Doctor Who 11×04 – Arachnids In The UK | Recensione

0
Doctor Who

Siamo finalmente giunti alla quarta puntata della nuova stagione di Doctor Who, Arachnids In The UK, un’episodio che rappresenta un chiaro ricordo alla serie classica.

Non è la prima volta che Doctor Who dà il suo meglio trasformando qualcosa di familiare e normale in orrore: basti pensare alle avventure di Jon Pertwee, il Terzo Dottore. L’era di Pertwee si basavano proprio sul fatto che la normalità di tutti i giorni si poteva trasformare dal momento all’altro in qualcosa di spaventoso e altamente pericoloso come i manichini dei centri commerciali o proprio i ragni. Non dimentichiamoci che proprio il Terzo Dottore ci ricordava quanto fosse pericolo avvicinarsi alla Terra.

Anche l’epoca di Capaldi con Kill the Moon si legava a creature simili ai ragni come anche lo scontro di Natale con l’imperatrice Racnoss col Dottore di Tennant e pertanto che il personaggi si scontri con simili mostruosità non è proprio una novità. E’ come lo si affronta il concetto.

Qualcosa che sta contraddistinguendo la scrittura di Chris Chibnall dal suo precursore Steven Moffat, è che enfatizza l’umanità e l’avventura della storia invece dell’umorismo e della paura. Quando sentiamo che questo ultimo episodio, sfoggiando il titolo punitivo “Arachnids In The UK”, sembra che Chibnall stesse cercando di catturare il concetto di un ragno gigantesco che si aggira per tutta la città. E in un certo senso lo ha fatto, ma non ha aiutato, ma non ha lavorato nel suo campo di lavoro e nei temi del mondo reale.

Tornando a casa, ci dà anche la possibilità di aggiungere un po’ più di profondità a Yaz – forse il meno approfondito dei tre compagni finora – mostrando la sua vita familiare, con una forte attenzione a sua madre Najia . Avendo finalmente una connessione familiare, aiuta Yaz a recuperare il ritardo con la relazione consolidata tra Graham e Ryan. Come sempre, però, la dinamica familiare disfunzionale di Graham e Ryan era deliziosa.

Le vere delusioni di questa settimana derivano dalla sceneggiatura, qualcosa che viene esposto ancora più duramente in occasione del pezzo forte della scorsa settimana. L’amore per tutta la vita di Chris Chibnall per il programma è ben noto, ed è riuscito a trasformarlo in alcune storie credibili finora. Tuttavia, è andato oltre a rendere omaggio allo spettacolo e ha deciso di fare un remake all’ingrosso del racconto dell’era Pertwee “The Green Death“. La corporazione di un uomo d’affari che scarica rifiuti tossici in una miniera, provocando la mutilazione di creature locali in dimensioni gigantesche: è già stata fatta prima, e anche molto meglio.

Un’altra tendenza che la serie ha continuato è il suo modello di ambientazioni della storia: presente, futuro, storico. Abbiamo visto gli amici del Dottore fare i conti con la vita nel futuro e nel passato, e ora li vediamo arrivare al punto di partenza, dovendo affrontare un’altra minaccia sul loro terreno, ma ora essere in grado di applicare alcune delle abilità che hanno la possibilità di vincere. Viaggiare con il Dottore può cambiare la gente, quindi è sempre stato divertente come la serie riesce a rivisitare i propri personaggi introdotti da pochissimo e confrontarsi con amici e parenti dopo aver esplorato lo spazio e il tempo.

Altro punto dolente è il cattivo, che ci viene mostrato come il classico magnante che mira alla presidenza degli stati uniti entro il 2020. Serve solo come punto motivazionale alla trama, ma non ha lo stesso spessore morale che aveva il cosmico miliardario nel secondo episodi della stagione. E’ qualcosa di già visto in miliardi di altri episodi. Questo ci porta a confermare che questo episodio è attualmente l’episodio più debole della stagione fin ora.

Anche se la serie ha ancora molte carte nel suo mazzo da poter tirare fuori, questo episodio sembra soltanto il remake di un episodio di Pertwee senza lasciare spazio all’innovazione che si è fatta in tanti anni di serie tv.


Di seguito vi lasciamo con il trailer del quinto episodio dell’undicesima stagione di Doctor Who dal titolo “The Tsuranga Conundrum”: