[Recensione] Bane Conquista volume 1 – Bane ma non Bane-issimo…

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Bane

Cosa ci si può aspettare da una serie dedicata ad un villain? Non si parla di anti-eroi o di personaggi che viaggiano sulla linea sottile che separa i buoni da “i cattivi che fanno la cosa sbagliata per il motivo giusto,” tanto meno di villain carismatici al punto da mettere in dubbio la loro natura. Qui si parla di villain con la V maiuscola, come il buon vecchio spacca-schiene/piega-pipistrelli Bane.
Di serie incentrate su villain la cui popolarità è pari o superiore a quella degli eroi che fronteggiano, ce ne sono parecchie. Cosa differenzia “Bane Conquista” (“Bane Conquest“) dalla massa?

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Sotto molti punti di vista, Bane Conquista è una serie molto matura ed evoluta, specialmente alla luce della particolarità del protagonista. Bane è un personaggio totalmente malvagio, il che distanzia Conquista di molto da serie come “Venom: Protettore Letale” (“Venom: Lethal Protector.” David Michelinie, Mark Bagley, Ron Lim, Sam DeLarosa. Febbraio – Luglio 1993) che, pur essendo incentrate sul tentativo di mostrare un “lato umano” di un personaggio universalmente riconosciuto come malvagio, terminavano in modo inconcludente allo scopo di far rimanere il protagonista la degna nemesi di un personaggio totalmente positivo.

Di ritorno sul personaggio a cui hanno contribuito a dare i natali, Chuck Dixon e Graham Nolan (accompagnati da Gregory Wright e Carlos M. Mangual), non cercano in alcun modo di edulcorare la natura di Bane e del micro-cosmo che lo circonda.
Dixon ha lasciato le sue impronte digitali su tutto l’universo di Batman. Guardando indietro negli anni ’90 e anche nei primi anni 2000, la prolificità dell’autore lascia a bocca aperta: possiamo contare all’incirca 700 storie diverse con la sua firma in calce. Ha avuto il suo turno su Batman, Detective Comics, Legends of the Dark Knight, Nightwing, Robin, La Cacciatrice, Catwoman, Batgirl e le Birds of Prey. Non c’era angolo del Bat-verso in cui Dixon non si fosse avventurato. Tra le molte storie memorabili, c’erano anche alcune run che non avrebbero mai dovuto vedere la luce, ma fondamentalmente Dixon ha contribuito positivamente alla continuity dell’uomo pipistrello, tanto da diventare sinonimo di qualità.

BaneForse è stato proprio il fatto di essere ormai un autore ben amalgamato con un determinato periodo editoriale dell’universo DC a far tralasciare a Dixon un aspetto fondamentale di Conquista: chi è Bane?
La sopracitata serie Venom: Protettore Letale, per quanto inconcludente, partiva fornendo al lettore una buona immagine d’insieme del protagonista. Conquista, semplicemente, comincia, senza spiegazioni di sorta, come se fosse una qualunque storia su un personaggio che tutti ormai conosciamo alla perfezione.
Certo, Bane non è uno sconosciuto, tuttavia il fatto che non ci sia stato un minimo di introduzione al personaggio, lascia uno strano senso di vuoto narrativo. Forse Dixon ha preferito gettare immediatamente il lettore in mezzo all’azione piuttosto che spiegare di nuovo le origini di un personaggio conosciuto quanto Batman, o forse è stata fin troppo esaustiva la parte iniziale di “I Am Bane” di Tom King

Oltre alla mancanza di un qualsivoglia cappello introduttivo, l’intero fumetto risente dell’assenza di una motivazione legata alle azioni del protagonista. Ciò rende la storia un semplice susseguirsi di eventi, privi di una vera motivazione: Bane ha un elenco di cose da fare, punto. Per tanto, quesiti come “perché Bane è Bane?” e “perché Bane fa quel che fa?” si espandono oltre il livello ontologico fino a riunirsi in una singola, pratica domanda: questa serie ha uno scopo effettivo o è solo la cronaca di una lunga serie di eventi senza un fine effettivo?
Certo, si potrebbe obbiettare dicendo che: se stai leggendo Bane Conquista, probabilmente è perché hai già familiarità con il personaggio e non hai bisogno di ulteriori viaggi nel profondo della sua psiche. Ma questo non scusa davvero il fatto che questa storia sia fondamentalmente priva di sentimenti.

Mentre la trama è semplice e perfettamente nei canoni del personaggio, risulta difficile estrapolare un qualsiasi altro elemento fondamentale della narrazione. C’è un tema portante? Non risulta chiaro. C’è un morale in tutte le azioni descritte? Non sembrerebbe. Qual’è lo scopo di Bane? Forse la conquista (capito? perché il titolo è “Conquest”… ba dum tss…)? Nemmeno questo è del tutto chiaro. E che dire dei protagonisti? Sono riconoscibili? Beh, di certo per qualche lettore di lunga data risulteranno quantomeno iconici, tuttavia le sopracitate mancanze rendono impossibile empatizzare con uno qualsiasi di loro.

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Ora, qualcuno potrebbe dire che è difficile relazionarsi con un villain, ma chiunque abbia letto almeno un paio di albi a fumetti sa bene quanto in realtà sia una cosa comune. Per rimanere nel Bat-verso e senza cambiare protagonista, prendiamo in considerazione “Batman: La Vendetta di Bane” (“Batman: Vengeance of Bane.” Chuck Dixon, Graham Nolan. 1993). La DC lanciò una massiccia campagna pubblicitaria per spiegare come questa saga avrebbe introdotto un villain talmente potente e privo di scrupoli che, da solo, avrebbe rivoluzionato l’intero universo di Batman. Bane sarebbe stato un personaggio che ogni lettore avrebbe dovuto odiare e temere. Come un novello Doomsday la sua apparizione sulle pagine di un albo avrebbe dovuto presagire ad una catastrofe imminente, se non addirittura alla morte di uno dei protagonisti. Dixon centrò l’obbiettivo? Beh, più o meno: Bane di certo incuteva terrore, ma La Vendetta di Bane fece si che tutti (TUTTI) presero a fare il tifo per il personaggio che di li a poco avrebbe fronteggiato Batman in “Knightfall.” Bane tuttavia non risultò popolare solo nella sua saga d’esordio, la stessa Knightfall, così come le successive run targate Dixon, potevano vantare un villain ben caratterizzato e magistralmente imposto sulla scena, tanto quanto Batman (o di chi ne faceva le veci).

Tutto ciò che rese grande una saga come La Vendetta di Bane è anche ciò in cui Conquista è così gravemente carente. L’elemento che mette più in risalto la mancanza di un ulteriore approfondimento sul protagonista, è sicuramente la struttura stessa dell’intera run. Conquista, è la cronaca di un viaggio: un susseguirsi di avvenimenti apparentemente slegati tra loro (o quasi) che portano i protagonisti a spostarsi da un luogo ad un altro, senza un’apparente motivazione di fondo.

La linearità e la semplicità della trama di Conquista sono compensate da qualche baco (presumibilmente) a livello progettuale e narrativo: Bane fa più volte riferimento alla “sua città” riferendosi non a Peña Duro su Santa Prisca ma a Gotham City. Ciò mette in dubbio non solo il momento della continuity (Bane considerava Gotham “la sua città” dopo gli eventi di Knightfall) in cui questa saga si inserisce, ma anche le effettive motivazioni di Bane che, come ribadirà più volte “vuole proteggere ciò che è suo.” Di certo Conquista e I Am Bane non sembrano essere l’uno il seguito diretto dell’altro…

BaneAllo stesso modo in cui il distacco dei personaggi colora il resto della storia con delle spensierate e magistralmente rappresentate scene d’azione, la disconnessione tra gli eventi narrati e la natura del protagonista mettono in discussione lo scopo effettivo delle azioni di Bane, facendo perdere la storia di significato.
Sventare consegne d’armi a presunte cellule terroristiche, raccogliere informazioni, sconfiggere malvagie sette pseudo-religiose che venerano la fine del mondo e interrogare sospetti con la tecnica dello sbirro cattivo e di quello molto più cattivo e gonfio di super-steroidi: sembra quasi che Bane stia cercando di soffiare il lavoro a Batman.
Tutto ciò è, semplicemente, strano e privo di contesto, tuttavia l’azione mostrata è al cardiopalma, genuina e magistralmente rappresentata.

Il già citato comprato artistico è ad opera del grande Graham Nolan. Egli, come altri artisti del calibro di Neal Adams, negli anni si è reso responsabile dell’illustrazione di gran parte dell’universo DC, tanto da rendere il suo tratto ben riconoscibile anche agli occhi dei fan meno attenti.
I disegni sono inequivocabilmente frutto della penna di Nolan, ma con qualche differenza stilistica rispetto ai suoi lavori più classici. Rispetto al passato, Nolan ha scelto di rendere il suo tratto più “ruvido” in alcuni punti, specie nelle scene d’azione, come a voler conferire un’atmosfera più cartoon-esca al tutto. A differenza di artisti come il sopracitato Neal Adams e Jim Aparo, questo cambio stilistico non sembra dovuto all’evoluzione del tratto del disegnatore, ma bensì ad una scelta stilistica di Nolan, che aderisce perfettamente con i toni della trama di Conquista: più action e meno meditabondi dei lavori precedenti del team Dixon/Nolan.

Di certo, visti i trascorsi del team creativo, Bane Conquista risulta meno entusiasmante di quanto ci si potesse aspettare. Tuttavia siamo solo al primo numero di una mini serie di 12 albi, per cui c’è parecchio spazio per migliorare. Inoltre, per ogni fan di Bane, per lettori in cerca di una storia action poco impegnata e per ogni amante delle storie con protagonista un villain, di certo Conquista rappresenta una lettura obbligata.

Per concludere, vi assicuro che Bane è stato protagonista di cose molto peggiori:

Bane
Non aggiungo altro…

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