[der Zweifel] Wakaliwood o Del Cinema Ugandese

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In periodo d’esami, quando si è all’università, il tempo da dedicare a tutto ciò che a quel campo non compete si riduce sempre più. Mantenere viva e interessante una rubrica come questa, si fa più complicato. Lo studio si porta via oltre al tempo anche energie mentali che potrebbero favorire lo sviluppo di nuove idee e che aiuterebbero a rendere organiche quelle poche che la stanchezza fa produrre al cervello. Per questo sono andato in panico quando mi sono accorto di dover consegnare questo speciale. Ammetto di aver dovuto cambiare il programma. Ciò di cui vado a parlarvi non è quello che avevo previsto (che comunque vi sarà proposto, non temete). E non è nemmeno allo stesso livello. Lo ammetto. Ma credo possa interessarvi, o almeno risvegliare in voi un po’ di curiosità. E magari vi diverte pure.

Non so se vi è mai capitato di addentrarvi troppo in Youtube. A me è capitato spesso, e molto di quello che ho scoperto continua a farmi compagnia. Da Dirt on Me a I Fiuif, molti sono i video che riappaiono spesso nella mia cronologia. Ma ho attraversato anche una fase oscura. In cui il mio interessa era rivolto tutto al cinema. Non quello patinato di Hollywood, né quello metropolitano di New York e nemmeno quello coloratissimo di Bollywood. Mi innamorai del cinema dell’Africa Nera.

Tutto è partito da uno stupidissimo video. Corto. Cortissimo. Una breve raccolta di alcune scene di un film d’azione ugandese: tale Who killed Captain Alex. Impazzii.

Ancora non so se è stata la trascinante sequenza action o la sgangherata, ma meravigliosa, grafica a colpirmi di più. Ciò che è certo? È rimasto nel cuore, e l’ho rivisto ancora e ancora. Fino a volere molto di più. Non volevo conoscere tutta la storia, non mi importava. Cos’è Tiger Mafia, chi è Alex, perché si sono mobilitate le forze aeree ugandesi, sono domande che non mi sono posto. Non pensavo ci fosse un progetto organico dietro. Sbagliavo. Perché questo progetto c’è, ed è portato avanti a Wakaliwood. Nabwana Isaac Godfrey Geoffrey è il fondatore e direttore di questa nuova industria del cinema africano. Tutta parte da Wakali, baraccopoli di Kampala, capitale dell’Uganda, dove Geoffrey girando questo tipo di film a basso budget (meno di 200$) si è guadagnato il titolo di Uganda’s Tarantino. Sì, lo chiamano così. E sì, ha fatto veri e propri film. Film che sono un concentrato di violenza immotivata. Meraviglioso.

Da quest’attività ci ha guadagnato tutto il quartiere, che è diventata una metà turistica sponsorizzata persino dall’ufficio turistico ufficiale dell’Uganda. Un successone senza precedenti.

Ma c’è un ultima cosa di cui voglio parlarvi. Un ultimo film.

Tebaatusasula.

Ignoravo che in Uganda conoscessero il kung fu. Miracoli della globalizzazione.

Vocine stridule. Sequenze incomprensibili. Il Ramon Film Productions che appare più volte possibile, come per ricordare al mondo che loro ci sono, e sono la migliore casa di produzione cinematografica di tutto l’Uganda. Non manca nemmeno l’omaccione cattivo con la sigaretta e la moto cattiva che minaccia tutti quelli che lo intralciano. Tebaatusasula è tutto quello che ho sempre desiderato. Non chiedo altro.

Poi ad un certo punto, raccogliendo un po’ di informazioni per rendere questo pezzo più professionale, la notizia: Tebaatusasula: EBOLA è in lavorazione.

Non ci resta che attendere.

Buon mercoledì!