Il gioco più atteso dell’anno, e non solo, è finalmente disponibile: dopo anni di attesa, hype, Keanu Reeves, trailer, Keanu Reeves, rinvii, posticipi, Keanu Reeves e trailer, Cyberpunk 2077 di CD Projekt RED è finalmente arrivato su pc e console di tutto il mondo, tra recensioni entusiastiche ed un plauso generale, com’era lecito aspettarsi, vista la qualità dei titoli della software house polacca. La nostra recensione arriverà tra qualche giorno, ma possiamo già dirvi che il parere è estremamente positivo, com’era lecito aspettarsi.

Oggi, tuttavia, non vogliamo elogiare CD Projekt RED ed il suo ultimo, attesissimo titolo, anzi.

Sarete sicuramente al corrente delle polemiche nate intorno alla questione epilessia, che si possono riassumere così: Cyberpunk 2077 tiene fede alla sua ambientazione ed al nome importante che porta e, come tale, saremo circondati da un ambiente ricco di neon, luci, colori psichedelici, esplosioni, giochi di colore, e dalla Braindance. La Braindance permette di provare esperienze in quella che è a tutti gli effetti un’altra realtà. Nel gioco di CD Projekt RED, questa esperienza prevede anche l’utilizzo di luci intermittenti che, come ben sa chi soffre di questo problema, possono creare crisi epilettiche.

La questione è emersa negli scorsi giorni, quando Liana Ruppert di Gameinformer, tra gli altri, ha scritto una guida con spiegazione dei sintomi e degli eventi scatenanti delle crisi, spiegando anche come provare ad arginare i rischi di crisi.

La situazione è degenerata in seguito, con diversi elementi difficilmente definibili senzienti che, presi dall’ondata di odio verso chi ha osato parlare male del loro gioco preferito, hanno inviato diversi messaggi all’autrice, contenenti sequenze di luci intermittenti potenzialmente pericolose (la stessa Ruppert ha spiegato di avere avuto problemi durante la recensione del gioco, e sono giunte anche notizie di altri giocatori che hanno sofferto di crisi epilettiche).

Tralasciando quanto possa fare schifo il genere umano, e non si tratta nemmeno della prima dimostrazione di degrado e idiozia da parte di certe mele marce delle community videoludiche (basti pensare a quanto successo con The Last of Us – Parte 2), siamo comunque di fronte ad una situazione che merita una riflessione, che esula completamente dal giudizio sulla qualità del gioco, che si prospetta, come già anticipato, uno dei titoli cardine di questa nuova gen appena iniziata.

Chi vi scrive soffre di epilessia fotosensibile, ed è comunque un videogiocatore incallito. Basta prendere le dovute precauzioni, che sono le stesse indicate nella splendida guida della Ruppert, e si può tranquillamente godere della maggior parte dei titoli presenti attualmente sul mercato (ecco, magari i VR potrebbero dare fastidio, e qualche sequenza un po’ più frenetica potrebbe dare problemi, anche a seconda del proprio grado di tolleranza agli stimoli esterni, sia cinetici che luminosi, ma in generale, anche una persona che soffre di epilessia può tranquillamente godersi i propri giochi preferiti). Inoltre, all’avvio di console e videogiochi, è quasi sempre presente il messaggio che avvisa gli elementi fotosensibili che il titolo potrebbe causare problemi, indipendentemente dal fatto che si tratti di un’avventura grafica a schermate statiche o di un gioco frenetico come Hyperscape, o di un racer game futuristico come WipeOut. Fin qui, tutto nella norma, ANCHE per Cyberpunk 2077.

Il problema nasce nel momento in cui, in un gioco che già potrebbe causare crisi, vengono inserite meccaniche (non esattamente secondarie, la Braindance ha una grossa importanza nel gioco) che, letteralmente, hanno gli stessi effetti di un dispositivo SLI, utilizzato in medicina proprio per scatenare delle crisi nei pazienti epilettici al fine di studiarle e formulare una diagnosi. Un’esperienza decisamente poco piacevole, se posso permettermi di dirlo. Figuriamoci in un videogioco che dovrebbe rappresentare uno svago, un momento di immersione in un’altra realtà per vivere emozioni che normalmente ci sarebbero precluse. O anche solo per divertirsi. In fondo, ognuno gioca per il motivo che ritiene più opportuno.

Ecco, la cosa grave NON E’ NEMMENO LA PRESENZA DELLA BRAINDANCE.

I due aspetti gravi sono, in ordine, che non se ne sapesse pressoché nulla, che non ci siano stati avvisi chiari e specifici nei molti mesi di attesa, e che, e questo forse nel 2020 è ancora più grave, che il gioco non presenti warning in game e soprattutto che NON PRESENTI ALTERNATIVE, la possibilità di disattivare certi effetti nelle sequenze più problematiche.

Certo, sono arrivate le prime dichiarazioni riparatorie ma, onestamente, non bastano. Tramite il profilo Twitter ufficiale, lo sviluppatore scrive:

“Grazie per aver segnalato la questione. Stiamo lavorando sull’aggiunta di un testo di segnalazione all’interno del gioco, oltre a quello che è presente nell’EULA. Riguardo a soluzioni più permanenti, il team di sviluppo sta attualmente esplorando la questione e implementerà il tutto il prima possibile.”

Epilepsy Action ha infatti risposto abbastanza seccamente:

“Siamo allarmati e rattristati dal fatto che il recensore ha avuto una crisi causata da Cyberpunk 2077, addirittura prima del rilascio. Il gioco include luci intermittenti ad alta frequenza e altre animazioni che possono causare attacchi nelle persone con epilessia fotosensibile. Queste caratteristiche mettono a rischio le persone e dovrebbero essere evitate per rendere il gioco più accessibile.  Considerando la grande domanda e l’eccitazione nata attorno al rilascio di questo gioco, potrebbe mettere in serio rischio le persone con epilessia fotosensibile. Gli sviluppatori dovrebbero considerare un modo per aggiornare il gioco e renderlo sicuro. Un messaggio d’attenzione all’inizio non è sufficiente.”

In soldoni, il problema, ed il grave errore fatto da CD Projekt non è tanto l’aver inserito meccaniche possono creare problemi a chi soffre di una patologia (comunque diffusa, e quindi da tenere in considerazione), o l’aver inserito luci psichedeliche in un gioco che fa di quell’atmosfera la sua stessa ragion d’essere, ci mancherebbe. Solo un idiota penserebbe che un gioco Cyberpunk non abbia questo genere di elementi, ed è giusto che chi non soffre di problemi di epilessia possa godersi appieno il lavoro di questa grande software house.

La vera colpa di CD Projekt è di aver peccato in termini di comunicazione: se è vero che non si è necessariamente obbligati a giocare ad un titolo, se questo può creare problemi alla nostra salute, è anche vero che, ad esclusione dell’EULA, non è stato rilasciato il benché minimo avviso, in fase di promozione, sui possibili problemi, soprattutto quelli legati alla meccanica della braindance. Inoltre, in otto anni di sviluppo, in un mercato che cerca sempre di più di garantire la possibilità di giocare al maggior numero possibile di giocatori, possibile che gli sviluppatori non abbiano pensato di inserire la possibilità di disattivare le sequenze più “a rischio”? 

E ancora, com’è possibile che, per parlare di questo argomento si sia dovuti giungere a pochi giorni dall’uscita del titolo?

CD Projekt non è propriamente una small indie company (non che le piccole software house compiano o possano compiere scivoloni del genere), è il secondo publisher più grande d’Europa, e certi errori, che siano in assoluta buona fede (come vogliamo sperare e pensare) o frutto di valutazioni precise, sono imperdonabili. E non basta certo un avviso o un messaggio con tempismo decisamente sbagliato a poter cambiare le cose.

Perché Cyberpunk 2077 sarà sicuramente uno dei migliori giochi di sempre, ma se sei epilettico non puoi rischiare di giocarlo. 

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