[Recensione] Tredici Stagione 2 – La vita “Dopo Hannah”

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Tredici (13 Reasons Why) è tornato con la sua seconda stagione il 15 Maggio e possiamo dire che abbia quanto mai diviso il pubblico. Infatti, i 13 episodi della serie, per quanto siano considerati da tutti troppi hanno più o meno convinto il pubblico che è arrivato alla fine di questa stagione seppur a fatica.

Olivia Baker (Kate Walsh) dopo le scoperte della prima stagione ha intentato causa alla scuola per non aver saputo aiutare Hannah (Katherine Langford) prima che fosse troppo tardi; inizia così un lungo processo che porterà l’intero corpo studentesco da Clay (Dylan Minette) fino a Marcus Cole (Steven Silver) al centro dei notiziari e che irrimediabilmente creerà disaccordo alla Liberty High. Clay dopo le cassette si è rifatto una vita con Skye (Sosie Bacon) e ha cercato di aiutarla a superare le sue difficoltà, non sono stati molto fortunati invece personaggi come Justin Foiley (Brandon Flynn) o Jessica Davis (Alisha Boe) che ancora sono scossi dagli avvenimenti e dalle scoperte e non hanno trovato la forza di andare molto avanti, chi rimanendo bloccato nelle vecchie abitudini con insuccesso (Jessica) o chi scappando dai problemi (Justin).

La stagione si concentra su due linee narrative parallele, il processo e la vita “Dopo Hannah”, le due linee generalmente permettono più libertà, ma anche di avere una direzione ben precisa delle storyline, ma in questo caso non è sempre stato così. Il processo, che per molti poteva essere la parte più adulta ed interessante risulta inevitabilmente allungato, mentre la vita scolastica di cui finalmente vediamo gli scheletri fuoriuscire dall’armadio è molto più interessante, soprattutto con un misterioso studente che fa trapelare informazioni a Clay, Jess, Sheri e Alex su quello che Bryce e gli altri atleti hanno fatto, non solo ad Hannah ma anche a molte altre ragazze.

“Hannah non era l’unica.”

Il processo è lungo e travagliato come ci si potrebbe immaginare ed ha vari effetti sui ragazzi, effetti che però affliggono per la maggior parte chi si sentiva in colpa già nella prima stagione e che già aveva ormai liberato i suoi segreti tanto che l’unico personaggio che sorprendentemente ne esce meglio in merito a questo aspetto è Courtney Crimsen (Michele Selene Ang) mentre la maggior parte degli altri personaggi non hanno una vera crescita quanto più una rivelazione della loro natura semmai, certo, appagante, ma non sfruttata a dovere nemmeno ai fini della trama. L’indagine, invece, dal canto suo riesce a tenere lo spettatore incuriosito da una vicenda che si pensava chiusa e lo porta a confrontarsi con altri temi, come la violenza sessuale, le droghe, la rabbia repressa e anche l’accondiscendenza a permettere i fatti più atroci da parte di chi dovrebbe invece, essere lì per proteggerti, ossia la scuola. Due linee narrative che se vogliamo avrebbero davvero dato una svolta alla serie se gestite come sono state gestite dalla puntata 8 in poi, con un’interferenza minima di Hannah, troppo presente come “fantasma” nella stagione, ma che comunque fa da reminder a Clay e allo spettatore che qualcosa è stato perso e non potrà mai più essere ritrovato.

Questa seconda stagione partiva già con un handicap molto importante, ossia la sua non necessità, il bisogno di un seguito costringe gli autori a ricreare momenti fortunati ed emulare gli scalpori della prima stagione della serie, non riuscendoci completamente soprattutto dopo tutto quello che già aveva fatto passare anche solo al povero Alex (Miles Heizer). Gli autori stravolgono anche i “motivi” per cui Hannah si è suicidata portando a rendere vana addirittura l’inserimento di un personaggio nelle cassette, che semmai al fine di tutto, sarebbe dovuto risultare come uno dei motivi per il “non farlo”. Il numero degli episodi inoltre, è ancora il problema principale della serie, che seppur nel suo primo anno avesse una “utilità” narrativa qua è solo un peso tanto che ci si chiede se la storia non poteva essere fatta durare molto meno, anche solo 10 puntate sarebbero state più facilmente gestibili tra processo e indagine su Bryce Walker e sui suoi segreti sporchi. Non è invero totalmente da buttare,proprio perché  le puntate dalla 8 in poi (compresa la stessa) si mangiano le prime 7, riuscendo a risultare narrate meglio e con i tempi molto più puntuali e meno allungati. Insomma, probabilmente chi ha apprezzato nella totalità la prima stagione non dovrebbe fare fatica a concludere anche questa stagione, ma chi invece sperava in qualche sorpresa extra e una coerenza narrativa, purtroppo verrà deluso.