Dal 28 febbraio con due episodi a settimana, arriva su Sky e NowL’arte della Gioia” serie in sei puntate diretta da Valeria Golino e interpretata da Tecla Insolia, Valeria Bruni Tedeschi e Jasmine Trinca. La serie è ispirata alla prima parte del romanzo omonimo di Goliarda Sapienza, edito in Italia da Einaudi Editore ed è stata presentata nella selezione ufficiale di Cannes 77 a cento anni dalla nascita della scrittrice siciliana. L’Arte della Gioia è scritta da Valeria GolinoLuca Infascelli, Francesca MarcianoValia Santella Stefano Sardo e grazie a Sky abbiamo potuto vedere l’intera serie e di seguito vi riportiamo il nostro parere.

Modesta, nata in Sicilia il primo gennaio del 1900 da una famiglia povera, in una terra ancora più povera, è la protagonista di questa storia drammatica e avventurosa. Fin dall’infanzia, animata da un insaziabile desiderio di conoscenza, di amore e di libertà, è disposta a tutto pur di perseguire la sua felicità, senza piegarsi mai alle regole di una società oppressiva e patriarcale a cui sembra predestinata. Dopo un tragico incidente che la strappa alla sua famiglia, viene accolta in un convento e, grazie alla sua intelligenza e caparbietà, diventa la protetta della Madre Superiora. Il suo cammino la conduce poi alla villa della Principessa Brandiforti, dove si renderà indispensabile ottenendo sempre più potere nel palazzo. Questo suo incessante movimento di emancipazione si accompagna a un percorso di maturazione personale e sessuale, che la porta a varcare il confine tra lecito e illecito, conquistando giorno dopo giorno il suo diritto al piacere e alla gioia.

L’arte della gioia, si configura da subito come una delle trasposizioni letterarie più ambiziose e coraggiose degli ultimi anni. Tratta dall’omonimo romanzo di Goliarda Sapienza, l’opera affronta tematiche complesse come la libertà sessuale femminile, l’identità di genere e il percorso di autodeterminazione in un contesto storico caratterizzato da rigide convenzioni sociali. La protagonista, Modesta, è una giovane donna determinata a sfidare le imposizioni del patriarcato e a riscrivere le regole della propria esistenza. La serie si distingue per il suo approccio stratificato e visivamente potente, capace di scuotere lo spettatore con un racconto tanto crudo quanto poetico.

La serie è basata sulla prima parte del romanzo omonimo, scritto tra il 1967 e il 1976 che ha subito una lunga e travagliata storia editoriale. Ritenuto troppo audace e provocatorio per il panorama italiano dell’epoca, rimase inedito fino al 1998, quando venne pubblicato in Francia, trovando finalmente il riconoscimento che meritava. Modesta si impone da subito come una protagonista rivoluzionaria, una figura dirompente che sovverte ogni aspettativa: una donna che osa vivere senza compromessi, mettendo in discussione il ruolo tradizionale femminile nella famiglia, nella religione e nella politica. Il romanzo esplora il desiderio e la sessualità femminile con una libertà e un’intensità raramente viste nella letteratura del tempo. Il viaggio di Modesta attraversa decenni di storia italiana, dalla Sicilia rurale di inizio Novecento fino ai fermenti dell’emancipazione. Valeria Golino raccoglie questa eredità con rispetto, ma anche con una visione cinematografica personale, riuscendo a conservare lo spirito sovversivo del testo senza rinunciare alla sua cifra autoriale.

La regista affronta l’adattamento con una regia audace e raffinata, fondendo diversi generi cinematografici. La serie si muove tra il thriller erotico e il dramma familiare, mantenendo costante l’intensità emotiva della protagonista. L’atmosfera, densa e sensuale, accompagna la trasformazione di Modesta, che da orfana emarginata si evolve in una donna capace di plasmare il proprio destino. La fotografia avvolgente e i giochi di luce creano immagini di grande impatto estetico, esaltando le scenografie barocche della Sicilia e il contrasto tra l’opulenza aristocratica e la rigidità delle convenzioni sociali. Golino non si limita a mettere in scena la storia, ma la rilegge attraverso una messa in scena evocativa, simbolica e quantomai attuale. I momenti più intimi sono trattati con una delicatezza, mentre le sequenze di tensione sono scandite da un montaggio serrato che amplifica i conflitti interiori della protagonista. Tuttavia, alcune scelte narrative nella prima parte della serie potrebbero risultare controverse per il pubblico più sensibile. La rappresentazione di scene particolarmente esplicite, con protagonisti bambini, pone interrogativi sia etici che stilistici. Se da un lato tali scelte rafforzano la volontà dell’autrice di restituire la spietatezza del romanzo originale, dall’altro potrebbero risultare disturbanti, generando un impatto emotivo che non tutti gli spettatori potrebbero apprezzare. Un equilibrio difficile, che testimonia la volontà della regista di non edulcorare la materia narrativa, ma che al contempo potrebbe suscitare reazioni contrastanti.

Tecla Insolia regala un’interpretazione straordinaria nei panni di Modesta. Il suo ritratto della protagonista è vibrante e ricco di sfumature: una donna che cresce e cambia, oscillando tra l’ingenuità giovanile e una determinazione feroce. Insolia riesce a catturare la trasformazione di Modesta con una presenza scenica potente e magnetica. Valeria Bruni Tedeschi è altrettanto incisiva nel ruolo della principessa Gaia Brandiforti, personaggio della decadenza aristocratica siciliana. Il suo carisma e la tensione emotiva che instaura con Modesta ne fanno una figura indimenticabile. Bruni Tedeschi conferisce alla principessa un’aura di fragilità e potere, rendendo ogni sua scena memorabile ed iconica. Jasmine Trinca, nel ruolo di Madre Leonora, sfida gli stereotipi legati alla figura della religiosa, portando in scena un personaggio stratificato e complesso.

Uno degli aspetti più rilevanti della serie è la rappresentazione della sessualità e dell’identità femminile. Modesta vive il proprio desiderio senza essere incasellata in definizioni rigide, incarnando una libertà che ancora oggi risulta rivoluzionaria. In un’epoca in cui le donne erano spesso relegate a ruoli prestabiliti, la protagonista si appropria del diritto di vivere secondo le proprie regole, senza vergogna né sensi di colpa. Le relazioni di Modesta non sono mai presentate come tabù, ma come espressione di crescita e scoperta di sé. Golino evita qualsiasi deriva voyeuristica, privilegiando una narrazione che mette al centro le emozioni e la profondità dei rapporti umani. La fluidità con cui la serie affronta il tema dell’identità sessuale si inserisce perfettamente nel contesto del racconto di formazione, facendo emergere la complessità dell’esperienza umana senza semplificazioni.

Con L’arte della gioia, Valeria Golino firma un’opera potente, capace di riportare alla luce un capolavoro letterario troppo a lungo ignorato. La serie non è solo un adattamento fedele, ma anche una rilettura attuale e consapevole, che dialoga con il presente e riafferma l’importanza di raccontare storie di donne forti, complesse e libere. In un panorama audiovisivo sempre più affollato, L’arte della gioia si distingue per il suo coraggio tematico, la ricercatezza visiva e le interpretazioni di altissimo livello. Una serie che non lascia indifferenti e che si candida a diventare uno dei titoli più significativi dell’anno.


L’Arte della Gioia è su Sky e NOW con due episodi a settimana a partire dal 28 febbraio. Ecco il trailer della serie:

RASSEGNA PANORAMICA
L'arte della Gioia
8.5
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Classe 1995, laureato in critica cinematografica, trascorro il tempo tra un film, una episodio di una serie tv e le pagine di un romanzo. Datemi un playlist anni '80, una storia di Stephen King e un film di Wes Anderson e sarò felice.
larte-della-gioia-dal-romanzo-di-goliarda-sapienza-un-viaggio-tra-emancipazione-e-scandalo-recensioneCon L’arte della gioia, Valeria Golino firma un’opera potente, capace di riportare alla luce un capolavoro letterario troppo a lungo ignorato. La serie non è solo un adattamento fedele, ma anche una rilettura attuale e consapevole, che dialoga con il presente e riafferma l'importanza di raccontare storie di donne forti, complesse e libere. In un panorama audiovisivo sempre più affollato, L’arte della gioia si distingue per il suo coraggio tematico, la ricercatezza visiva e le interpretazioni di altissimo livello. Una serie che non lascia indifferenti e che si candida a diventare uno dei titoli più significativi dell’anno.

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