Arriva finalmente su Sky, dopo la presentazione al Festival del Cinema di Roma, Django, miniserie televisiva adattamento del classico western di Sergio Corbucci. La serie diretta da Francesca Comencini e con protagonista Matthias Schoenaerts debutta con il primo episodio questo Venerdì 17: noi abbiamo potuto vedere in anteprima i primi sei episodi, ed ecco cosa ne pensiamo.

La serie era stata originariamente annunciata nel 2015 e avrebbe dovuto essere una vera e propria serie tv western con un cast europeo, per poi cambiare forma e diventare una miniserie televisiva evento con Matthias Schoenaerts come protagonista al fianco di Noomi Rapace, Nicholas Pinnock e Lisa Vicari. La direzione artistica della serie con set in Romania è stata affidata a Francesca Comencini, nota per Gomorra – La Serie ed altri lavori come Lo Spazio Bianco, che hanno riadattato il classico del 1966 di Sergio Corbucci in una storia di più ampio respiro.

Ambientata nella metà dell’800, Django segue Lo straniero (Matthias Schoenaerts) arrivare a New Babylon, una città costruita da schiavi afroamericani e guidati da John Ellis (Nicholas Pinnock), che ha come obbiettivo di essere uno spazio sicuro per fuorilegge e reietti della società. Dopo un primo scontro Django incontra Sarah (Lisa Vicari), riconoscendola come la figlia che un tempo era scampata al massacro della famiglia mentre lui era in guerra. Ellis però non solo in quanto afroamericano ma anche come leader di New Babylon è minacciato dal capo della comunità Cristiana e bianca che vive vicino alla loro città e guidata da Elizabeth (Nomi Rapace); Django si troverà costretto a imbracciare nuovamente le armi per difendere New Babylon e sua figlia.

La serie realizzata da Leonardo Fasoli e Maddalena Ravagli, con la direzione artistica di Francesca Comencini, prende dal classico western di Sergio Corbucci solamente il protagonista e la sua incredibile capacità da pistolero per costruirci intorno un modo vivo e variopinto come solo il vecchio West poteva essere. In questo senso, sin dalle prime inquadrature, Django non si presenta come un classico western, ma un dramma storico famigliare con tanta azione ed un importante budget. Il western è sempre stato un genere popolare in Italia ed in America negli anni ’60 e ’70, ma da quando è tornato al cinema grazie a film come Django Unchained, Il Grinta, I Segreti di Wind River, Hostiles, Notizie dal mondo, si è rivestito sempre di più del manto di critica sociale, con accenni di dramma storico e grandi protagonisti che si imponevano sullo schermo non sempre per presenza fisica o sguardi glaciali, ma per capacità recitative ed una storia complicata e non sempre lineare alle spalle. Questa serie si rifà quindi solo in minima parte al classico del 1966, costruisce intorno al protagonista un mondo vivo, fatto di un’America ancora segnata da guerra, criminalità dilagante e prostitute, mettendo in scena crudezza e quadri che non lasciano molto all’immaginazione: in questo senso si riconosce molto l’ispirazione al classico “Mucchio selvaggio” di Sam Peckinpah, citato durante la presentazione al Festival del cinema di Roma dalla stessa regista e che si ritrova nella serie per la crudezza del suo incipit e per lo svolgimento crudo e senza scampo. La miniserie parte dunque da una premessa semplice, che permette allo show di farci familiarizzare di più con i protagonisti e prendere parte all’azione da spettatori, iniziando a capire motivazioni e scelte che vengono fatte durante la serie perché, a differenza dei classici western, questa serie presenta non delle figure ma delle persone a tutto tondo come protagonisti. Questa scelta da parte degli showrunner permette di intersecare al meglio le vite dei protagonisti in maniera organica senza che vi siano plot twist forzati, sostituiti da una scia di indizi lasciata durante tutte le puntate.

DjangoLa regia messa in gioco da Francesca Comencini è vitale e prestante quando segue il racconto e invece si sofferma in maniera nobile sui paesaggi e le ricostruzioni grazie all’utilizzo di ampi piani lunghi in campo aperto, scelta che da il meglio quando le scene sono al tramonto o all’alba; questa messa in scena gioca con quell’idea di ampiezza del mondo che circonda i nostri protagonisti, in contrapposizione al mondo ristretto e piccolo come quello dove in cui si muovono e cita, in maniera diretta o meno, classici stilemi del western sfruttando il paesaggio naturale che gli è stato concesso dalla produzione in Romania. Lo stile che viene dettato dalle prime quattro puntate, insieme al ritmo serrato seppur interrotto da alcuni flashback, da alla serie quel senso di moderno e quella voglia continua di restare attaccati per sapere come va a finire, che è tipica di prodotti da binge watching, ma questa non è una serie da vedere tutta d’un fiato, anzi ha proprio una struttura televisiva, che permette il godimento settimanale, così come quello completo che ne deriverà alla conclusione.

Ma non si può parlare di una serie corale senza che si accenni un minimo ai protagonisti: Schoenaerts come Django non è solo credibile, ma riesce anche ad essere un protagonista in grado di reggere gran parte della serie quando è in scena da solo oppure quando viene esplorato il suo passato. Così come i grandi personaggi del western classico e moderno, il taciturno Django comunica prima con il corpo, soprattutto con gli occhi, ma riesce anche ad aprirsi alle parole e a esternazioni di un essere umano non di un’inarrestabile pistolero. Nicholas Pinnock, nei panni di John Ellis, ci regala un leader autorevole, ma che pensa soprattutto alla sua gente, nonostante nasconda oscuri segreti ed un’intelligenza davvero formidabile. Pinnock ha quella presenza quasi amorevolmente austera del padre di famiglia che si contrappone a quella di Django, ma dimostra anche di essere capace di atti terribili pur di proteggere la famiglia e, per estensione, New Babylon. John Ellis è sicuramente più loquace di Django ma non per questo manca di presenza scenica, anzi, e la chimica che si viene a creare tra i due attori tipica del buddy movie western alla Fratelli Sisters è piacevole da vedere. Anche le presenze femminili risultano importanti per la serie, riuscendo in alcuni casi a rubare la scena agli uomini: Lisa Vicari è intrepida, intraprendente e non si spaventa dall’imbracciare una pistola, risultando un’utile aggiunta anche negli scontri a fuoco nonostante si noti tutte la sua sofferenza interiore. Noomi Rapace interpreta Elizabeth, capo della cittadina di Elmdale e nemico giurato di John Ellis, con cui condivide un passato ed un segreto; la Rapace ha sempre dimostrato di saper interpretare personaggi complessi e duri, ma qui riesce anche nel ruolo di villain atipico per un western. Infatti, tutti i personaggi non hanno una colorazione chiara, non vi è un buono, un brutto ed un cattivo. Vi è un mondo difficile che ha portato i protagonisti a fare delle scelte, che li hanno messi in aperto conflitto e questo è il motore principale di tutta la vicenda, un mondo così piccolo in quella vastità che è il vecchio west.

Django è un vero e proprio period drama, che quando deve imbracciare l’anima western non si tira indietro, come il suo protagonista non si tira indietro davanti ad uno scontro. L’importanza della produzione si sente tutta fin dai primi fotogrammi e dai set impressionanti che sono stati ricostruiti in Romania, ma anche dal cast internazionale importante che è stato messo insieme a partire dal suo protagonista Matthias Schoenaerts, passando per Nicholas Pinnock (Criminal: UK) e infine, le protagoniste femminili Lisa Vicari e Noomi Rapace. Non solo il cast variegato permette alla serie di respirare e non affidarsi completamente alla muscolarità del suo protagonista, ma anzi si concentra sul raccontare una storia moderna, calata in un contesto storico. Alcuni potrebbero storcere il naso che nelle prime puntate Django venga quasi messo da parte, ma con puntate di quasi un’ora ed un numero di episodi importanti (dieci), il tutto permette nelle successive di concentrarsi più su di lui e sul suo conflittuale rapporto con John Ellis oltre che sul passato oscuro di questo straniero. Insomma, se siete fan di prodotti del genere come è stato Godless, non potete non dare una possibilità ad una delle produzioni Sky più interessanti che questo 2023 ci ha regalato.


Django sarà disponibile dal 17 febbraio in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW. Di seguito il trailer ufficiale della serie:

RASSEGNA PANORAMICA
Django miniserie
8
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Sono Luca, fin da piccolo mi sono interessato ai fumetti e successivamente alle serie tv, quando mi è stata data la possibilità di parlare delle mie passioni mi sono ficcato in questo progetto. PS: Ryan Ottley mi ha chiamato Tyrion non ricordandosi il mio nome.
django-la-serie-sky-original-ispirata-al-western-di-sergio-corbucci-recensioneDjango è un vero e proprio period drama, che quando deve imbracciare l'anima western non si tira indietro, come il suo protagonista non si tira indietro davanti ad uno scontro. L'importanza della produzione si sente tutta fin dai primi fotogrammi e dai set impressionanti che sono stati ricostruiti in Romania, ma anche dal cast internazionale importante che è stato messo insieme a partire dal suo protagonista Matthias Schoenaerts, passando per Nicholas Pinnock (Criminal: UK) e infine, le protagoniste femminili Lisa Vicari e Noomi Rapace. Non solo il cast variegato permette alla serie di respirare e non affidarsi completamente alla muscolarità del suo protagonista, ma anzi si concentra sul raccontare una storia moderna, calata in un contesto storico. Alcuni potrebbero storcere il naso che nelle prime puntate Django venga quasi messo da parte, ma con puntate di quasi un'ora ed un numero di episodi importanti (dieci), ma il tutto permette nelle successive di concentrarsi più su di lui e sul suo conflittuale rapporto con John Ellis oltre che sul passato oscuro di questo straniero. Insomma, se siete fan di prodotti del genere come è stato Godless, non potete non dare una possibilità ad una delle produzioni sky più interessanti che questo 2023 ci ha regalato. 

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