[Recensione] Odio Favolandia vol.2: Vita del Fluffo

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Gert ha una trentina di anni. Non sembrerebbe ma quella bambina mortalmente deliziosa dai pomposi boccoli verdi è in realtà un’adulta cresciuta e con due attributi tanti.
Ah, dimenticavo: è intrappolata da decenni a Favolandia e nel frattempo nel tentativo di fuggire ne è diventata accidentalmente la regina.
Il folle genio di Skottie Young (Il meraviglioso Mago di Oz, Rocket Raccoon, Giant Size Little Marvel) ci riporta nel fatato reame di sua creazione nel secondo volume di “Odio Favolandia”, che raccoglie i numeri dal 6 al 10 della serie originale “I hate Fairyland”.

L’acclamato fumettista best-seller del New York Times prosegue magistralmente nella creazione del fluffoso mondo di Favolandia e nella narrazione delle infinite disavventure di Gert e della sua spalla, il solerte e nevrotico insetto Larry, e lo fa modificando sensibilmente la struttura della serie, almeno in questo secondo volume, passando da un canovaccio a struttura orizzontale a una verticale.
Per intenderci, pensiamo la situazione in termini di serie tv: una serie come Breaking Bad è prevalentemente a struttura orizzontale, con la trama principale che compie grossi passi ad ogni episodio, mentre la struttura verticale è più tipica delle sitcom come Friends o The Big Bang Theory, dove la trama di fondo cede spesso il passo a quella del singolo episodio.
E Odio Favolandia fa proprio questo: dopo un frizzante e sorprendente primo episodio, la trama principale rallenta e Skottie si focalizza più su quella dei singoli episodi; questo non è necessariamente un male, in quanto l’accezione comedy/cartoonesca della serie si adatta benissimo a questo tipo di struttura, senza tralasciare il canovaccio narrativo principale e, anzi, introducendo nuovi personaggi dall’enorme potenziale per la svolta futura della narrazione. Young fa muovere Gert nelle sue mani come un sadico burattino catapultato in un universo meta fumettistico, riuscendo a divertirsi e a far divertire il lettore coi dialoghi sardonici e spumeggianti tipici del fumetto, come siamo già stati ben abituati nel primo volume, caratterizzando la protagonista dai capelli verdi come una sboccata e violenta presentatrice di stand-up comedy, costantemente caustica nei confronti della vita e della malasorte e accompagnata dall’insetto Larry, quasi un Woody Allen alto pochi centimetri.

Lo stile cartoon di Skottie Young si riconferma una certezza per l’ottima riuscita del fumetto, accompagnato ai (caramellosissimi) colori dal fedelissimo Jean-François Belieu, che ha colorato tutti i suoi precedenti lavori con eccellenti risultati, e sostituito per poche pagine del capitolo 8 da Jeffrey Chamba Cruz, che con il suo stile a metà tra il manga e il videoludico si adatta perfettamente alla surreale situazione descritta nel suddetto episodio.
Per la creazione e lo sviluppo del personaggio di Gert possiamo notare un paradossale quanto inaspettato affidamento di Skottie alla sua esperienza personale: un trentenne catapultato quasi per caso nel magico mondo del fumetto, all’apparenza bambinesco ed innocente, ma che in realtà può rivelarsi pericoloso e ricco di insidie anche nella più inaspettata delle situazioni.
Ricco di citazioni e riferimenti, lo stile grafico del fumetto è eccezionale, poiché possiamo, inoltre, notare tutta la fervente sperimentazione del disegnatore dell’Illinois nel creare un universo narrativo visivamente fuori dall’ordinario, surreale e fuori di testa, con numerosi richiami stilistici ai cartoni animati Disney e Warner.

L’edizione italiana del fumetto pubblicato da Image Comics, curata ancora una volta da Bao Publishing, si conferma ai livelli del precedente volume: in questo caso l’editore ha optato per mantenere il formato originale dell’opera, che permette al lettore di gustarsi alcune delle mastodontiche illustrazioni di Skottie Young ed evitando quanto accaduto con fumetti come Saga e Sex Criminals. Il cartonato è esteticamente ben curato, con una ricca selezione di copertine variant, commenti di autorità del settore come Jonathan Hickman e Neil Gaiman, mentre l’edizione italiana a cura del solito Michele Foschini si dimostra impeccabile, anche laddove l’edizione originale, ricca di giochi di parole, modi di dire e parolacce camuffate rendeva il lavoro ai limiti del proibitivo.

Odio Favolandia è una dissacrante e sardonica commedia a fumetti adatta a chi cerca uno stile semplice ma d’effetto, agli amanti del black humour, a chi cerca una lettura leggera e divertente, ma soprattutto, se avete letto altri fumetti di Skottie Young non potete mancare all’appuntamento con quello che, molto probabilmente è il suo capolavoro in termini di connubio grafico/letterario.
Ci potrei giurare, o mi taglio il fluffo.