La Paranza dei Bambini di Claudio Giovannesi – Il film tratto dal libro di Roberto Saviano | Recensione

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Raccontare per l’ennesima volta una storia sulla camorra, soprattutto come in questo caso dove i protagonisti sono dei bambini, non era facile. Proprio per questo motivo, questo compito è stato preso in mano da Claudio Giovannesi, regista già esperto sulla tematica della criminalità, ma soprattutto della giovinezza grazie ai suoi due film precedenti, ovvero Alì ha gli occhi azzurri FioreFin dalla prima sequenza, nella quale troviamo i nostri protagonisti e un’ altra gang, intenti nell’abbattimento di un albero di Natale, capiamo perfettamente che quello che stiamo per vedere non sarà una storia semplice, ma anzi ci troveremo davanti qualcosa di molto più complesso di quel che sembra.

La Paranza Dei Bambini è tratto dall’omonimo romanzo di Roberto Saviano, che qui insieme al regista e a Maurizio Braucci ha anche scritto la sceneggiatura. Per Saviano non è la prima esperienza cinematografica, dal momento che, come tutti sanno dal suo primo libro Gomorra sono stati tratti l’omonimo film diretto da Matteo Garrone e la serie tv di Sky che quest anno arriverà alla sua quarta stagione, mentre sempre quest anno arriverà anche la serie tratta dal suo secondo romanzo ovvero ZeroZeroZero che è stata diretta da Stefano Sollima.  Se si conosce duque il personaggio di Saviano, e ciò che scrive, ci si potrà immaginare quale tipo di direzione potrà prenderà il film, mentre invece qui Giovannesi più che un film sulla criminalità crea una storia d’amore. In essa si mescolano l’amicizia, il dramma famigliare e la noia che questi protagonisti sconfiggeranno compiendo pessime scelte e iniziando a diventare l’opposto di ciò che erano prima.

Si potrebbe dire che questo sia un film più che di formazione, sia infatti di deformazione. Un film nel quale questi nove giovani ragazzi, pur di diventare qualcuno e farsi rispettare dal prossimo, smetteranno di essere loro stessi. Come nella maggior parte di questo tipo di film, i protagonisti sono tutti dei non professionisti. Il protagonista, interpretato magistralmente da Francesco Di Napoli, dimostra una capacità attoriale fantastica capace di variare a seconda dei diversi momenti e registri che si susseguono nella pellicola. Bellissimi sono i momenti tra lui e la sua fidanzata, interpretata in modo eccellente da Viviana Aprea, o quelli con la sua famiglia, composta da fratello e madre. La bellezza di questo personaggio arriva al pubblico in tante sequenze che spaziano da momenti divertenti a momenti di assoluto dramma, come quello in cui si traveste da donna, per poi passare ad una scena di pianto dopo aver compiuto un omicidio che distrugge tutta l’allegria che si era creata in quegli istanti. Molto belle le piccole parti riservate al protagonista di Reality, Aniello Arena e a Renato Carpentieri, unici veri attori di tutto il cast.

Giovannesi riesce a creare, a differenza di Gomorra, un film che riesce quasi a far ridere. Un film interessante anche per il carattere sociologico di questi ragazzi, che non riescono ingenuamente a comprendere come i social siano tutto sommato la vita reale e non una bolla sicura in cui potersi mostrare alla faccia delle forze dell’ordine. Ciò rende loro degli inesperti, ed è questo c conti fatti il filo conduttore di tutta la trama. Sono ancora dei bambini che cercano di ostentare ciò che non sono, non rendendosi conto delle conseguenze inevitabili e del danno che permarrà sempre nella loro vita.