Gabriele Muccino contro i David di Donatello: “Sono una schermaglia tra film minori”

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Gabriele Muccino

In questi giorni avrete letto o sentito delle recenti dichiarazioni di Gabriele Muccino: il famoso regista ha commentato decisamente stizzito le nomination dei David di Donatello, che hanno visto il suo film Gli anni più belli ottenere “solo” tre candidature, mentre altre pellicole, come Volevo nascondermi, Hammamet e Favolacce fare incetta di candidature, con, rispettivamente, 15,14 e 13 nomination.

Negli scorsi giorni, Gabriele Muccino aveva commentato Favolacce, con toni decisamente sarcastici, che hanno poi dato vita a tutta una serie di discussioni su Twitter. Queste le parole incriminate:

“Sto provando a guardare da stamattina Favolacce. Non lo sono ancora riuscito a finire. Sarò poco intelligente o cinefilo per comprenderne la grandezza? (Eppur sono di quelli che quando vedono Dogman, chiamano il regista per ricoprirlo di complimenti).”

Dopo alcuni giorni, Gabriele Muccino è tornato alla carica, affermando di voler abbandonare l’Accademia del Cinema Italiano, colpevole, a detta del regista, di aver perso contatto con il grande pubblico.

“Sto meditando di uscire dall’Accademia dei David di Donatello come giurato e non presentare mai più in futuro i miei film in gara. Non lo si può più considerare, come fu, il premio più prestigioso del cinema italiano nel mondo. Mi tiro fuori con amarezza, non certo invidia, per aver adorato il NOSTRO cinema più nobile e vederlo ridotto ad una schermaglia tra film minori, ignorati e /o sopravvalutati. Mi dispiace anche per il pubblico che ha perso interesse assistendo a gare tra film sconosciuti.

Come crediamo di riportare il pubblico italiano a tifare per il nostro cinema se i titoli in gara sono sconosciuti ai molti, e peraltro nemmeno tra i più amati!? Lo scollamento sarà sempre più marcato e disastroso per l’intera industria del cinema e della sua filiera.  Un saluto rispettoso va però al Presidente e a Direttore @PieraDetassis che sta cercando di risolvere con tutta se stessa gli enormi problemi ereditati da anni di clientelismo in cui addirittura i defunti votavano… Viva allora il cinema italiano, quello vivo.”

Il regista ha poi rincarato la dose, andando a spiegare ulteriormente il proprio punto di vista, oltre a tirare stoccate al livello di dialogo da social. Secondo Muccino, infatti, il cinema deve essere sì arte, ma anche popolare, non andando a premiare solo quei prodotti più ricercati ma guardando anche al valore popolare del prodotto.

“Avete mai sentito di quel tempo in cui i film di Fellini, Visconti, V. De Sica. Germi, Leone, altissima arte, incassavano quanto Zalone? Ecco il cinema è un’industria. Ha bisogno di soldi, ha bisogno di SPETTATORI che a loro volta, cercano nel cinema l’arte.

Il tenore delle conversazioni su questa piattaforma, lo so, è disarmante. Tutto il cinema italiano che ha vinto un’infilata memorabile di Oscar e stato seconda industria al mondo dopo Hollywood per 30 anni (‘43 – ‘73), è stato sì ARTE ma anche estremamente POPOLARE. Quindi finitela con questo pensiero provincial radical snob de noantri che pochissimo conosce il nostro cinema popolare che ha fatto la storia del cinema nel mondo. Un saluto agli ottusi, i saccenti, i provocatori e gli ignoranti. Buona Pasqua e voltiamo pagina. Dai su.”

Fonte: Twitter

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