E’ terminata anche la terza stagione di Billions, la serie sorpresa di Showtime che nessuno sta guardando e di cui nessuno sta parlando.
Robert “Bobby” Axelroad (Damian Lewis) è stato messo alle strette dal procuratore distrettuale della zona sud di New York, Chuck Rhoades (Paul Giamatti), incastrato nella stessa trappola che aveva atteso all’avversario di sempre. Bobby è ora costretto a servirsi di Mike “Wags” Wagner (David Constabile) e di Taylor Mason (Asia Kate Dillon) per non finire nelle mani della legge; intanto Chuck è costretto a venire meno ai suoi principi (per quanti ne possa ancora avere) quando arriva un nuovo Procuratore Generale, Jock Jeffcoat (Clancy Brown), che favorito dalla nuova politica del comandante in capo ha imposto delle nuove regole ai suoi procuratori. Chuck si troverà stretto quindi nella morsa di un superiore che aspira solamente ad obbiettivi politici, mentre Brian (Toby Leonard Moore) insieme a Oliver Dake (Christopher Denham) deve perseguire Axelroad, in un caso che ha più ombre oscure che punti in luce.
Questa terza stagione è riuscita nel difficile compito di superare in complessità ed intreccio la seconda, che già si era dimostrata solida e con ottimi dialoghi. La battaglia formale/informale tra Chuck e Bobby passa in secondo piano quando i due si trovano quasi costretti a fare fronte comune. Nella scorsa stagione avevamo visto il senso della giustizia e dell’interesse pubblico intralciato dagli stessi che lo dovrebbero supportare ossia i procuratori degli Stati Uniti e questa stagione non fa eccezione, prendendo spunto da un nuovo tipo di condotta che è quanto meno terrificante ma attuale ed in atto negli Stati Uniti, l’avido Jeffcoat diventa così il perfetto gran nemico, colui che rappresenta tutto quello che Chuck odia e che in parte noi spettatori vediamo come un possibile avvocato Rhoades del futuro, molto probabilmente anche in questo risiede l’odio del nostro “irreprensibile” procuratore nel suo superiore per una somiglianza troppo evidente con lui. Il caso di Bobby, lo ha fatto ritirare, ma non per questo deve significare l’uscita dall’arena degli hedge found e di tutto quello che gli gravita intorno soldi, tantissimi soldi. Le due interpretazioni di Lewis e Giamatti sono fenomenali, sono l’incarnazione dei due popolari ragazzi della scuola che un pò si apprezzano tra di loro, ma che profondamente sono così simili che si odiano; proprio questo elemento è stato il perno della seconda stagione e anche in questa terza Sorkin, Koppelman e Levin riescono ad alzare ulteriormente la posta in gioca per i due rivali/bulletti e a metterli in estrema difficoltà su due lati opposti della barricata, un lavoro magistrale che solo grazie a delle solide interpretazioni e dei dialoghi splendidamente scritti.
L’ottimo lavoro fatto con personaggi come Brian, Wags, Taylor e Wendy nelle due precedenti stagioni qui si sente. Ognuno di loro ha il proprio percorso e il suo ruolo in una macrostoria che è ancora più grande degli stessi personaggi. Non è impensabile trovare comportamenti di grandi nomi di industriali e anche politici associati a giochetti simili a quelli che assistiamo in Billions nella vita reale e forse questo dimostra ancora di più la forza della scrittura di questa serie. Riuscire a rendere interessante una serie basata sull’economia reale dei fondi speculativi e di tutto quello che gli gira intorno, con le dovute modificazioni per il bene della narrazione non è un lavoro facile e sarebbe stato ancora più impossibile senza un mosaico di personaggi tanto ampio quanto ben definito nel suo ruolo e nella sua psicologia. Non vedi degli attori quando guardi a questi personaggi, vedi delle persone e tutti i loro dubbi e i loro riflettersi sulla loro situazione attuale in maniera precisa, il loro volto racconta la loro vita. Sul volto di Brian c’è la descrizione di un uomo che ha definitivamente perso tutti i suoi valori vedendoli crollare uno dopo l’altro distrutti dal suo mentore, su quello di Wags vedi un uomo talmente devoto che arriva addirittura a cercare di assicurarsi un posto nella morte tutto suo, per avere almeno nella fine, il distacco da qualcuno che gli ha dato tanto. Taylor è invece un personaggio pragmatico, non fa trasparire nulla, le sue emozioni sono sigillate su un volto qualsiasi e forse anche più questo della sua bravura con i numeri fa di lei il perfetto “Axe 2.0”. Wendy in questa stagione diventa ancora di più il perno su cui girano Chuck e Bobby, colei a cui affidano le decisioni e colei di cui hanno bisogno per portare avanti decisioni difficili e passi che farebbero inorridire chiunque, ormai anche lei è dentro e non ne può uscire.
Billions non punta sull’eccessiva estremizzazione delle storie, o sulla bellezza tecnica, quanto più sulla potenza della scrittura e delle interpretazioni, certo ogni stagione ha i suoi momenti anche tecnicamente ineccepibili, ma che non avrebbero la stessa gravitas senza quei personaggi e quegli interpreti.
Questa terza stagione si dimostra appassionante tanto quanto la seconda e riesce a consegnare parecchi colpi di scena nella maniera che solo Billions sa fare ossia nascondendoli in piena vista e svelandoli piano piano. Ottime le interpretazioni di Lewis e Giamatti come anche quelle degli altri membri del cast come Constabile e la Dillon. Anche quest’anno abbiamo guardato nell’abisso che sono i fondi speculativi e guardando al suo interno lui ci ha sorriso.