Dopo quasi 10 anni di assenza sul grande schermo Po, il leggendario il guerriero Dragone doppiato in lingua originale dal sempre grandioso Jack Black, è pronto a ritornare nei cinema di tutto il mondo con una nuova avventura in Kung Fu Panda 4. Riuscirà questo nuovo capitolo dell’amatissima saga della DreamWorks ad essere all’altezza dei lungometraggi che lo hanno preceduto? Grazie a Universal Pictures Italia abbiamo visto il film in anteprima e questa è la nostra recensione senza spoiler.

La saga di Kung Fu Panda è entrata ormai nella storia del cinema di animazione, iniziata nel 2008, l’epica storia di formazione di Po, il giovane e tenero Panda cresciuto da un’oca e destinato a diventare il protettore della Cina, si era conclusa 8 anni fa con una trilogia perfetta. Ogni film, infatti, ha raccontato perfettamente la crescita del giovane guerriero, da ragazzino che sognava il Kung Fu a Maestro delle Arti del combattimento in grado, anche da solo, di salvare l’intera Cina dai nemici che tentavano di conquistarla. La storia di Po era quindi conclusa, alla fine del terzo film il nostro eroe era riuscito a compiere il suo destino: diventare il degno Guerriero Dragone, il protettore della Cina e un maestro di Kung Fu, ma la sua carriera nel mondo delle arti marziali a quanto pare non era finita. Infatti dopo essere diventato il degno Guerriero Dragone per Po è arrivato il momento di appendere il mantello e il titolo al chiodo, prendere il posto che era del maestro Oogway e diventare la guida spirituale della Valle della Pace. Il chè non sarebbe un problema, ma è proprio questa premessa che fa crollare l’intero film.

Se infatti nella trilogia precedente ogni episodio era un piccolo passo della crescita del nostro protagonista, che in tre film passa dall’essere un novizio fino a diventare un maestro, in questo film ci troviamo un Po che deve abbandonare un titolo che ha appena guadagnato anche se il film non fa nulla per farci intendere che Po abbia bisogno di lasciare la sua carica. Certo, la saga di Kung Fu Panda ha avuto varie serie TV spin-off che raccontavano delle nuove avventure del guerriero Dragone, però anche contando quelle niente giustifica questa svolta narrativa. Po infatti è sempre lo stesso: un portentoso guerriero che però non si prende troppo sul serio anche se, nei momenti che lo richiedono, riesce ad essere saggio e risoluto, come un vero Maestro sa essere, quindi non si vede il motivo per cui debba ritirarsi. Anche il protagonista infatti è restio a voler trovare un successore e quando chiede spiegazione al Maestro Shifu, il Panda Rosso che lo ha addestrato, gli viene risposto lapidarimenete “perché sì”, senza dare una spiegazione coerente con la narrazione. Po, quindi, senza alcun motivo deve per forza trovare un successore e dimettersi da Guerriero Dragone.

Kung Fu Panda 4Nel frattempo, come se non ci potesse essere altro, la Valle della Pace è minacciata da un nuovo nemico: la Camaleonte, una terribile strega in grado di trasformarsi in chiunque voglia, doppiato in originale da Viola Davis. Un cattivo con un potere molto interessante e da un design super accattivante se non fosse che, quando ne vengono svelate le sue motivazioni risulta l’antagonista più blando e inefficace della saga. Se infatti una delle forza narrativa degli antagonisti dei precedenti capitoli era quella di essere fortemente legati alla crescita del protagonista, la Camaleonte è un personaggio che non ha nessun legame con Po, i due si scontrano, anche in questo caso, perché sì. Oltre all’introduzione della Camaleonte abbiamo anche quello di Shen, doppiata in lingua originale dalla comica Awkwafina, una ladruncola con cui Po sarà costretto dalle circostanze a collaborare ma con cui alla fine instaurerà un rapporto di amicizia e fiducia.

Di ritorno invece dai film precedenti abbiamo i, sempre apprensivi, padri di Po, Li Shan e il Signor Ping, sempre interpretati da Bryan Cranston e James Hong, che in questo caso non sono più solo il padre adottivo e naturale di Po ma che si comportano come una vera e propria coppia nella vita, scelta azzeccata e che diverte rendendoli forse la parte migliore del film. Anche Dustin Hoffman e Ian McShane ritornano come il maestro Shifu e Tai Lung, anche se con dei ruoli molto ridotti, ai limiti del cameo. Assenza importante dal film sono invece i cinque cicloni, liquidati in pochissimi minuti anche in questo caso “perché sì”.

Ed è proprio il “perché sì” il problema principale di questo film perché va cozzare profondamente a con la qualità narrativa della trilogia precedente, in cui c’è sempre una spiegazione, sia narrativa che morale e niente veniva lasciato al caso. Intendiamoci, non è che i primi tre Kung Fu Panda fossero dei film complessi, erano comunque film per un pubblico molto giovane, ma erano dei film con vari livelli di lettura. Erano film nati in un periodo storico dove il cinema d’animazione, anche quello per bambini, era anche pensato per un pubblico adulto e con una morale chiara ma non didascalica. In questo caso invece ci troviamo di fronte ad un film solo per bambini in cui gli spettatori, sia grandi che piccini, non vengono messi di fronte ad argomenti che vanno lo strato superficiale. Nel primo Kung Fu Panda, la scena in cui il papà di Po svela al figlio “Il segreto che si teneva dentro da anni”, sulla superficie può sembrare una gag, ma nelle parole del Signor Ping c’è un discorso più ampio di accettazione di se stessi e che ciò che ci rende speciali non è qualcosa di esterno. È un insegnamento profondo e importante per i bambini e per gli adulti ma in questo film non c’è niente di tutto ciò, purtroppo.

Parlando invece del comparto tecnico ci troviamo davanti ad un buon prodotto, anche se il budget ridotto rispetto ai capitoli precedenti (85M contro i 150M dei capitoli precedenti) in alcuni momenti si nota. Se infatti alcune scene sono molto belle e ben coreografate, anche grazie all’aiuto di veri esperti di arti marziali, alcuni render dei personaggi a volte risultano un po’ poveri rispetto ai film precedenti, quasi da sembrare presi direttamente dalle serie televisive in cui i character erano meno curati. Il ritmo del film è abbastanza incalzante, anche se la natura fin troppo didascalica nella prosecuzione della trama un po’ si sente e le gag a profusione, che sicuramente divertiranno i più piccoli, in alcuni contesti spezzano fin troppo l’azione.

Kung Fu Panda 4Kung Fu Panda 4 è un film riuscito a metà, se nella parte visiva il film regge ancora e in alcuni momenti stupisce con la bellezza delle immagini e delle inquadrature, dall’altra narrativamente non regge minimamente il confronto con i capitoli precedenti. Una trama fin troppo semplice, lineare e senza la profondità e i vari livelli di lettura a cui ci avevano abituato i film precedenti , rende questo nuovo capitolo della saga il meno riuscito delle avventure del Guerriero Dragone. I bimbi sicuramente si divertiranno mentre gli adulti, pur godendosi un buon prodotto non troveranno la magia e la profondità che c’erano nelle precedenti iterazioni della saga e questo è un grande peccato.


Kung Fu Panda 4 è ora disponibile nelle sale cinematografiche italiane. Di seguito il trailer ufficiale del film:

RASSEGNA PANORAMICA
Kung Fu Panda 4
6
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kung-fu-panda-4-la-caduta-del-guerriero-dragone-recensioneKung Fu Panda 4 è un film riuscito a metà, se nella parte visiva il film regge ancora e in alcuni momenti stupisce con la bellezza delle immagini e delle inquadrature, dall’altra narrativamente non regge minimamente il confronto con i capitoli precedenti. Una trama fin troppo semplice, lineare e senza la profondità e i vari livelli di lettura a cui ci avevano abituato i film precedenti , rende questo nuovo capitolo della saga il meno riuscito delle avventure del Guerriero Dragone. I bimbi sicuramente si divertiranno mentre gli adulti, pur godendosi un buon prodotto non troveranno la magia e la profondità che c’erano nelle precedenti iterazioni della saga e questo è un grande peccato.

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