[Recensione] Jack Ryan Stagione 1 – Il Boyscout che voleva fare la spia

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Tom Clancy's Jack Ryan Stagione 1

Il 31 Agosto ha debuttato su Amazon Prime Video Jack Ryan (Tom Clancy’s Jack Ryan), serie tv di genere thriller-politico con protagonista John Krasinski nei panni dell’eroe nato dalla penna di Tom Clancy.
Un titolo atteso che non solo si proponeva di rilanciare il franchise sul piccolo schermo, ma anche di lanciare la nuova ondata di serie ad alto budget di Amazon Studios. Certamente quindi questo nuovo prodotto Amazon/Paramount Pictures va visto in grande, eppure c’è qualcosa sin dal suo annuncio che sfugge ai più, il protagonista. Insomma, chi diavolo è Jack Ryan?
Il Dottor John Patrick Ryan è il protagonista di quasi tutti (se non tutti) i romanzi di Tom Clancy fin da Caccia Ottobre Rosso, il suo esordio, ma non è un eroe d’azione come molte spie o agenti dei servizi segreti noti grazie al cinema e alla letteratura, non è uno 007, non è un Ethan Hunt, non è nemmeno un supersoldato alla Jason Bourne. Lui è un analista, un uomo che fa della strategia la sua forza. Dalla nascita sulle pagine di Caccia ad Ottobre Rosso il Dr. Ryan è stato interpretato da diversi attori: Harrison Ford (Giochi Di Potere e Sotto il Segno del Pericolo), Alec Baldwin (Caccia a Ottobre Rosso), Ben Affleck (Al Vertice della Tensione) e più recentemente Chris Pine, nel fallito reboot cinematografico di Kenneth Branagh, Jack Ryan: Shadow Recruit.
La serie di Amazon, sviluppata da Carlton Cuse e Graham Roland dunque si pone come una nuova narrazione di un personaggio che ha tutte le potenzialità per diventare un’icona del thriller fantapolitico, la scelta di John Krasinski (The Office), non solo pare adatta, ma è anche in linea con la rappresentazione del personaggio creato da Clancy.
La serie segue le vicende di Jack Ryan, un analista della CIA per la sezione T-FAD, incaricato di seguire le tracce finanziarie dei terroristi e fermare possibili sovvenzioni ad attacchi terroristici ed individuare bersagli scomodi in tempo. Il Dr. Ryan noterà delle discrepanze nelle finanze di una nuova compagnia, e dovrà convincere il riluttante Ammiraglio Jim Greer (Wendell Pierce) del coinvolgimento dello Sceicco Suleiman, un personaggio ancora avvolto dal mistero la cui esistenza da qualche tempo era una questione aperta nell’Intelligence e che finora non aveva avuto riscontri. L’analista viene così messo su un aereo per il medio oriente, trovandosi nuovo, suo malgrado, sul campo di battaglia dopo l’incidente che aveva subito al tempo dei Marines e che tutt’ora lo perseguita.
La serie può contare, tanto per cominciare, da un cast di tutto rispetto che probabilmente, fosse stata lanciata anche solo 2 anni fa, non avrebbe sortito lo stesso interesse mediatico: grazie ai volti di John Krasinski, che negli ultimi due anni dall’ufficio di The Office è passato a 13 Hours: Soldier of Benghazi e A Quiet Place, guadagnandosi una certa notorietà, e di Wendell Pierce, caratterista televisivo che ha partecipato a TV series di culto come The Wire e più recentemente ha avuto un ruolo ricorrente in Suits, questo prodotto di Amazon è diventato, non a torto, uno dei più attesi. La coppia ha un’ottima alchimia sin dal primo episodio e questo diventa assolutamente necessario quando al centro della narrazione c’è un argomento delicato e critico come la guerra al terrorismo post 11 Settembre. Ryan è un civile, un uomo per certi versi comune, che viene suo malgrado coinvolto non solo in una guerra ma in un vero e proprio campo di battaglia, un uomo però di buon cuore e con una grande cervello, sempre disposto a tutto pur di fare la cosa giusta. Non combatte per rabbia, se impugna un’arma, lo fa per difendersi o difendere chi gli sta intorno e questo fa di lui l’avatar perfetto dello spettatore e un personaggio ben voluto ed apprezzato dall’opinione pubblica. Krasinski ha un’ottima presenza scenica, la sua versatilità lo rende credibile sia come uomo da scrivania che sul campo, riesce a trasmettere benissimo, grazie ad un’ottima mimica, la pressione del suo nuovo compito. Jim Greer è invece un vecchio leone, che ne ha viste tante da quando ha iniziato questo lavoro, aperto a compromessi molto di più di Ryan, ha visto il peggio del sistema dell’Intelligence, le sue buone intenzioni finire preda di avvoltoi del dipartimento della difesa se non addirittura nelle mani dei terroristi. Wendell Pierce sembra ormai avere una predilezione per i personaggi che agiscono nelle zone grigie, non possiamo decisamente dire che non gli vengano bene. Come detto sopra, l’alchimia tra i due porta avanti tanti temi della serie, su tutti il conflitto con quel confine grigio chiamato compromesso che mette in discussione i propri principi morali, il dubbio Macchiavelliano se il fine giustifichi per davvero i mezzi. Gli altri personaggi secondari sono tutti circoscritti e chiusi nei loro ruoli; Qualcuno riesce anche a spiccare di più soprattutto per il ruolo che potrebbe ricoprire in un futuro, come ad esempio Cathy Mueller (Abbie Cornish), che diventa l’ancora di Jack.
Suleiman (Ali Suliman), è una delle sorprese della stagione: un cattivo a tutto tondo, con motivazioni che vanno ben oltre al semplice torto o al semplice indottrinamento, le scene a lui dedicate ci fanno entrare a fondo nella sua psiche, tanto da vedere ciò che di buono e nobile è rimasto dentro di lui, qualcosa non corrotto dalla rabbia che covava da troppo tempo e che l’ha portato su quella strada. Ma è evidente come, alla fine, non solo non ci sia più del buono in lui, ma è giunto ormai a perdere la sua umanità
La sceneggiatura non è nulla di nuovo, racconta una storia di terrorismo e fantapolitica, ma grazie ad una attenzione particolare ai personaggi e alle strane meccaniche interne dell’Intelligence, si ha una sguardo su tutto il conflitto, che qui è sintetizzato dalla CIA e dai suoi alleati contro il nuovo nemico numero uno, Suleiman. La regia della serie è molto classica, non presenta evoluzioni particolari, ma si affida ad un crudo realismo e punta su un’azione leggermente sporcata, più da thriller che da film d’azione. La fotografia è a forti tinte scure, dipinge un mondo grigio dove l’unico forse con un po’ di compassione e interesse per il prossimo è proprio il protagonista. Le musiche sono affidate a Ramin Djawadi, noto soprattutto per Game Of ThronesWestworld, che qui fa un buon lavoro riuscendo a condensare in una colonna sonora martellante la tensione e l’adrenalina di questa serie che passa da momenti ansiogeni a parti action ben coreografate.
In definitiva Jack Ryan, prima scommessa ad alto budget di Amazon, è una vittoria sotto molti fronti: lo svolgimento non lascia il tempo di chiedersi quasi nulla ma incalza sempre di più lo spettatore, le interpretazioni sono convincenti ma oscillano troppo tra l’ottima messa in scena e qualche momento in cui forse la finzione si sente troppo. Il risultato finale che è è un discreto prodotto per chi apprezza thriller politici di livello, speriamo possa trovare molti seguaci strada facendo.