“Nostalgia canaglia” è una canzone di Al Bano che, anche per chi non fosse fan del popolare cantante pugliese, racconta in maniera semplicistica un sentimento che, almeno una volta, ha pervaso chiunque tra di noi. Il ricordo di quando si era più giovani, e forse spensierati, spesso porta a valutare e sopravvalutare prodotti ed eventi di un periodo a cui molti guardano con occhi sognanti, spesso sbagliando. E la nostalgia è uno degli elementi portanti di “L’Effetto He-Man” di Brian “Box” Brown, edito in Italia da Bao Publishing, in cui l’autore, dopo averci raccontato la storia di Tetris, torna con un volume a metà tra un saggio e documentario che ci parla di capitalismo, pubblicità, marketing, suggestione, giocattoli e, ovviamente, nostalgia.
L’Effetto He-Man – Come i produttori americani di giocattoli ti vendono i ricordi della tua infanzia (questo il titolo completo) è a tutti gli effetti un documentario, disegnato in maniera molto chiara e ordinata, che ci racconta e spiega la strategia emotiva della nostalgia, partendo però da molto prima che questo termine venisse utilizzato in maniera massiva. Brown parte infatti da un assunto molto chiaro:
È possibile che la più grande ricchezza dell’umanità sia il potere della nostra immaginazione.
Da qui, passando per il De Bello Gallico di Giulio Cesare alla propaganda di arruolamento statunitense, a Topolino, a He-Man e Star Wars, l’autore analizza come l’immaginazione e la suggestione possano essere usate e sfruttate per qualsiasi tipo di scopo, concentrandosi, in questo caso, sulle ripercussioni che possono avere in ambito commerciale e pubblicitario, di comunicazione di massa e marketing, ponendo l’attenzione, soprattutto nella prima parte del volume, sulla figura di Edward Bernays, uno dei primi pubblicitari americani, inventore dell’espressione “fabbrica del consenso” e uno dei primi a intuire il potere esplosivo del marketing in fatto di indirizzamento del pensiero, che sia a fini commerciali, sociali o politici.
L’effetto He-Man funziona benissimo perché l’autore non si arroga il diritto di giudicare e criticare, ma ci racconta le vicende ben sapendo di essere parte, volente o nolente, dello stesso meccanismo, cercando quindi di ampliare la nostra consapevolezza (o, per chi non ci avesse mai fatto troppo caso, dare una nuova chiave di lettura) senza ipocrisia, senza ergersi a paladino della giustizia, ma col sapore dolce amaro di chi, pur sapendo di essere a sua volta vittima del meccanismo della nostalgia e di essere stato cresciuto in un mondo che ha sfruttato la sua immaginazione ed i suoi sentimenti per arricchirsi, si gode comunque il viaggio, con la consapevolezza di essere un ingranaggio di una macchina impossibile da fermare.
Brown sceglie infatti di non ergersi a moralizzatore, ma di documentare ed affrontare tutti i meccanismi dietro al fenomeno, guardando la vicenda dal lato tecnico della pubblicità e della costruzione dell’immaginario, senza disdegnare un approfondimento su come il meccanismo sia stato aiutato dalla politica e dalle leggi e, quando questo non avveniva, di come si siano trovate scorciatoie per aggirare eventuali divieti o paletti. L’effetto He-Man, inoltre, cerca di raccontare anche le dinamiche sociali della vicenda, i tentativi di tutela dei bambini, veri bersagli di un bombardamento a base di giocattoli, cartoni animati e pubblicità. Quei bambini che, una volta cresciuti, sono spesso “vittime” (virgolettato d’obbligo) della nostalgia, persone adulte spesso convinte, soprattutto a causa di quanto sopra, che i cartoni animati della loro infanzia siano migliori, che i giocattoli della loro infanzia siano migliori, che i film della loro infanzia siano migliori, spesso sbagliando e dando troppo peso ad un bias cognitivo imposto in maniera furba e subdola dal mondo del marketing.
L’Effetto He-Man, oltre ai già citati pregi, ha la grande qualità di scorrere in maniera pressoché perfetta, pur nella sua natura molto più documentaristica che di narrativa “classica”, con un ritmo calzante che incrocia alla perfezione immagini e testi, e che va letto esattamente come se si stesse guardando un documentario in tv.
Dopo il grande successo di Andre The Giant e Tetris, con L’Effetto He-Man Brian “Box” Brown ci porta in un viaggio alla scoperta dei meccanismi sociali, pubblicitari e di marketing che hanno influenzato svariate generazioni e che hanno accresciuto e sfruttato in maniera spropositata l’effetto nostalgia, con un volume a fumetti adatto sia a chi non si è mai posto nessuna domanda sull’argomento, sia a chi invece ha già avuto modo di interessarsene.
L’Effetto He-Man di Brian “Box” Brown è ora disponibile in tutte le fumetterie, librerie e store online edito da Bao Publishing