[Esclusiva] Intervista a Ivan Cavini – Illustratore della Terra di Mezzo

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Ivan Cavini

Noi di Redcapes.it siamo da sempre attenti alla ricerca degli illustratori e artisti di un certo calibro del panorama nazionale ed internazionale, questa volta abbiamo avuto l’onore e il piacere di poter intervistare il primo illustratore Tolkieniano d’Italia, tra i maestri del fantasy per Lucca Comics & Games, già direttore creativo del Greisinger Museum (il primo museo europeo a tema Tolkien) e direttore artistico della biennale d’arte FantastikA, Ivan Cavini.


Ciao Ivan! Benvenuto su RedCapes! Prima di cominciare, presentati ai nostri lettori.

“Ciao a tutti! Mi chiamo Ivan Cavini e la mia professione abbraccia diverse arti: mi occupo di illustrazione, realizzo scenografie (per lo più digitali) e mi diletto anche con la scultura. In passato ho lavorato all’interno di progetti di film animati e come matte-painter applicandomi praticamente solo su soggetti fantasy, la mia più grande passione. L’opportunità donatami dal presidente del Greisinger Museum nel realizzare gli allestimenti interni mi ha permesso di perfezionare tecniche scultura su grandi soggetti, dai 3 metri in su, chiamati in gergo Bigatures. La mia attività d’illustratore annualmente vede delle pause nelle quali mi diletto nell’organizzare eventi collaterali come la biennale d’arte FantastikA.”

Come hai iniziato a coltivare questa tua passione? Quali sono stati i tuoi primi lavori?

“Ho cominciato chiedendo direttamente ai vari editori, prendendo appuntamenti e presentandomi con la mia classica cartelletta carica di sogni e disegni. Sin da subito ho avuto le idee chiare per quello che doveva essere il mio futuro, amavo illustrare qualsiasi soggetto ed ero desideroso di poter fare l’illustratore come professione. Quindi per accumulare esperienze mi proponevo praticamente a chiunque, dagli editori classici alle agenzie pubblicitarie, realtà magari meno “artistiche” ma sicuramente molto formative. All’epoca non c’erano le scuole di fumetto come oggi e dopo un lungo peregrinare, e molta gavetta, mi sono quindi ritrovato a lavorare per la Disney e per l’Armando Testa, l’agenzia di comunicazione più grande d’Europa del periodo. In parallelo facevo anche lo scenografo per teatro e televisione e l’illustratore di fiabe per case editrici grandi e piccole. Queste mie diverse “mansioni” mi hanno permesso di sperimentare tecniche diverse e mettermi alla prova.”

Quando è nata la tua passione per Tolkien?

“A metà degli anni ’90 ho cominciato a leggere l’opera più importante di Tolkien “Il signore degli Anelli”, riprendendole poi più tardi, in contemporanea dell’uscita dei film, quando mi venne chiesto di realizzare una mostra sui draghi a Milano, “supportando” Angelo Montanini, l’illustratore tolkieniano più importante sulla piazza, (diventato poi mio grandissimo amico). Mi sono dunque dovuto “studiare” la materia, dal quale sono rimasto rapito. Ho cominciato con la trilogia, passando poi a Lo Hobbit e poi al Silmarillion.”

Cosa ti affascina di più della sua produzione e cosa ti piace illustrare di più di questo universo?

“Diciamo che posso suddividere la mia fase tolkieniana in due periodi: quello durante e prima l’uscita dei film e quello che lo ha seguito. Molto spesso la gente non se lo ricorda, ma prima che uscissero i film, c’erano già molti illustratori tolkieniani in tutto il mondo, l’opera del professore era talmente ampia e complessa che donava agli artisti ampi margini di libertà nell’illustrare una determinata scena. I film hanno in qualche modo fissato questo immaginario, rendendo quindi molto più difficile il nostro lavoro negli anni 2000; se volevi rappresentare Gandalf dovevi quasi per forza farlo somigliante a Ian McKellen. Quello che cerco di fare io, ad oggi, è creare un nuovo immaginario, idea che sarà proprio il leit-motiv del mio prossimo lavoro su Tolkien: ci saranno dei riferimenti ai libri, ai film ma vorrei reinterpretare questo universo in chiave più ottocentesca e più vicino all’opera originale. La forza di Jackson, in questo senso, è stata quella di avere un numero molto vasto di illustratori a cui poter attingere per poter definire nei minimi dettagli tutta la trilogia. Ad esempio, gli Uruk-hai, nei libri sono descritti come esseri scuri di pelle, più agili, forti, veloci e alti degli orchetti comuni, e Jackson è rimasto fedele; però, essendo comunque degli orchetti, dovrebbero essere comunque più bassi degli uomini. Quelli del film sono corazzati solo davanti, perché non fuggono mai davanti al nemico, mentre Tolkien diceva che non mancavano le situazioni in cui fuggivano come dei vigliacchi. Ogni espressione creativa ha avuto la sua libertà di evolversi.”

Ti ricordi il tuo primo lavoro Tolkieniano?

“Era una cartolina con un’aquila cavalcata da un nano, commissionatami dalla Società Tolkieniana Italiana. Ebbi molta libertà per realizzarla e mi ricordo che raffigurai un’aquila africana, diversa da quella che i puristi di Tolkien potevano immaginare. E poi, come dicevo prima, c’è stata la mostra a Milano di “Draghi!”, per cui ho realizzato 4 o 5 disegni.”

ivan cavini

Com’è nato invece il progetto dell’artbook sulla Terra di Mezzo?

“In generale, ogni mia idea nasce quando sento di aver qualcosa da raccontare. Il progetto “Middle Art-Book” è scaturito da una nuova amicizia che ho instaurato con il fotografo Alessio Vissani. Lui mi aveva già seguito per l’allestimento del museo in Svizzera, e ha deciso di raccogliere alcune delle foto più belle per realizzare questo progetto editoriale: la chiusura di un cerchio, di un periodo della mia vita che mi ha visto protagonista in varie situazioni artistiche e creative. Per la realizzazione del libro abbiamo avuto completa libertà, puntando più sulla qualità che sulla quantità, realizzando solamente 250 copie del volume. All’interno di “Middle Art-Book” è possibile leggere la mia storia, i miei pensieri e anche consigli di come creare da nulla una scenografia o statua gigante inserendovi anche i miei primi lavori in questo campo. Avendo l’appoggio di un fotografo come Alessio Vissani è stato più facile, ad esempio, immortalare non solo i disegni e le illustrazioni, ma anche tutto il lavoro sulle sculture.”

Parlaci invece di Legendarium, l’artbox che hai annunciato, sempre a tema tolkieniano. In cosa consiste questo progetto?

“Inizialmente volevo fare un altro libro, ma mi sono reso conto di non aver abbastanza opere nuove da inserirvi. Quindi ho deciso semplicemente di metterci i lavori nuovi realizzati a matita, uno “stile” che mi sta facendo riscuotere sempre più successo. I lavori a matita normalmente vengono raccolti in uno sketchbook, ma non ci sarei riuscito a livello di tempistiche, e poi avevo in testa questa idea di un Middle Artbox. Legendarium è quindi una vera e propria scatola, pesa all’incirca chilo e mezzo! Sembra un portfolio, ma è molto di più: si basa tutto sulla visione a specchio. Gli illustratori spesso vengono accusati di non essere abbastanza fedeli al libro, quindi la mia idea era di invitare i lettori, un po’ come fa Galadriel, a guardare dentro il mio di specchio. Le illustrazioni sono proprio questo, delle deformazioni della realtà dove l’autore deve essere in grado di interpretare ciò che è vero a secondo il proprio punto di vista. Tutti e dieci le tavole sono stati realizzate su carta RiveR Tradition, 320 gr e firmate. La postfazione è stata curata da Carlo Antonio Testi, il più esperto tolkieniano che abbiamo in Italia e che sta cominciando anche ad imporsi nel resto d’Europa, i cui primi saggi hanno le mie illustrazioni come copertine. Il Legendarium è questo e molto altro in più inoltre sentivo l’esigenza di realizzare un prodotto di questo tipo più che un libro vero e proprio.”

Tra i tuoi altri progetti, hai lavorato anche al calendario tolkieniano. Ci sono delle novità per quanto riguarda la terza edizione di questo progetto?

“Quella del calendario è stata un’idea di Paolo Barbieri. Eravamo alla Biennale del Muro Dipinto 2015, a Dozza, e lui mi espresse il desiderio di fare qualcosa su Tolkien, proponendomi appunto di fare un calendario. Ci mettemmo in contatto con Roberto Arduini, il presidente della Associazione Italiana Studi Tolkieniani (AIST), che è l’editore del calendario, e poi con l’organizzazione di Lucca Comics&Games, che ci hanno appoggiati anche con un’esposizione durante la fiera insieme a tanti altri artisti. Il “Lords for the Ring – Art Calendar” ha fatto molto discutere soprattutto tra i vari fondamentalisti tolkieniani che ci hanno “accusato” di aver in qualche modo copiato gli storici Tolkien Calendar, senza aver compreso invece l’importanza di un progetto di questo tipo che ha cercato di far mettere in gioco illustratori professionisti, di alto livello, ma che non avevano mai illustrato nulla di tolkieniano fino a quel momento. L’innovazione era proprio questa, a differenza dei Tolkien Calendar che prendevano degli artisti tolkieniani, da soli o anche in gruppo, e gli facevano realizzare le dodici tavole; noi volevamo portare una visione alternativa di questo universo, anche di chi non lo ha mai rappresentato, c’è chi l’ha compreso e chi no partendo dal presupposto che ogni adattamento, di qualsiasi tipo, sarà sempre criticato perché non completamente coerente al libro. La terza edizione riprenderà questo aspetto, ma sarà un’opera monografica, dedicato ad un solo artista. In questo caso toccherà proprio a me. Sarà un “Lords for the Rings presenta The Art of Ivan Cavini”. Se l’anno prossimo tutto andrà come deve andare, e avremo una nuova squadra di disegnatori, tornerà anche il calendario collettivo, altrimenti ripeteremo questa formula con un altro artista. Come ti dicevo prima per i miei progetti, un collettivo non deve uscire per forza ma solo quando c’è qualcosa da raccontare e ci sarà l’armonia giusta per realizzarlo.”

Qualche giorno fa, la Sergio Bonelli Editore ha annunciato l’uscita per il prossimo Lucca Comics&Games di uno speciale di Dampyr proprio dedicato alla città, e tra gli artisti coinvolti ci sarai anche tu. Ti va di parlarcene?

“L’idea è ovviamente tutta della Sergio Bonelli Editore e di Emanuele Vietina, il direttore generale di Lucca Comics&Games. Lui ed Emanuele Boselli sono venuti a vedere la mia esposizione durante la Lucca di due anni fa per l’uscita del primo calendario, e da li è nata l’idea di coinvolgermi. Dampyr so che è un personaggio avvezzo ai viaggi nel tempo, e si è deciso di farlo muovere proprio nella storia della città di Lucca. Sono stati coinvolti poi molti altri artisti, della scuderia Bonelli e non. Sarà sicuramente un progetto interessante, visti i nomi coinvolti: oltre a me ci sono anche Paolo Barbieri, Luca Zontini, Lucio Parrillo, Edvige Faini, Antonio De Luca, Alberto Dal Lago, Dany Orizio e Angelo Montanini. Ne siamo rimasti tutti molto sorpresi e siamo curiosi di vederlo alla fine, visto che abbiamo solo il nostro punto di vista.”

Quali sono i tuoi personaggi preferiti dei fumetti? Ce n’è qualcuno che ti piacerebbe disegnare in modo particolare?

“Mi piacerebbe realizzare delle copertine di Batman, ma ho capito che do il mio meglio quando mi fanno disegnare dei soggetti che non conosco e di cui ho piena libertà creativa. Eviterei la fantascienza, è troppo fuori dai miei canoni, mentre mi piacciono molto l’epica e il dark.”

Per quanto riguarda invece le serie tv e i film, quali di questi preferisci?

“Il Trono di Spade e Vikings mi hanno influenzato davvero tantissimo, anche nel mio lavoro. Gli stessi draghi del Trono sono una continua ispirazione per noi illustratori, dei draghi molto “bestiali” mentre i personaggi di Vikings mi piacciono molto per come sono stati ideati, sporchi, pieni di tatuaggi e acconciature particolari. Per quanto riguarda il cinema purtroppo, dopo Il Signore degli Anelli e anche Harry Potter, il media ha perso la vera essenza del fantasy con tutte le caratteristiche che piacciono a me. L’epica di Tolkien nei film mette in primo piano l’uomo in cerca di riscatto, mentre ne II Trono di Spade gli uomini peggiori sono quelli che alla fine riescono a salvarsi la testa, letteralmente. Parlando più in generale, devo dire che anche l’ultimo Avengers: Infinity War è stato un gran bel film che senza dubbio segnerà un’epoca.”

Tornando a parlare del tuo lavoro, quali sono le tecniche a cui fai più ricorso quando disegni?

“Fondamentalmente, lavoro sempre a matita o in digitale. Quando ho bisogno di alzare la testa dal foglio di carta o dal computer, scolpisco, questo perché sento proprio il bisogno di lavorare a mano. Mi piace scolpire col cutter, addirittura con la sega elettrica, lavorando anche il polistirolo con il filo a caldo, seppur non faccia molto bene alla saluta a causa della diossina che emana.”

Quali sono state nel corso degli anni le influenze che ti hanno segnato di più?

“Adoro in particolare Chris Achilleos, ma anche Frank Frazzetta e Boris Vallejo. Il mio stile comunque, seppur sia molto tradizionale, è in continua evoluzione, cerco di portare avanti i miei “ideali” e le mie tecniche in questo campo. Apprezzo molto Alan Lee e John Howe, seppur il primo sia molto distante da me per quanto riguarda la matita. C’è anche Les Edwards, artista che ha lavorato molto nel campo dell’horror e che ha anche realizzato diverse copertine di libri e giochi da tavolo. Mi ci sono ritrovato molto quando ho dovuto realizzare il gioco Barbarians, perché volevo andare nella stessa direzione in cui andava lui, ovvero verso lo “sword and sorcery”. Mi viene in mente anche Rodney Matthews, anche lui diverso da me per lo stile, molto ironico con un grande utilizzo delle caricature, ma le sue decorazioni mi piacciono molto. Uscendo dal discorso fantasy tradizionale, mi piace molto Gustave Dorè, le sue incisioni sono a dir poco spettacolari.”

Ci hai già dato qualche anticipazione prima, ma quali sono i tuoi progetti per il futuro?

“Parlavo prima del calendario, per il quale devo ancora decidere quante illustrazioni fare, visto che oltre ai dodici mesi ci sarebbe anche la copertina e il paginone centrale, ma vedrò cosa riuscirò a fare. Ho un pò di paura ad essere onesti, perche dopo aver lavorato con i miei colleghi Paolo Barbieri, Angelo Montanini, Edvige Faini, Dany Orizio, Alberto Dal Lago e Lucio Parrillo, è ovvio che avrò gli occhi puntati addosso. Sarà anche un prodotto diverso dal punto di vista estetico, ma cercherò, come dicevo all’inizio, di puntare sullo stile Rinascimentale, usando dei contrasti di luce particolari, mantenendo però alcune caratteristiche nei personaggi che li renderanno riconoscibili. Gandalf sarà si vecchio, però si vedrà che potrebbe essere un 60enne dei nostri giorni. A parte questo, ho concluso diversi progetti, come Barbarians e Legendarium, ho colorato un fumetto di Alfonso Font, e adesso ci sono in ballo progetti di altro genere, come il Centro Studi Tolkieniani, la Tana del Drago, che aprirà a Dozza. E’ un esperimento inedito che io sappia, e poi l’evento FantastikA, che stiamo ancora definendo. Esula un po’ da tutto questo, però sta nascendo anche un lavoro sugli Indiani d’America, altra mia grande passione, per cui dovrei illustrare le prime pagine dei capitoli, visto che sarà un libro fotografico sulla storia dei Nativi Americani. E’ un libro che io e Alessio Vissani abbiamo voluto realizzare facendo un viaggio di diversi mesi, andando a conoscere da vicino le tribù e il mio lavoro sarà quello di disegnare dei dettagli e delle scene che Alessio, per rispetto nei confronti dei nativi, non ha voluto fotografare.”

Che consigli ti sentiresti di dare ad un giovane disegnatore, o illustratore, che si affaccia a questo mondo?

“Il consiglio è lo stesso che sto dando a mio figlio, il quale pensava il fumetto potesse essere la sua strada, e alla fine si è iscritto ad un corso di E-Design presso la Nemo Academy di Firenze. E’ un percorso di tre anni che da uno sguardo su tutte le professioni creative che coinvolgono il disegno, dai comics al cinema, dall’animazione fino ai videogiochi. E’ un corso in cui, ad esempio, il primo anno non viene fatto toccare il computer, ci si concentra sul disegno dal vivo, l’acrilico, l’anatomia, ecc. Dal secondo anno viene introdotto anche il digitale. Se avete le idee chiare e avete una scuola di comics vicina a voi, è la strada giusta; molti dei professionisti che lavorano con me al calendario insegnano proprio in questi istituti. Cogliete anche le varie occasioni che vi si presentano, anche se vi sembrano lontane da quello che vorreste fare, perché anche il lavoro si evolve in continuazione. Se capita uno stage di un qualche disegnatore, cercate di seguirlo assolutamente e fatevi criticare, la buona critica è la migliore scuola”.

Grazie mille Ivan, è stato un piacere chiacchierare con te. Ti facciamo un grosso in bocca al lupo per tutti i tuoi prossimi progetti anche da parte dei nostri lettori!

“Viva il lupo e altrettanto a voi.”