Godzilla II – King of the Monsters di Michael Dougherty | Recensione

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Godzilla II - King of the Monsters

La new entry nel MonsterVerse della Warner, dopo Godzilla (2014) e Kong Skull Island (2017), è un film che sorprende per i temi trattati e la messa in scena. Godzilla II – King of the Monsters, di Michael Dougherty, è infatti un film capace di far entrare lo spettatore in un universo mostruoso che regala un’esperienza cinematografica incredibilmente immersiva.

Godzilla

Sono passati cinque anni dall’ultimo avvistamento di Godzilla, coinvolto nello scontro che aveva quasi raso al suolo la città di San Francisco. Emma (Vera Farmiga) e Mark (Kyle Chandler) Russell, due scienziati dell’agenzia cripto-zoologica Monarch, in seguito agli avvenimenti del 2014 persero il figlio minore e ora, cinque anni dopo, cercano di andare avanti e crescere la figlia maggiore, Madison (Millie Bobby Brown). Mark ha abbandonato la Monarch mentre Emma continua a lavorare per l’agenzia sviluppando una tecnologia in grado di comunicare con antiche super specie come Godzilla. A capo della Monarch troviamo due personaggi già noti: la dott.ssa Graham (Sally Hawkins) e il dott. Serizawa (Ken Watanabe) che proseguono i propri studi sui Titani, un tempo estinti ma che ora stanno tornando in vita per ristabilire l’equilibrio naturale del Pianeta.

È dunque subito centrale la tematica ambientale intorno alla quale ruota l’etica del film che si interroga su quale sia la cosa giusta da fare: lasciare che i Titani riportino l’umanità al suo equilibrio distruggendo così intere città e mandano a morire gran parte della popolazione? Oppure uccidere i Titani evitando il genocidio ma non la distruzione del Pianeta?

È così che il destino degli uomini si collega a quello dei mostri, l’umanità è qui accostata al mostro in quanto anch’egli animale spinto da impulsi primordiali quali nutrirsi, riprodursi e combattere.
Ma questo non deve far pensare che il film voglia descrivere gli uomini come villain peggiori di Thanos. Infatti la dicotomia buono-cattivo non è mai definita, i personaggi che pensiamo buoni possono fare scelte sbagliate, così come i personaggi che pensiamo cattivi possono fare scelte giuste. È quindi difficile incasellare i loro comportamenti in base a categorie come buono o cattivo e questo contribuisce a rendere i personaggi più credibili e sfaccettati. Oltre alla tematica ambientale l’altro grande protagonista del film sono proprio loro: i mostri, i Titani. Che qui non sono ridotti a grosse creature che combattono e basta, ma se ne fa una narrazione molto più epica e romantica.

Queste creature infatti sono considerate Dei, intorno a loro viene costruita un’aura mitica suggerita anche dalla storia di queste creature millenarie che hanno popolato le culture e l’immaginario di tutto il mondo fin dall’inizio dei tempi. L’epicità è suggerita anche a livello visivo, l’entrata in scena di ogni mostro è accompagnata da una fotografia che gioca molto con i chiaro-scuri, contribuendo a creare un’aura di mistero per poi presentare la creatura in tutta la sua potenza e grandezza, resa soprattutto grazie alla cg molto curata. Interessante anche la regia che dirige molto bene le scene di combattimento, protagoniste insieme ai mostri, rendendo gli scontri memorabili e coinvolgenti. Sicuramente il film dà il suo meglio su grande schermo.

Godzilla

Se nel 2014 l’eroe era il militare americano maschio alpha, nel 2019 (fortunatamente) il film presenta personaggi molto più sfaccettati ed interessanti. Il cast infatti spicca per la diversità di etnie e generi, cosa sempre molto positiva e apprezzabile e che permette al film di aprirsi anche a nuovi mercati, come quello cinese, ormai molto florido per il cinema americano. Sono tanti anche i personaggi femminili, che se nel primo film erano limitati a madri infermiere, qui diventano personaggi forti ed emancipati che muovono l’azione. Le donne nel film sono infatti caratterizzate in base alle loro competenze e non al loro ruolo familiare, cosa ancora purtroppo rara da vedere al cinema. Tra queste spicca anche Madison, interpretata da Millie Bobby Brown, la giovane star di Starger Things, che qui rischiava di interpretare un personaggio forse troppo simile a Eleven, ma che riesce a differenziarsi e dimostrare di essere un’ottima attrice anche su grande schermo.

L’unica nota dolente del film, che comunque non compromette la pellicola, è l’ironia forzata. Sono presenti battute sparse qua e là che nel 90% dei casi risultano appunto forzate e non scatenano il riso, ma anzi risultano stranianti. Comprensibile l’esigenza di voler sdrammatizzare in certi momenti data l’epicità che invade tutto il film, ma forse la battuta di spirito buttata là non è la scelta migliore.

In conclusione questo secondo capitolo di Godzilla risulta molto più interessante del previsto, bilancia quasi perfettamente “scazzottate tra mostri” e tematiche e personaggi interessanti, rendendo questo film un ottimo monster movie che potrebbe mettere d’accorso sia chi preferisce un approccio più riflessivo ai film sui mostri, sia chi entra in sala per vedere Godzilla che riempie di botte Ghidorah. Un ottimo monster movie che riesce a bilanciare scazzottate e riflessione risultando immersivo e di forte impatto senza prendersi troppo sul serio ma senza nemmeno scadere nel trash.