[Recensione] American Gods 1×06 – A Murder of Gods

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Dopo una puntata dai toni horror , American Gods ci consegna una puntata estremamente politica e lo fa con un nuovo personaggio, Vulcan, interpretato da Corbin Bernsen.

La puntata si apre con la disperata ricerca di un gruppo di immigrati Messicani di superare il confine, praticamente lasciati allo sbando se non sorretti dalla loro incrollabile fede per Gesù,quello Messicano si intende, ma ovviamente questa loro ricerca di salvezza non incontrerà una fine positiva. Successivamente ci spostiamo a seguire Shadow(Ricky Whittle) e Wednesday(Ian McShane) in fuga da Media(Gillian Anderson) e Mr World(Crispin Glover)e diretti verso la città di Vulcano, dove risiede un alleato di Wednesday. Intanto Laura(Emily Browning) viene lasciata indietro e per ritrovare il suo amato farà coppia con Mad Sweeney(Pablo Schreiber) e i due incroceranno le loro strade con Salim( l’uomo che ha avuto il contatto con il Jinn nella puntata 3 ndr). Shadow e Wednesday intanto arrivati da Vulcan si troveranno una pittoresca e inquietante situazione che puzza di nuovi dei da un miglio. Infatti Vulcan ha  con brandizato il proprio nome e il suo credo divenendo il dio delle armi da fuoco. Grimnir però dimostra di nuovo tutta la sua astuzia e fiutando tutto organizza una delle sue proverbiali truffe, che finirà inevitabilmente con il sacrificio di Vulcan, ora divenuto un martire per la causa del vecchio padre di tutti che si trova persino una spada!

Anche in questa puntata seppur in minor misura, la sequenza iniziale dimostra tutta la potenza dello show, anche in termini di regia, infatti durante il massacro dei Messicani al confine la macchina da presa non si distoglie dalla crudeltà che sta avvenendo anzi ci si addentra mostrando ogni proiettile arrivare a togliere la vita ad ogni uomo, donna e bambino presente sulla riva, Quindi l’inizio mostra ancora una volta come un argomento attuale come l’immigrazione e la divisione tra Stati Uniti e Messico possa venire ripresa in un programma televisivo senza venire banalizzata , anzi facendo riflettere, d’altronde American Gods parla anche di questo, di immigrazione e quindi ci si doveva aspettarci un focus del genere prima o poi. La lunga strage però rappresentata oltre ad aver un impronta politica fortissima, rappresenta anche lo scontro tra due credi del Cristianesimo, quello dei migranti e quello dei loro assassini che portano ovunque marchi della religione come l’iscrizione sul fucile, “Venga il Tuo Regno” , fa riflettere inoltre come l’odio dell’uomo porti ad ignorare tutto, infatti persino il Gesù Messicano cade vittima del fuoco e come si era già sacrificato una volta per i peccati dell’uomo, lo fa ancora.

Dopo un focus quindi sulla politica di confine, la serie di Fuller si concentra sul dibattito dell’utilizzo delle armi, nella forma di Vulcan e della sua cittadina di folli esagitati. Il personaggio creato da Fuller e Green si piazza come perfetta rappresentazione di un tipo d’America, guerrafondaia e dedita all’ingrossamento compulsivo del proprio armamentario. La morte per mano dei proiettili e delle pistole viene descritta come un sacrificio, un sacrificio dovuto per il dio, che ha rischiato di scomparire per sempre, senza più credenti. D’altronde lo stesso Vulcano, è un dio poco conosciuto persino tra i più appassionati di miti e proprio per questa sua peculiarità la sua reinterpretazione da parte di Gaiman e company funziona benissimo all’interno della serie.

Così come l’episodio quattro che scavava nella vita di Laura Moon anche questo episodio si discosta dall’opera originale di Gaiman ma lo fa con una maestria tale da riuscire a non far annoiare lo spettatore e dare qualcosa in più a chi invece già conosce il materiale di origine e non vuole e non si aspetta certamente un adattamento pedissequo. Si creano anche degli ulteriori interessanti allineamenti di personaggi come quello costituito da Laura, Mad Sweeney e Salim che puntano a dare un senso di continuità a storie che altrimenti sarebbero risultate discontinue nella soluzione finale se prese senza rimaneggiamenti dall’opera originale.

Apprezzo sempre di più la capacità degli sceneggiatori di creare interessanti discussioni su ogni episodio , carico di contenuti e topic anche politici non indifferenti , a pensare che tra sole due settimane finirà la prima stagione mi scende una lacrimuccia.