da Squalo è una narrazione fortemente derivativa, poco originale e radicata nella realtà, che avrebbe potuto osare di più la dove la “stranezza” della vicenda risiede. Il tutto inizia con Walter che recandosi presso un’antica villa all’apparenza abbandonata, scopre che la piscina è abitata da un minaccioso squalo bianco sorvegliato dal giovane Carlo. Per Walter, bambino in un periodo difficile della sua vita, il confronto con il terribile predatore significherà tirar fuori quei “denti da squalo” per affrontare le difficoltà della vita. Il lavoro fatto sui personaggi è quasi del tutto inesistente e al giovane attore viene consegnato un copione pregno di frasi ridondanti e altisonanti per un bambino della sua età.

Lo stesso vale per i co-protagonisti, uno tra tutti sua mamma Rita. Virginia Raffaele nel suo primo ruolo drammatico convince, nonostante il suo personaggio sia quello lasciato più sullo sfondo. Purtroppo la scrittura del suo personaggio è troppo abbozzata, poco credibile, vista l’importanza che la sua figura avrebbe dovuto avere in una storia del genere, soprattutto in un momento così delicato per la vita del figlio. Ma i problemi di scrittura ritornano soprattutto durante lo svolgimento della storia. Non sembra esserci attenzione per i dettagli, le scene si susseguono in modo del tutto automatico, non soffermandosi mai o approfondendo questioni che avrebbero conferito una certa dose di emotività alla storia.

Nonostante le location scelte, specialmente quella della villa, luogo fuori dal tempo e dallo spazio, una regia pulita, e delle buone interpretazioni da parte del cast, Denti da Squalo resta troppo asciutto, asettico. La scrittura sui personaggi è ridotta all’osso caratteristica che li rende allo spettatore poco credibili. Fortemente derivativo e poco originale è sicuramente un’occasione persa dal momento che aveva tutte le carte in regola per essere un ottimo coming of age all’italiana, genere carente nel nostro Paese.


Denti da Squalo arriva al cinema l’8 giugno. Ecco il trailer del film:

RASSEGNA PANORAMICA
Denti da Squalo
5
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Classe 1995, laureato in critica cinematografica, trascorro il tempo tra un film, una episodio di una serie tv e le pagine di un romanzo. Datemi un playlist anni '80, una storia di Stephen King e un film di Wes Anderson e sarò felice.
denti-da-squalo-estate-e-crescita-nel-film-di-davide-gentile-prodotto-da-gabriele-mainetti-recensioneNonostante le location scelte, specialmente quella della villa, luogo fuori dal tempo e dallo spazio, una regia pulita, e delle buone interpretazioni da parte del cast, Denti da Squalo resta troppo asciutto, asettico. La scrittura sui personaggi è ridotta all’osso, caratteristica che li rende allo spettatore poco credibili. Fortemente derivativo e poco originale è sicuramente un’occasione persa dal momento che aveva tutte le carte in regola per essere un ottimo coming of age all’italiana, genere carente nel nostro paese.

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