Hentai: Storia e legittimazione artistica del fumetto pornografico Giapponese – Parte 1 | Speciale

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Hentai

Il mondo è in costante mutamento, ed insieme ad esso cambiano le persone, le cose e il modo che le persone stesse hanno di vedere la realtà che le circonda. Ciò vale ovviamente sia per temi importanti di natura storica, sociale o politica, sia temi a noi più quotidianamente vicini. Se ci concentriamo sul fumetto ad esempio, che poi è proprio il nostro campo d’interesse principale in questa sede, si può notare con facilità quanto il panorama relativo al mondo del fumetto sia cambiato più che drasticamente negli ultimi vent’anni. Oggi infatti nel 2018, siamo abituati a vedere al cinema supereroi come Pantera Nera o la Suicide Squad e il termine Nerd è quasi un aggettivo positivo. Il quantitativo di film e serie tv che attingono a materiale fumettistico è incredibilmente vasto e il termine Manga è conosciuto da uomini e donne di tutte le età, dal bambino delle elementari al cinquantenne su Facebook. Insomma, che ci piaccia o no i fumetti sono adesso mainstream (anche se per una irrazionale paura di categorizzazione sociale li chiamano comic book o graphic novel). In questo importante cambiamento di vedute sul mondo del fumetto è in particolare cambiata la percezione che negli ultimi anni molte persone di target anagrafici molto ampi hanno nei confronti di uno specifico genere di fumetto: Sto parlando dell’Hentai (変態 o へんたい “pervertito”, “anormale/anomalia” o in certi contesti “metamorfosi”) ovvero del fumetto pornografico giapponese.

Nella classifica mondiale delle categorie più cercate sul popolarissimo portale pornografico PornHub nel 2017 “Hentai” è di fatto la seconda categoria più cercata (ed era solamente la sesta nel 2016). È evidente dunque, come a ricercare materiale Hentai sia chiunque ormai e non solo l’otaku o il Weeb appassionato, provate a chiedere a qualche amico o amica che non legge manga e ne avrete certamente la prova. L’Hentai è diventato durante gli ultimi anni uno tra i più popolari tag pornografici in assoluto (nonché ovviamente uno dei principali topic tra gli appassionati di anime e manga) e il fenomeno è piuttosto bizzarro se si pensa che il fumetto e più in generale l’arte o la narrativa erotica, esistono tanto in Italia quanto nel resto del mondo più o meno da quando esistono anche in Giappone. Allora perché l’Hentai è così popolare e così apprezzato anche fuori dai confini del paese del Sol Levante?
In questo nostro articolo speciale in due parti tenterò di approfondire la storia dell’Hentai e il suo attuale periodo d’oro per cercare di rispondere alla domanda posta sopra, e al tempo stesso per trattare in termini più seri e culturalmente accettati dell’argomento in questione e della sua assoluta e troppo spesso non riconosciuta legittimità artistica, la quale trascende la più banale pornografia. In particolare, questa prima parte si concentrerà solamente sulla storia dell’Hentai.

La Storia

La storia dell’Hentai è strettamente legata a quella dell’arte pittorica Giapponese e più in generale alla storia pre e post Seconda Guerra Mondiale del Giappone stesso.
A seguito della tanto nota quanto sanguinosa battaglia di Sekigahara e della successiva proclamazione di Ieyasu Tokugawa al titolo di shōgun, il Giappone entra in quello che è definito il Periodo Edo (1603-1868). Durante il periodo Edo il Giappone è diviso in caste sociali, la sete di potere dello shogunato fagocita il potere Imperiale permettendo a Samurai e Daimyō di esercitare il bello e il cattivo tempo presso i cittadini che godevano di meno prestigio sociale, i cristiani vengono cacciati, torturati e uccisi per crimini contro la religione tradizionale e la politica dominante è quella dell’isolazionismo totale. In questo periodo all’apparenza tetro però il Giappone scopre la tecnica artistica più famosa ed importante della sua storia, l‘Ukiyo-e.

Tipica stampa Ukiyo-e. Tōshūsai Sharaku – L’attore Kabuki Otani Oniji II nel ruolo del yakko (servitore) Edobe (1734)
Lo stile artistico Ukiyo-e (浮世絵 “immagine del mondo fluttuante” o 憂き世 “mondo della sofferenza”) si sviluppa nella vitale e caotica Edo (odierna Tokyo) di inizio diciassettesimo secolo. Nato inizialmente come un’evoluzione pittorica delle correnti tradizionali Yamato-e e Kara-e, l’Ukiyo-e divenne successivamente nel tempo uno stile artistico prettamente usato in stampe monocromatiche o policromatiche su carta, i cui temi tipici, quantomeno nelle sue prime fasi, erano legati alla praticità e alla realtà della vita della grande capitale (da quì deriva il nome della corrente artistica) e spesso veniva usato per illustrare libri o racconti o per rappresentare in quadri o locandine delle figure rilevanti ma al contempo popolari come famosi lottatori di Sumo, cortigiane (Geishe), attori del teatro Kabuki o belle prostitute. Artisti come Utagawa Kunisada, Katsushika Hokusai e Utagawa Hiroshige furono dei maestri assoluti del genere e influenzarono non poco tutta l’Art nouveau europea e in particolare Vincent Van Gogh e tutti i pittori che aderirono alla corrente del Giapponismo. Adesso però vi potreste benissimo chiedere, “cosa ha a che fare però tutto ciò con l’Hentai”?
Ebbene, la grande popolarità dell’Ukiyo-e incontrò presto la letteratura erotica orale e scritta, dando così origine al filone artistico detto Shunga (春画 “pittura della primavera” da intendersi come eufemismo dell’atto sessuale). Gli shunga erano delle stampe in stile ukiyo-e a sfondo erotico o pornografico, che rappresentavano sia storie tipiche del folklore giapponese, sia scene di sesso più comuni. Detta così non sembra che le Shunga fossero un prodotto tanto diverso o più elevato rispetto alle prime produzioni Ukiyo-e, eppure la straordinarietà delle suddette stampe esiste ed è indubbia e va ricercata nell’espressività dei personaggi raffigurati e nell’accurata rappresentazione del piacere sessuale in esse espresso. È bene a tal proposito, sottolineare che i destinatari delle stampe erano tanto gli uomini impossibilitati a frequentare i quartieri del piacere, tanto le donne, giovani promesse spose o mogli dei Daimyō sole nell’assenza dei mariti. Proprio per la grande fetta di pubblico da soddisfare e per l’uso prettamente inteso a stimolare autoerotismo, le stampe Shunga presentavano moltissime scene di autoerotismo, accompagnate da esagerate forme degli organi genitali virili e femminei.
La produzione di dipinti e stampe Ukiyo-e e Shunga accrebbe e si sviluppò per tutta la durata del periodo Edo ed esplose in capolavori assoluti come Trentasei vedute del Monte Fuji, La Grande OndaIl sogno della moglie del pescatore.
Il Sogno della Moglie del Pescatore – Hokusai
Nella seconda metà del diciannovesimo secolo, il Giappone attraversava uno dei suoi periodi più turbolenti. Carestie e calamità naturali colpivano la popolazione e per anni l’agricoltura rese pochissimo ai contadini, i quali si ribellavano sempre più spesso e con più violenza contro i Bakufu (capi del governo militare nello shogunato), gli approdi e le incursioni sempre più frequenti di navi straniere sulle coste giapponesi portò all’abolizione del sistema di isolamento commerciale ed infine l’unione dei clan anti-bakufu con i clan della ritrovata aristocrazia imperiale decretarono a tutti gli effetti la fine del periodo Edo e l’inizio di un periodo di rinascita ed espansione commerciale del Giappone.
Durante i primi anni del Periodo Miji (1868-1912) viene attuato dall’Impero, quello che è definito come Rinnovamento Meiji. Il Rinnovamento Meiji fu un’importantissima riforma imperiale che ebbe l’intento di rifondare la politica e la società giapponese uscente dal buio periodo Edo. Tale riforma ovviamente non poteva non riguardare anche il materiale artistico prodotto durante i secoli precedenti ed in particolare le stampe, le pitture e le fotografie a carattere erotico e pornografico. Il governo infatti, adottò notevoli pressioni su produttori e rivenditori affinché si diminuissero contestualmente produzione e vendita di materiale pornografico.
Nel 1907 viene inoltre redatto l’articolo 175 del Codice Penale giapponese, nel quale veniva considerato osceno, e dunque punibile, mostrare o vendere prodotti raffiguranti genitali adulti o peli pubici. Tutt’oggi l’articolo 175 è sostanzialmente immutato ed è per questo motivo che pressoché tutti i manga o anime hentai RAW presentano le tipiche barre nere di censura o il rischiarimento totale delle zone pubiche.
Illustrazione di Hideo Azuma
I veri punti chiave che collegano però la storia dell’arte giapponese agli Hentai sono due eventi meno noti e rilevanti. Il primo di questi due eventi è la traduzione e la successiva pubblicazione in giapponese di Psychopathia Sexualis, il saggio del 1886 di Richard von Krafft-Ebing sulla devianza sessuale e la pubblicazione di Vita Sexualis, un romanzo erotico e semi-autobiografico di Mori Ōgai. In queste importantissime produzioni letterarie appare per la prima volta in un testo pubblicato la parola “Hentai”, e nell’accezione particolare la dicitura “hentai seiyoku” (anomalia sessuale) in relazione ad un perverso o abnormale desiderio sessuale.
Il secondo evento fondamentale è banalmente la nascita e lo sviluppo dei Manga. Dall’inizio del periodo Meiji fino alla Seconda Guerra Mondiale il Giappone produsse pochissimo materiale erotico e solamente a seguito della guerra e durante e successivamente l’occupazione del Giappone da parte delle nazioni vincitrici si sviluppò nuovamente la produzione di film, fotografie e storie illustrate a sfondo erotico.
A cavallo tra gli anni 40 e gli anni 50, in Giappone Osamu TezukaMachiko Hasegawa pubblicano rispettivamente Astro Boy e Sazae-San, l’ultimo in particolare è uno dei primi manga di cui si ha traccia storica. Inutile dire, che da allora il mondo del fumetto mondiale cambia per sempre e il Giappone diventa uno dei principali paesi produttori di fumetti. Inutile dire ancora, che l’erotismo e la pornografia in Giappone avevano adesso un nuovo mezzo attraverso il quale esprimersi e già nei primi anni 70 erano molte le riviste in Giappone a stampare con regolarità fumetti pornografici, caratterizzati da uno stile di disegno maturo e da un impianto narrativo non ancora definibile fumetto. È infatti solo nel 1979 che nasce probabilmente il primo vero hentai per come lo conosciamo oggi, e venne fuori dalla matita di Hideo Azuma, esatto, è proprio lo stesso Hideo Azuma di C’era una volta… Pollon, Azuma infatti, dopo la pubblicazione del manga sulla bizzarra e pestifera figlia del Dio Apollo, nel 1979 pubblica Cybele, il manga che grazia al suo stile gli varrà il titolo di “padre delle loli” (con il termine “Loli” in un hentai si definiscono delle ragazze in età prepuberale o neo puberale, o comunque ragazze anche maggiorenni ma dall’aspetto infantile) ed è proprio grazie a Cybele che negli anni ottanta escono in Giappone manga ed hentai come Petit Apple PieLemon People, dove le protagoniste sono a tutti gli effetti delle loli.
Come già detto in precedenza, questa prima parte dello speciale si sarebbe concentrata solo sulla storia dell’Hentai e per quanto riguarda esclusivamente il lato storico della materia direi che ci si possa fermare quì, spero che la lettura non vi abbia annoiato e vi rimando alla seconda parte dello speciale, in uscita tra una settimana su Redcapes.it.