Dal 6 marzo con Warner Bros. arriva nelle sale l’attesissimo nuovo film del regista premio Oscar, Bong Joon-ho, Mickey 17 con protagonista uno straordinario Robert Pattinson, Mark Ruffalo, Toni Collette, Naomi Ackie e Steven Yeun. Il film appartiene al genere fantascientifico puro ma non dimentica un’importante satira politica al mondo occidentale contemporaneo con uno sguardo attento alle contraddizioni proprio degli Stati Uniti. Grazie a Warner Bros. abbiamo potuto vedere il film in anteprima e di seguito vi riportiamo il nostro parere.
La Terra è un pianeta sempre meno ospitale e Mickey Barnes un impiegato medio che, per sfuggire a degli usurai, accetta di imbarcarsi per un viaggio interstellare. Per farlo, firma un contratto per diventare expendable, ovvero un individuo sacrificabile che viene inviato in missioni impossibili e usato come cavia per essere poi “ristampato” un’infinità di volte come nuovo, coscienza compresa. Quando però arriva sul pianeta ghiacciato Nifheim, Mickey sopravvive contro ogni aspettativa. Scoprirà solo al suo ritorno che è stato attivato un suo clone, Mickey 18, con il quale dovrà fare i conti in una società che non ammette due copie identiche della stessa persona.
Dopo il successo di Parasite, Bong Joon-ho torna alla regia con Mickey 17, un’opera di fantascienza tratta dal romanzo Mickey7 di Edward Ashton. Il film si è rivelato un progetto complesso e travagliato, caratterizzato da numerosi reshoot e continui rinvii della sua uscita. Questi intoppi produttivi però, hanno contribuito a creare un’aura di mistero intorno al film. La bellezza visiva di Mickey 17 è una delle sue principali forze. La messa in scena è curata nei minimi dettagli, con scenografie che ritraggono una colonia spaziale su un pianeta desolato. La fotografia di Darius Khondji, già collaboratore di Bong in passato, amplifica questa atmosfera. Il design della produzione richiama grandi classici della fantascienza come 2001: Odissea nello spazio e Blade Runner 2049, creando una fusione perfetta tra scienza e arte.
Bong Joon-ho non si limita a raccontare una semplice storia di esplorazione spaziale. Il regista utilizza il genere per confezionare una satira sociale feroce, sempre attuale e spaventosamente pertinente. Il protagonista, Mickey, è un uomo costretto a morire e rigenerarsi per svolgere una missione umana in un ambiente desolato. Questo processo di morte e rinascita continua fa di Mickey una sorta di “oggetto”, un Sacrificabile che serve a un sistema che non lo considera altro che una risorsa usa e getta. La figura di Mickey diventa così un’allegoria potente del lavoratore nell’odierna economia capitalista, in cui l’individuo è ridotto a merce e la sua umanità viene messa in discussione. Questa critica al sistema economico si sviluppa attraverso la narrazione di un capitalismo spietato, in cui le persone, proprio come nel mondo descritto in Snowpiercer, sono trattate come ingranaggi sacrificabili per il bene di una missione collettiva. L’allegoria si fa più evidente anche nei temi del consumo e dello spreco che vengono esaminati con uno sguardo impietoso sulla società americana, incapace di fermarsi di fronte alla sua stessa autodistruzione.
Se l’estetica e il messaggio del film sono straordinari, è anche la performance di Robert Pattinson a dare vita a Mickey 17. L’attore, noto per la sua versatilità, offre una prova eccellente nel ruolo del protagonista. Il suo è un doppio ruolo che, pur vedendo il suo personaggio interpretare essenzialmente la stessa persona in due versioni diverse, riesce a conferire a ciascuna incarnazione un’identità completamente distinta e autentica. Pattinson non si limita a recitare due variazioni dello stesso personaggio, ma trasforma radicalmente il modo in cui vediamo Mickey, creando una separazione netta e precisa tra le due versioni del protagonista, pur mantenendo una coerenza emotiva che collega entrambe le interpretazioni.
Insieme a Pattinson un cast degno di nota in cui spicca un Mark Ruffalo in un’involontaria (forse) somiglianza con il Presidente Donald Trump. L’attore da vita a un personaggio che, pur non essendo direttamente ispirato a Trump, richiama vagamente certe sue caratteristiche fisiche ed espressive. L’ironia nella recitazione di Ruffalo non è solo una scelta stilistica ma, in un contesto come quello del film, una strategia che aggiunge un ulteriore livello di satira sociale. Questo gioco di somiglianze, forse involontario, si inserisce perfettamente nel tono di Mickey 17, dove Bong Joon-ho, già noto per la sua critica alla società contemporanea, usa le sue interpretazioni per costruire una dimensione di umorismo nero che fa riflettere. Al suo fianco un’eccentrica Toni Collette in un ruolo da villain sopra le righe che la con un’innata passione per le salse che la renderanno tanto terribile quanto iconica.
Il film prende ispirazione dal romanzo Mickey7 di Edward Ashton, ma Bong Joon-ho non si limita a una trasposizione letterale. Sebbene il romanzo esplori principalmente il tema dell’identità e della sopravvivenza in un contesto alienante, Bong si concentra maggiormente sull’aspetto sociale e politico della narrazione. Questo approccio permette al film di sviluppare una propria identità, distinguendosi dal libro pur mantenendo intatta la sua essenza. Mickey 17 si inserisce perfettamente nel panorama della filmografia di Bong Joon-ho, richiamando temi e motivi già trattati in precedenti lavori come Snowpiercer e Okja. In particolare, la dimensione antispecista del film emerge in modo potente: proprio come in Okja, dove la questione etica dello sfruttamento animale veniva messa al centro della riflessione, anche in Mickey 17 la vita umana viene trattata come una merce da utilizzare e consumare. Mickey stesso diventa una “risorsa rigenerabile”, uno strumento da sfruttare fino a quando non è più utile. In questo senso, Bong non solo racconta una distopia spaziale, ma invita a riflettere sull’uso e sull’abuso che si fa delle risorse umane e naturali nel mondo reale.
Il film esplora temi duri e pesanti in modo mai scontato. La sua scrittura si muove con leggerezza, ma sotto la superficie nasconde una forza che intrattiene e sorprende, lasciando anche un retrogusto amaro. Nonostante la lunghezza non indifferente, alcuni dei temi trattati da Mickey 17 rischiano di perdersi o rimanere solo accennati. In un film che tocca una vasta gamma di argomenti – dal capitalismo sfrenato alla clonazione, dall’etica del lavoro alla precarietà esistenziale – non tutti i temi vengono esplorati con la stessa profondità. Alcuni restano su un piano superficiale e lo spettatore potrebbe sentirsi sopraffatto dalla mole di questioni sollevate senza avere il tempo di riflettere su ciascuna. Tuttavia, questa parziale dispersione non sminuisce il valore complessivo del film.
Con Mickey 17, Bong Joon-ho riconferma il suo status di cineasta impegnato, capace di mescolare spettacolo e critica sociale in un’opera ambiziosa e stratificata. Il film affronta temi profondi e attuali, come il capitalismo selvaggio, la precarietà del lavoro e la questione dell’identità umana, con uno sguardo critico e provocatorio. Grazie a una regia impeccabile, a una sceneggiatura brillante e all’indimenticabile performance di Robert Pattinson, Mickey 17 si afferma come una delle pellicole di fantascienza più interessanti degli ultimi anni. Bong Joon-ho non arretra nella sua critica alla società contemporanea, creando un film che, oltre a intrattenere, invita lo spettatore a riflettere su domande scomode e verità difficili da accettare.
Mickey17 di Bong Joon-ho arriva al cinema con Warner Bros. a partire dal 6 marzo. Ecco il trailer italiano del film: