Una bella giornata di sole, un giardino curato, una casa pulita e confortevole, bambini che giocano sul porticato, donne che chiacchierano davanti a una tazza di tè, uomini che parlano di lavoro appartati in una stanza. Tutto sembra perfetto se non fosse che a pochi metri di distanza si sta consumando l’inferno. Jonathan Glazer a dieci anni dal suo sensazionale Under The Skin, sperimentale film di fantascienza con una splendida Scarlett Johansson, torna al cinema con La Zona d’Interesse (The Zone of Interest), adattando uno dei romanzi più belli e toccanti di Martin Amis. Come per Sotto la Pelle di Faber – autore di Il Petalo Bianco e il Cremisi – Glazer decide di staccarsi quasi completamente dall’opera letteraria di partenza adattando il romanzo ma mantenendo le stesse sensazioni di inquietudine. La Zona d’Interesse dopo il suo passaggio al Festival di Cannes arriva alla Festa del Cinema di Roma accompagnato dal suo regista.

Un uomo e sua moglie tentano di costruire una vita perfetta in un luogo apparentemente da sogno: giornate fatte di gite in barca, il lavoro d’ufficio di lui, i tè con le amiche di lei e le scampagnate in bici con i figli. Ma questo uomo è Rudolf Höss (Christian Friedel), comandante di Auschwitz, che insieme la moglie Hedwig (Sandra Hüller) si impegnano per costruire la vita che sognavano per la loro famiglia, nel piccolo idillio di una villetta con giardino costruita esattamente di fianco al muro del campo…

Le premesse potrebbero sembrare delle più comuni, una famiglia borghese vive una tranquilla vita in campagna, lontana dal frastuono cittadino con una serie di problematiche che incontrerebbe una qualsiasi famiglia. Se non fosse che il protagonista della vicenda è Rudolf Höss, uno dei più longevi comandati del campo di concentramento di Aushwitz – famoso per avere introdotto il gas Zylkon B, con lo scopo di uccidere più velocemente e più persone – insieme ad una schiera di SS del regime nazista. Ed è così che l’idillio apparente si trasforma nell’incubo più terribile, già preannunciato da quel suono terribile e stridente, quel nero che invade la sala non appena il film inizia per poi gettare uno sguardo su un tranquillo pic-nic di una famiglia sull’argine di un fiume in una calda giornata primaverile.

La zona d’interesse è un luogo sospeso, tanto perfetto quanto terribile e Jonathan Glazer sa alla perfezione come rappresentarlo. Dopo l’inquietudine in film come Birth con Nicole Kidman, Under The Skin e una serie di corti – dove su tutti spicca The Fall Glazer tratta uno dei periodi storici più terribili della storia dell’uomo in un modo completamente nuovo e straniante mettendo lo spettatore davanti ad un dilemma morale. Non è la prima volta che l’olocausto viene raccontato dal punto di vista dell’oppressore, basti pensare al bellissimo e terribile romanzo di Littel “Le Benevole” ma è la prima volta che il terrore del nazismo viene messo in scena in questo modo.

La Zona d'InteresseGlazer decide di non mostrare le atrocità ma di farle ascoltare, ed è forse il modo più terribile per rendere partecipi gli spettatori. Dall’inizio alla fine, pur non mostrando atti di violenza esplicita, questa è percepibile dai terribili suoni che provengono dal di là del muro, tra urla di terrore, spari di fucile, pianti di bambini e il costante fumo nero delle camere a gas in lontananza, visibile da ogni finestra della casa nella zona d’interesse, come il costante rumore del treno che va e viene, e la colonna di fumo che esce dalla locomotiva. Glazer con una regia fredda, impostata, simmetrica e precisa, posiziona la macchina da presa in zone strategiche della casa e dell’esterno della tenuta, creando una sensazione di equilibrio ed ordine dove questi sono totalmente assenti. Gli unici momenti positivi della pellicola sono rappresentati in bianco e nero, in negativo, con una visione notturna, depersonalizzando e togliendo ogni barlume di gioia che quel momento avrebbe potuto trasmettere. Nella zona d’interesse c’è chi resta per la famiglia, chi scappa per il cattivo odore delle camere a gas o per ricevere una promozione di lavoro e chi perde la vita a pochi metri dell’idillio.

Ed è proprio il sonoro il punto di forza di La Zona d’Interesse, che mescola sperimentalismi musicali a suoni terribili, i più terribili che si possano ascoltare. La pornografia del dolore viene così totalmente annullata, lasciando solo immaginare allo spettatore le atrocità che stanno avendo luogo dall’altra parte della recinsione, per terminare con uno dei finali più nichilisti, freddi, stranianti della storia del cinema recente, una discesa verso l’abisso nella totale indifferenza.

La Zona d’Interesse (The Zone of Interest) è la prova della capacità registica e narrativa di Jonathan Glazer. Dopo dieci anni dal suo ultimo film, il regista torna adattando il potente romanzo omonimo di Martin Amis in un film che narra l’olocausto da un punto di vista differente ponendo lo spettatore di fronte ad un dilemma etico e sociale. Con un comparto sonoro capace di narrare più di qualsiasi immagine, La Zona d’Interesse è un capolavoro dell’orrore, un orrore reale, alla luce del sole, che volge verso una discesa verso il baratro nel buio più totale di una dei peggiori periodi che la storia dell’uomo possa ricordare.


La Zona d’Interesse arriverà nelle sale cinematografiche italiane il 18 gennaio 2024 distribuito da I Wonder Pictures. Di seguito il trailer ufficiale del film:

RASSEGNA PANORAMICA
La Zona d'Interesse
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Classe 1995, laureato in critica cinematografica, trascorro il tempo tra un film, una episodio di una serie tv e le pagine di un romanzo. Datemi un playlist anni '80, una storia di Stephen King e un film di Wes Anderson e sarò felice.
la-zona-dinteresse-lincomunicabilita-del-male-di-jonathan-glazer-recensione-speciale-roff18La Zona d'Interesse (The Zone of Interest) è la prova della capacità registica e narrativa di Jonathan Glazer. Dopo dieci anni dal suo ultimo film, il regista torna adattando il potente romanzo omonimo di Martin Amis in un film che narra l’olocausto da un punto di vista differente ponendo lo spettatore di fronte ad un dilemma etico e sociale. Con un comparto sonoro capace di narrare più di qualsiasi immagine, La Zona d'Interesse è un capolavoro dell’orrore, un orrore reale, alla luce del sole, che volge verso una discesa verso il baratro nel buio più totale di una dei peggiori periodi che la storia dell’uomo possa ricordare.

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