L'internet che Uccide le Fiere del Fumetto

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Premessa: questo articolo nasce a seguito di alcune esperienze personali recentemente vissute nell’ambito delle manifestazioni e delle fiere che riguardano il fumetto. Pertanto quanto di seguito espresso è chiaramente la visione di chi vi sta scrivendo.

 

Nel corso di ormai tanti anni come lettore assiduo ho avuto modo di partecipare a diversi eventi e manifestazioni, talvolta mi è persino capitato di organizzarne, che hanno a che fare in modo stretto con quello che è il mondo del fumetto. Data l’esperienza accumulata è, presumo, normale essere arrivati ad un punto in cui le facce di coloro presenti in fiera siano ormai note, tanto da aver anche stretto amicizie – o per lo meno buone conoscenze –  con chi di questi eventi ci vive. Non parlo solamente di coloro che le fiere le organizzano ma soprattutto di coloro che utilizzano questi appuntamenti per vendere i loro prodotti, e se da una parte è vero che talune persone tendono a lamentarsi spesso circa gli afflussi di gente e le “poche vendite” (ancora da certificare questa pochezza considerando il fatto che immancabilmente all’evento successivo li troveremo ancora con il loro stand a lamentarsi con il solito andazzo) dall’altra parte è innegabile che l’utente medio che presenzia al polo fieristico spende sempre meno.

No! Non mi avrai lurido verme!

Mi spiegherò meglio portando ai vostri occhi una situazione personale, anzi personalissima, che negli ultimi tempi è diventata per il sottoscritto rappresentazione totale di quel che il fumetto è stato, è e sarà. Non negherò certo di essere un accumulatore, recarmi verso la fiera di turno è sempre stato un modo per ricercare il fumetto-mattone-polacco-minimalista-di-scrittore-morto-suicida-giovanissimo-copie-vendute-2, di dare sfogo alla mia curiosità lasciandomi affascinare da copertine mai viste e, soprattutto, di tentare il recupero di storie e trame che non ho potuto leggere in passato. Quindi potrete capire il mio stupore quando, ritrovatomi di fronte a un volume 100% del Punitore di Garth Ennis a 10€ (che fino a qualche anno fa erano introvabili a prezzi inferiori di 40-60€) mi sono scoperto completamente privato di qualsivoglia desiderio d’acquisto. Non ci credete? Bé, nemmeno io inizialmente.

Nonostante questa mia mania e questa pulsione del voler sempre acquistare qualsiasi cosa catturi la mia attenzione, mi sono ormai convinto che comprare QUEL fumetto in fiera a me, come lettore, non sarebbe certamente convenuto. Non per il prezzo svalutato, anzi in quel caso specifico sarebbe stato un vero e proprio affare, ma perché oggi la tecnologia mi offre di più al minor prezzo.

Ho sempre sostenuto che acquistare qualsiasi prodotto in digitale o in cartaceo non facesse differenza, nonostante poi mi ritrovai costantemente ad espandere la mia biblioteca fisica maggiormente di quella elettronica, e che la cosa importante fosse leggere, acculturarsi, cercare di visionare quanto più possibile per aggiornare il proprio gusto, affinare le proprie idee e maturare concettualmente. Mi son sempre rivolto alle fumetterie e ai rivenditore da fiera che non fossero direttamente gli editori proprio perché desidero, seriamente, che tali negozi continuino a vivere e a proporre la merce sui propri scaffali ma mi sono accorto che, nel 2017 e negli anni a venire, è impensabile che questo “ecosistema” possa continuare a sopravvivere.

Partiamo da un concetto molto semplice: in fiera TUTTI propongono le stesse cose. In circa otto anni che giro per questi eventi noto che i fumetti sugli scaffali sono sempre gli stessi, centinaia di copie invendute di From Hell, Sin City, V per Vendetta, Cages, 300, Peter Pan, Robocop ecc. ecc. presenti sulle bancarelle della maggior parte dei rivenditori, gli stessi spillati che portano agli eventi oggi hai la sicurezza di ritrovarli l’anno successivo (o alla fiera successiva) o, ancora, i soliti manga in edizioni complete da centinaia di euro che mai verranno acquistati dal nuovo lettore che si sta per approcciare alla lettura, ne tanto meno dal vecchio che già sa cosa tali collezioni contengano.

Insomma, la scelta è sempre più scarna ed i fumetti “nuovi” (intesi degli ultimi uno o due anni di pubblicazione) si trovano quasi esclusivamente dai grossi distributori affiliati alle stesse case editrici. Prodotti che potrebbero essere una novità, rispetto allo standard fieristico, vengono esposti nell’ombra del fumetto del mese e sono accumulati lì per fare più presenza che sostanza ponendo al potenziale acquirente la domanda fatale: “perché dovrei acquistare qui qualcosa che potrei tranquillamente ordinare in fumetteria ottenendo magari anche uno sconto?”

Ecco, il mondo delle fiere è questo: Prodotti troppo vecchi che rimangono invenduti contrapposti a prodotti troppo nuovi che molti non acquistano in quanto già legati al venditore di fiducia della propria città. La via di mezzo, sfortunatamente, non esiste.

E se il fumetto nuovo possiamo recuperarlo direttamente dal nostro “fumettaro” come possiamo recuperare quei prodotti vecchi, quelle collezioni complete, che con un leggero sprazzo di bramosia guardiamo allontanarsi dalla nostra portata mentre il passo si avvicina alla bancarella successiva? La risposta è: In Digitale.

Anche noi italiani: Ci siamo!

Ci troviamo ormai in quel momento della storia in cui anche la nona arte trova la sua massima espressione nel formato digitale. Online è possibile trovare di tutto, dai Web-Comic originali come quelli di Wilder in formato tale da essere ottimizzati per la lettura da tablet e pc, alle trasposizioni in digitale di Verticomics e Panini (disponibile su iBooks, Kindle e Google PlayBooks) che ci permettono di aggiungere i fumetti più attuali alla nostra libreria elettronica, ma non solo. La cultura media che abbiamo raggiunto, e che man mano raggiungeremo, ci porta di fronte a nuove opportunità. Insomma, in un paese in cui oltre il 65% della popolazione sostiene di conoscere la lingua inglese non appare così assurdo che l’acquirente possa cominciare a ricercare la lingua originale anche, e soprattutto, nelle opere di intrattenimento.

E se questa cosa già succede nelle serie televisive e nel cinema (magari con l’ausilio dei sottotitoli per comprendere quanto meno lo slang ai nostri occhi più alieno) possiamo anche cominciare a spostare la nostra attenzione verso quelle piattaforme internazionali che, sfruttando il web, danno accesso ad un’infinita scelta di prodotti. Quindi come non citare l’abbonamento di Marvel Unlimited, dove ad un prezzo mensile esiguo si ottiene l’accesso a (quasi) tutta la storia Marvel dalla Silver-Age ad oggi, oppure comiXology, anch’esso con un abbonamento Unlimited permette di aver accesso ad un catalogo ampio e pieno prodotti di diverse case editrici come Valiant, Dark Horse ed Image, come d’altronde lo fa anche il Kindle Unlimited di Amazon, o ancora come non citare i migliaia di sconti che vengono applicati ai prodotti di punta delle Major House americane proprio sullo store di comiXology.

Ah, la bellezza di non avere quelle merde di spillati che occupano spazio inutilmente

Ed è così, con questi presupposti, che la comodità di internet arriva ad annientare totalmente il desiderio della “caccia” al volume che vogliamo, alla storia che ci serve, all’arc che vogliamo recuperare. Perché spingersi lontano dalla propria casa, dal proprio comodo wi-fi, per pagare l’ingresso ad uno “spaccio” di opere dove non vi è ne la certezza di trovare quanto cerchiamo né la possibilità di trovarlo ad un prezzo inferiore rispetto a quanto lo possiamo recuperare in digitale?

Non fraintendetemi, con questo non auspico certamente la chiusura dei negozi fisici, piuttosto credo che sia naturale che il “mercante da fiera” vada man mano a scomparire lasciando il posto a qualcosa che più si avvicina agli attuali bisogni del consumatore. La fumetteria ha un vantaggio imprescindibile rispetto al mercato digitale, il vantaggio composto dal rapporto umano tra Venditore e Cliente. L’esercente che gestisce una fumetteria spesso è anche un appassionato del genere e le possibilità di successo aumentano esponenzialmente grazie alla capacità di costruire un rapporto interpersonale con ognuno dei clienti che si presentano alla porta. Perché quando il lettore ha bisogno di un consiglio a chi altri potrebbe rivolgersi se non al suo negoziante di fiducia? Certo, come abbiamo ampiamente discusso prima siamo nell’era di internet e dunque una ricerca online potrebbe facilitare la scelta ma è anche vero che nel momento in cui si instaura un rapporto più intimo il venditore, basandosi sugli acquisti precedentemente effettuati dall’acquirente, può suggerire un giusto consiglio meglio di quanto uno sconosciuto possa fare sul web.

Il rapporto Negoziante-Cliente è ciò che fa la differenza

Questa caratteristica all’espositore fieristico manca, non conosce e mai saprà cosa ha letto e cosa piace al cliente di passaggio, non può instaurare nessun tipo di rapporto che possa instillare la fiducia nel compratore. Le sue possibilità sono limitate al proporre quello che il suo banchetto espone mentre dall’altra parte vi è un possibile cliente che ha tante possibilità quante sono i fumetti su ogni scaffale della fiera e tante altre quante sono i fumetti ordinabili dal fornitore di fiducia o, in tempi più recenti, dal web. E un espositore non ha modo di armarsi contro un fenomeno così grande come l’espansione mediatica del fumetto, non è in grado di stare dietro a questa evoluzione perché quest’ultima si muove molto più veloce, si adatta molto più in fretta ai gusti dell’utente finale e ancor più veloce offre una scelta virtualmente illimitata di generi e prodotti.

Dunque quando i nomadi negozianti smetteranno di guadagnare dai poli fieristici inizieranno a smettere di frequentarli, troveranno ripiego nel negozio specializzato smettendo di portare la loro stantia proposta all’ennesimo evento di settore e taluni verranno rimpiazzati, rimpiazzati da chi il fumetto non lo vende ma piuttosto lo vive. Tra i sopravvissuti troveremo i venditori di gadget ed oggettistica varia ma saranno gli stand degli editori a dettare nuovi standard, saranno gli stand espositivi e propositivi a dare nuova vita al mondo delle fiere, il principale motore che spingerà lo standista non sarà più “vendere” ma “mostrare”. Stiamo andando incontro ad un calo della domanda di fronte alla medesima offerta e poiché l’utente sarà sempre meno invogliato a spendere anche il polo fieristico dovrà, volente o nolente, evolversi. Ed è così che mi piace pensare che il futuro possa essere sempre meno “Fiera” e sempre più “Convention”