L’esorcista: un’opera che trascende l’Horror.

0

L’Horror è un genere che, sia in letteratura che al cinema, viene spesso preso in considerazione solo come puro intrattenimento che ha il solo scopo di terrorizzare il lettore/spettatore. Soprattutto negli ultimi anni, risulta difficile trovare degli horror che riflettano seriamente e in maniera decisa tematiche importanti e/o spesso evitate. Ma in questa lista immensa di libri e film spaventosi ma poco incisivi, ci sono delle eccezioni.
Edgar Allan Poe, Stephen King e Howard Phillips Lovecraft sono gli autori che più hanno inciso a livello narrativo su questo genere, creandolo nel caso di Poe. Le loro opere affrontano spesso temi importanti e che lasciano un segno, a volte facendoci capire come l’uomo sia più spaventoso di fantasmi e altre creature.
E non è un caso se alcuni dei film horror più belli e incisivi siano trasposizioni di alcune di queste opere letterarie. Basti pensare a “Shining”, adattamento (ma non troppo) di Stanley Kubrick dell’omonimo romanzo di Stephen King , o a “Rosemary’s Baby” di Roman Polanski tratto anche questo dal romanzo di Ira Levin. Questi due film sono l’esempio di come l’horror possa oltrepassare e distruggere l’etichetta di “semplice film d’intrattenimento”, diventando un vero e proprio “specchio” della psiche umana e di tematiche legate alla società e alla storia.

Ma c’è un film in particolare, anche questo adattamento di un romanzo, che può essere considerato la massima espressione di questo concetto e che ha inciso irrimediabilmente sulla nostra cultura e sul genere dell’orrore: “L’esorcista”.

l'esorcista

Nel 1971 venne pubblicato un romanzo chiamato “L’esorcista”, scritto da William Peter Blatty, che si era ispirato a un caso di possibile possessione demoniaca ai danni di un ragazzo di 14 anni avvenuto nel 1949 nel Maryland che il Washington Post aveva riportato.
Il libro ebbe un successo incredibile (vendette 13 milioni di copie) e così la Warner Bros ne acquistò i diritti per poterne realizzare un adattamento cinematografico.

Dopo la ricerca di un regista in grado di realizzare il film (il ruolo fu offerto anche a Kubrick, che declinò poiché voleva dirigere film scritti da lui stesso), fu scelto William Friedkin, fortemente voluto da Blatty che aveva già lavorato con lui. Nel dicembre del 1973 (ottobre 1974 in Italia), dopo vari problemi di produzione e sul set, su cui non ci soffermeremo, il film riuscì ad arrivare al cinema (anche se con dei tagli imposti dalla censura). Anche se in un primo momento divise la critica, tra chi lo considerava un film unico nel suo genere e chi invece lo disprezzava etichettandolo come un film addirittura offensivo e con dei pessimi effetti speciali, con gli anni riuscì ad assumere sempre più importanza diventando un cult (se non IL CULT) assoluto dell’Horror. Ma fin dal primo momento in cui uscì, era chiaro che avrebbe inciso in maniera indelebile sulle future produzioni di questo genere e sul modo di affrontare l’Horror e alcune importanti tematiche.

l'esorcista

 

Ma perché questo film è così importante?

Negli anni successivi all’uscita del film si cominciò a parlare maggiormente e in maniera più approfondita del caso delle possessioni demoniache e del ruolo che la Chiesa ha in questo particolare aspetto “religioso”.
Il libro, e il film, non è un semplice racconto di una ragazzina impossessata che deve essere liberata tramite un rituale risalente a secoli e secoli fa, ma è un vero e proprio cammino spirituale e morale non solo legato alla fede e ai conflitti tra i credenti e gli atei, ma anche all’importanza dell’uomo e delle sue scelte.
Per quanto possa sembrare assurdo, quest’opera fece riflettere in molti su cosa sia la fede, sul significato religioso dato al male e sul rapporto tra scienza e religione.

Cominciarono ad apparire sempre più articoli riguardo casi di sospette possessioni, le richieste di esorcismi aumentarono esponenzialmente e il Cristianesimo ottenne sempre più consensi negli Stati Uniti.
Il dibattito riguardo all’utilizzo e all’efficacia degli esorcismi si accese (e ancora oggi è vivo) e costrinse la Chiesa e i suoi rappresentati a prendere delle posizioni considerando anche gli sviluppi in campo scientifico e medico. Gli stessi membri della Curia cominciarono a interrogarsi su quando bisogna agire col rito dell’esorcismo e come bisogna distinguere ciò che viene considerata una manifestazione demoniaca da un problema medico, quasi sempre psichiatrico.

l'esorcista

Ma anche tra gli atei cominciò ad avere maggior rilevanza questo particolare aspetto: se tra i credenti e addirittura la stessa Chiesa si rivalutò l’Esorcismo e si mantenne una “politica” di maggior cautela di fronte a questi casi, dal’altra parte gli atei e anche molti medici/scienziati cominciarono a interrogarsi se effettivamente ci fosse una sorta di “energia” o entità maligna che potesse in qualche modo influire sul nostro mondo, mettendo così in discussione il rapporto tra scienza e religione. Il risultato fu quindi una sorta di avvicinamento sia da parte di atei che di credenti, che cominciarono a parlare di un compromesso tra ragione (scientifica) e fede.
Ovviamente questo effetto non coinvolse tutti e molti rafforzarono le loro idee considerando impossibile un compromesso tra le due cose.

Per tutta la durata del film l’inquietudine non è causata solo dall’entità maligna, qui identificata con il demone babilonese Pazuzu, ma anche dalla nostra realtà fatta di sofferenza e continue lotte interiori, personificate dalla madre di Regan (Chris), atea, e da Padre Karras, prete che vive una profonda crisi spirituale dovuta anche alla perdita della madre. Questi due personaggi affiancati sono una dimostrazione dell’opposizione tra fede e ragione, ma creano anche una sorta di equilibrio dove la ragione e la miscredenza, aspetti principali della madre di Regan, sono costrette a essere messe in discussione di fronte alla Fede e alla manifestazione di questa, di cui allo stesso tempo però Padre Karras dubita. Il senso comune che sorge in questi due personaggi è quello del dubbio su tutto ciò che ci circonda e soprattutto sulla piccolezza dell’uomo in confronto alla natura del mondo, sia razionale che spirituale.

È nel finale che tutti i contrasti vengono portati all’apice per poi essere “distrutti”: nell’esorcizzare Regan, Padre Merrin, uomo di fede assoluta e incontrastabile che aveva dato inizio alla storia ritrovando la statua di Pazuzu in un sito archeologo (metafora della fede che inevitabilmente porta all’accettazione del male assoluto) , perde la vita. È quindi Karras, l’uomo pieno di dubbi e in forte crisi spirituale, che salva Regan sacrificandosi e quindi “innalzandosi” alla fede con un atto estremo, forse attuato anche per porre fine alle sue sofferenze interiori. E nel sacrificandosi uccidendo il demone, Karras uccide anche i dubbi e il male che cercava di creare divisione portandosi via un’innocente, vittima anche del continuo e insignificante contrasto tra ragione e fede.

Il messaggio è chiaro: il contrasto tra ragione e fede, scienza e Dio, è uno degli aspetti fondamentali con cui l’uomo, piccolo e nullo di fronte al tutto, deve confrontarsi. L’impatto sulla nostra cultura e sulle nostre convinzioni, come detto prima, è evidente e dimostra come un film possa trascendere il concetto di intrattenimento per diventare uno specchio della nostra condizione, facendosi portatore di messaggi importanti e che possono cambiare noi e la nostra società.

l'esorcista

L’altro aspetto fondamentale per cui “L’esorcista” è un più di un semplice film horror è l’aspetto legato soprattutto alla trasposizione cinematografica.
Il film si distingue da molti altri film horror per il suo ritmo e la sua narrazione, aspetti esaltati anche dai critici.
Non ci troviamo più di fronte al classico horror che alterna momenti di grande intensità e paura a momenti più rilassati e “pacifici”, ma è un continuo esplorare i lati più oscuri dell’uomo e della realtà che lo circonda attraverso continue scene dal profondo significato che non lasciano spazio alla positività, ma che ci mettono di fronte la realtà nuda e cruda.

l'esorcista

L’esorcista” è dunque un’opera complessa e profonda, che andrebbe letta e/o vista almeno una volta, che ha segnato la nostra società e che ha aperto la strada a molte domande e a nuovi confronti tra ragione e fede, ma che ha anche influenzato il modo di concepire l’Horror e ha stabilito un modo con cui un film debba affrontare temi importanti colpendo e segnando lo spettatore nel profondo senza scadere nella superficialità.

 

Lascia un commento