[Recensione] The End of the F***ing World – Love and Rockets!

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Si potrebbe dire, semplificando, che in Psicologia lo sviluppo individuale è diviso in cinque fasi. L’adolescenza (termine che designa un tema di carattere prettamente psicologico) è la terza di queste cinque fasi dello sviluppo ed è preceduta dalla fanciullezza e seguita dalla maturità. L’adolescenza è in oltre la fase nella quale sono forse più importanti e facilmente visibili esternamente i fenomeni di stabilizzazione, potenziamento e trasformazione di un’individuo alle prese con essa.

La lunga (e noiosa) digressione psicologica quì sopra era necessaria per inquadrare l’adolescenza come fenomeno altamente delicato e importante. Un fenomeno che ci caratterizza negli adulti che siamo o che saremo e che dunque, in fondo, non finisce mai di essere parte di noi.

 

The End of the F***ing World è una serie televisiva britannica creata da Jonathan Entwistle e basata sul fumetto quasi omonimo The End of the Fucking World di Charles Forsman (Di cui potete leggere la nostra recensione qui), ed entrambi i media raccontano la stessa storia d’adolescenza. La serie è disponibile dal 5 Gennaio su Netflix.

James è un ragazzo di 17 anni psicopatico (a detta sua), o meglio, affetto da disturbo antisociale di personalità come direbbe la psicologia moderna, annoiato e apatico, insensibile all’inverosimile al mondo esterno e a qualsivoglia tipo di emozione. James ha alle spalle una brutta esperienza avuta da piccolo. Alyssa invece è una diciassettenne ribelle come solo le irlandesi sanno essere, che vive con la madre e il compagno di lei. Alyssa non vede suo padre da quando era molto piccola e pare avere qualche problema legato alla sua sessualità. I due ragazzi si incontrano e seppur per motivi diversi, decidono di fidanzarsi. La voglia di evasione di Alyssa e le particolari esigenze di James permettono poi agli autori di raccontare, tramite un viaggio tra le autostrade irlandesi, quella che a tutti gli effetti sembra una storia di crescita e di adolescenza, ma che in realtà in oltre e sopratutto è una grande e profonda storia d’amore.

Il fumetto originale da cui è tratta la serie è un prodotto estremamente punk e viscerale che da l’impressione, anche per via del tratto e delle citazioni, di leggere una storia dei Peanuts di Charles M. Schulz in un contesto più sporco e alla Bonnie e Clyde. Come se Charlie Brown e Violet andassero a fare un giro al Paranoid Park.

Tanto quanto il fumetto originale, anche la serie di Channel 4 (la stessa emittente Britannica che in passato ha prodotto serie del calibro di Skins, Utopia, The IT Crowd e Black Mirror), propone una visione dell’adolescenza ormai romantica. con i protagonisti che sono estremi violenti e grezzi dell’età che hanno e che emanano in ogni singola inquadratura. I protagonisti sono diversi in tutto e per tutto, diversi dai loro coetanei e diversi dagli adulti, in particolar modo il loro modo di vedere il mondo è estremamente lontano da quello degli adulti, e queste due visioni della realtà non si incroceranno mai, nonostante spesso si avvicineranno.

La sceneggiatura di Charlie Covell riesce abilmente a “spalmare” una storia semplice -ma difficile da narrare- in soli otto episodi dalla durata di una ventina di minuti, mentre la regia di Jonathan Entwistle e Lucy Tcherniak è pulita durante gli ottimi dialoghi ed emozionante ma precisa durante le importanti scene più concitate. Da questo punto di vista, l’uso delle voci narranti dei due protagonisti per raccontare l’andamento dell’episodio, usato anche nel fumetto per raccontare i singoli capitoli, è un’espediente narrativo azzeccato, che permette allo spettatore di conoscere ancora di più la psiche dei personaggi principali e alla sceneggiatura di fluire in maniera più semplice.

Oltre alle ottime interpretazioni dei due giovani attori protagonisti, Alex Lawther (James) e Jessica Barden (Alyssa), la serie vanta tra i suoi pregi quello di essere un fedelissimo porting in tv dell’opera originale di Forsman, cambiando dettagli poco rilevanti e mantenendo le parti fondamentali che la caratterizzano. Dulcis in fundo, ognuna delle tracce usate nella soundtruck della serie è perfettamente in linea con la storia, grazie a pezzi più datati come Lonesome Town di Ricky Nelson e pezzi decisamente più moderni come We Might Be Dead By Tomorrow di Soko.

In definitiva, The End of the F***ing World è una mini serie straordinaria, con due personaggi principali carismatici e caratteristici che siamo sicuri amerete subito e che racconta una grande storia di crescita e amore.

Un’altra opinione la trovate su why so serial.

The End Of The F***ing World: due adolescenti in fuga