Panini Comics riporta questa settimana in tutte le fumetterie d’Italia Starman di James Robinson, una delle pietre miliari più dimenticate di fine anni ’90 della DC Comics e noi ringraziamo: intanto se avete ancora dubbi sull’acquisto qui vi diamo la nostra opinione sul perché dovete comprare questa epica run.

Era l’Ottobre del 1994 quando James Robinson, reduce da JSA: The Golden Age e alcuni progetti in Malibu Comics, approdava su Starman; L’editor del tempo, Archie Goodwin (Batman: Urla Nella Notte), era stato il mentore di Robinson presso la DC Comics e uno dei suoi sostenitori nell’idea di riportare Starman in pianta stabile nell’universo DC ed è da qui che nasce l’idea alla base della serie. Tempo dopo la proposta, Goodwin aveva prenotato per James un disegnatore, Tony Harris, che rispecchiasse lo stile che lo scrittore voleva per il suo personaggio e così Starman iniziava a prendere forma anche visivamente.

Prima di procedere un po’ di storia sul personaggio. Starman I, ovvero Ted Knight, era uno dei primi Mistery Men degli anni 40, membro dell’All Star Squadron e della Justice Society of America insieme agli amici Hourman/Rex Tyler, Alan Scott/Lanterna Verde e Sandman/Wesley Dodds; Dopo lo scioglimento della JSA da parte del governo, Ted, come pochi altri rimase difensore della sua città, Opal City aiutandola nei momenti peggiori. Knight si trovò ad un certo punto della sua carriera difficile e fu costretto ad abbandonare. Lo rivedremo poi in Ora Zero, dove passa il manto a David Knight, il suo secondo figlio. La serie di Robinson ed Harris inzia proprio una settimana dopo tale evento.

David è il protettore di Opal City, come lo fu il padre prima di lui: quando una sera si trova sui tetti della splendida città viene colpito da un proiettile e l’asta gravitazionale non può fare nulla per salvarlo. Il ragazzo cade e muore al suolo, Opal non ha più un protettore. Da quel momento la situazione degenera, la città viene assediata da La Nebbia, un vecchio nemico di Ted Knight e il riluttante Jack, primogenito di Ted Knight, è costretto ad indossare il manto che fu del padre prima e del fratello poi, con qualche altro eroe in mezzo e salvare Opal.

Nei primi 4 numeri che compongono la serie (Starman #0-3), James Robinson e Tony Harris non hanno solo plasmato Jack Knight ma anche Opal City e tutti i suoi personaggi. La splendida città difesa da Starman è una creazione totalmente curata dal duo che ha aggiunto quel definitivo pezzo mancante all’affresco che il team voleva realizzare.

Opal City, fin da quando viene inquadrata all’inizio della serie, è una città singolare e splendida, fuori dal tempo. Gli edifici hanno un non so che di vecchio e duraturo allo stesso tempo, sembrano lì da sempre e sembra che ci saranno anche dopo. Lo stile barocco ed essenziale dello skyline di Opal si sposa con l’art deco del quartiere francese e degli edifici della vecchia zona borghese estremamente vittoriani (che nella serie esploreremo attraverso due secoli). La città di Starman brilla nell’illuminazione delle stelle, è “una metropoli di oggi, ieri e di mai”. Opal dunque riflette i suoi protettori e i suoi abitanti più di qualsiasi città del DCU.

Robinson non da solamente alla città un’aura unica, ma le fornisce anche una storia unica ed irripetibile, che molti tenteranno di copiare in seguito, basti pensare alla storia di sangue e affari che retroattivamente è stata piazzata nella storia di Gotham e che coinvolgeva Jonah Hex ed altri eroi del vecchio West, ma non divaghiamo oltre. Robinson ed Harris non solamente hanno creato Opal ma l’hanno abitata di tutti questi splendidi e complessi personaggi: la famiglia O’Dare, Charity, L’Ombra, Brian Savage aka Scalphunter, Bobo Bennetti (su cui torneremo poi), Mikaal Tomas (un incontro tra il classico supereroe e David Bowie), David Knight e anche Solomon Grundy (su di lui decisamente c’è tanto da dire).

Vediamo questi personaggi che, tanto quanto Jack Knight, hanno reso epico questo fumetto e anche tutt’ora una perla dimenticata dai più.

La famiglia O’Dare: Matt, Hope, Mason, Clarence e Barry. Una famiglia di poliziotti e adoratori di Starman e di Opal. Raramente capita che nei fumetti di supereroi siano i poliziotti normali a passare da eroi, ma sono molti e anche appaganti i momenti in cui questa famiglia difende con coraggio Opal, diventando un aiuto importante per Jack Knight e anche per Ted, ormai ritirato alla vita di scienziato. Proprio loro, gli O’Dare rappresentano le persone normali che si approcciano al supereroe, a Starman, ma allo stesso tempo sono anche gli eroi della storia più e più volte.

L’Ombra (di cui non divulgheremo il nome per evitare ripercussioni sulle nostre persone), è un personaggio singolare come la stessa Opal, un uomo fuori dal tempo, vestito come se fosse uscito da un film con Bela Lugosi, con una conoscenza enciclopedica della città e dei suoi segreti, ha conosciuto tutti i più grandi protettori della città: Brian Savage, Starman I ed ora è un alleato di Jack e degli O’Dare. Con questo cattivo della Golden Age, Robinson e Harris, che hanno attuato un restyling ed una retcon dopo l’altra, hanno svolto un lavoro magnifico, tanto che tutt’ora, tra Crisi e reboot, l’Ombra, quando appare, è sempre fuori dal tempo e sempre rappresentato come era stato lasciato da questi due grandi autori. All’interno della storia, l’Ombra è anche il narratore di molti avvenimenti, essendo il biografo personale e segreto di Opal City. Questo misterioso ed in apparenza losco personaggio diventa una creatura viva, che brilla nella sua oscurità, tra complotti, vendette familiari e amori perduti: l’Ombra è forse, insieme a Grundy, il personaggio più tragico di questa storia ed anche il più memorabile e nobile.

Brian Savage, ovvero Scalphunter, merita una nota di riguardo: sceriffo di Opal City sul finire del diciannovesimo secolo, migliore amico dell’Ombra ed uomo d’onore come pochi. Intrepido difensore della città e dei suoi cittadini, come i più grandi eroi ha anche lui una storia tragica (che vi permetteremo di scoprire leggendo), ma che come tutte le storie tragiche da inizio ad una leggenda tutta sua, che supera i secoli, si reincarna in ideali moderni e continua ad essere perno di una nuova generazione di uomini di legge anche nel futuro. In questo personaggio Robinson ed Harris hanno inserito tutto il loro amore per quegli eroi silenti e misteriosi dei film di Sergio Leone e che hanno popolato le sale cinematografiche quando ancora il cinema non guardava al supereroismo. Savage diventa così, al pari del pistolero sconosciuto di Clint Eastwood, un supereroe ante litteram, soprattutto incarnando molte qualità dei grandi eroi del futuro.

Mikaal Tomas è un alieno che incontriamo poco dopo l’inizio del fumetto, imprigionato, senza più ricordi di chi fosse: lo Starman degli anni 70 diventerà un prezioso alleato per Jack e Ted, ma anche un amico e di nuovo un eroe. Tramite Mikaal, Robinson racconterà la storia di un uomo che non riesce ad entrare in contatto con la società; società, che in quel determinato periodo storico, era ammantata di luci stroboscopiche e musica assordante e trascinante di autori come David Bowie, a cui fisicamente il personaggio si ispira tantissimo e che, come in “L’uomo che cadde sulla terra“, si trova senza una direzione e passa da una situazione all’altra convinto e speranzoso di trovare il suo posto da qualche parte in quel luogo ed in quel momento.

Ora passiamo al personaggio più tragico della serie, quello stupido e muscolare “Hulk della DC Comics”, che qui diventa altro e fa riflettere oltre che piangere il lettore.

StarmanSolomon Grundy, un personaggio tipico delle storie di Batman spesso affiancato a Gotham City, diventa non più una creatura senza cervello, ma una creatura incompresa che si trova a vagare nel silenzio delle fogne per peccati commessi da altri Grundy prima di lui, altre identità, altri aspetti dello stesso Cyrus Gold che molti decenni prima finì nella palude e divenne “Solomon Grundy nato di Lunedì e sepolto di Domenica”. La storia di Solly è triste ma incredibilmente commovente: lui, il mostro, è quello che sacrifica di più in questa sua parentesi per i suoi amici e per la città che l’ha accolto e non bandito. Questa parentesi ispirerà anche una storia di Justice League di Bruce Timm e Paul Dini, dove la creatura riscoprirà l’umanità.

Bobo Bennetti, è un altro singolare personaggio che da criminale riesce a diventare qualcosa di migliore, una brava persona. Bobo era già un uomo d’onore anche quando era un criminale e proprio quando questo codice d’onore è venuto meno a causa della rabbia di un tradimento che ha perso tutto, ma anche quello stesso onore gli ha fatto scontare la sua pena e la conoscenza con Jack Knight da un lato gli ha anche restituito una vita che non pensava. In tutta la serie avremo modo di conoscere Bobo anche prima del presente e vederlo come un giovane e forzuto rapinatore, ma questo lo dovete scoprire voi leggendo.

David Knight, è un altro importante personaggio della mitologia della serie, la sua morte scatena gli eventi e il modo con cui Robinson riesce a reinserire nelle storie David è delicato e personale. Tocca nel profondo Jack ma anche noi lettori, i “Parlando con David” disseminati in questi 80 numeri sono tra le storie che più colpiscono il lettore per la loro potenza espositiva, non hanno tavole ricercate quanto concetti espressi con una delicatezza ed una cura invidiabile, questi piccoli momenti di respiro toccano corde emotive su più livelli senza risultare stucchevoli o non necessari, ma rimarranno anche dopo la fine della lettura.

Non potrebbe decisamente però essere una storia canonica e centrale dell’universo DC senza team up e importanti ramificazioni. Robinson ed Harris si sono mossi con una libertà creativa incredibile, libertà che gli ha permesso di tirare fuori storie come il numero 28 dedicata a Mikaal Tomas (realizzato artisticamente da Craig Hamilton), un’avventura psicadelica negli anni 70 di Opal City o ancora il team up tra Sandman/Wesley Dodds e Jack Knight, ma anche la storia di Jon Valor il pirata nero, che seppur a rilento procede con una naturalezza senza pari. Robinson ed una sequela di disegnatori straordinari hanno reso Starman una epica saga familiare, ma anche una epica saga fantascientifica quando Jack parte per lo spazio nella ricerca di una persona, uno Starman perduto e anche ricercando il suo destino. Nello spazio ma anche nel tempo, Jack Knight possiamo dire che negli 80 numeri della sua serie ne ha passate di tutti i colori ed ha anche avuto la possibilità di incontrare Superman, un’occasione che segna chiunque nell’universo DC.

StarmanLe pagine in prosa arricchiscono la narrazione e ci fanno esplorare ancora di più il passato di Opal e dell’ombra, condensano avvenimenti, esplicando situazioni e dando contesto ed una certa signorilità ad una storia epica. Sono quindi fondamentali all’interno della storia e non ci si può permettere di saltarne neanche una e al contempo approfondiscono il passato dell’ombra e i suoi innumerevoli viaggi e scontri con i Ludlow.

A questa enorme epopea oltre a Tony Harris, che poi si sarebbe diretto su altri lidi (Ex Machina), hanno partecipato alcuni talentuosi disegnatori ed altri inaspettatamente si sono superati come il sopracitato Craig Hamilton, oppure Chris Sprouse, Stuart Immonen, Tommy Lee Edwards, Steve Yeowell (tra i disegnatori dello splendido team up tra Jack Knight, Sentinella/ Alan Scott e Batman) e Peter Snejbjerg. Tanti disegnatori con uno stile unico si sono impressi su Starman, ognuno riconoscibile ma che non è riuscito mai ad essere imponente come Tony Harris con i colori di Wade Von Grawbadger, che è stato un piacere per gli occhi ad ogni singolo numero. E’ di Harris la fisionomia di Jack, è di Harris la struttura di Opal City e per quanto Snejbjerg e altri riescano a rievocare quell’eco di vecchio e nuovo, solo questi è riuscito veramente ad imprimersi sui personaggi. I vicoli antichi e nuovi di Opal, la magia che gira intorno a questi antichi e mistici luoghi come il negozio di Charity o ancora la casa dell’Ombra. Non c’è Starman senza Tony Harris, nonostante il grande impegno degli altri artisti.

Si potrebbe stare qui a discutere di ogni singola saga di Starman, trovando comunque più pregi che difetti, analizzare ogni singolo avvenimento sarebbe interessante ed anche molto divertente, ma probabilmente sarà un lavoro per un altro giorno. James Robinson con questa serie ha avuto la pazienza e la programmaticità che manca a molte run di oggi, ogni tassello rientra nel naturale svolgimento delle cose, tutto porta a “Grand Guignol”, la saga finale di questa pietra miliare della DC Comics e anche la fine di Jack Knight, perché come in pochi sono riusciti a fare, James Robinson è riuscito a dare una fine al suo personaggio, lasciando Opal City in buone mani.

Starman

RASSEGNA PANORAMICA
Starman di James Robinson
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Sono Luca, fin da piccolo mi sono interessato ai fumetti e successivamente alle serie tv, quando mi è stata data la possibilità di parlare delle mie passioni mi sono ficcato in questo progetto. PS: Ryan Ottley mi ha chiamato Tyrion non ricordandosi il mio nome.
starman-di-james-robinson-leredita-di-una-dinastia-di-knights-recensioneStarman di James Robinson è una pietra miliare della DC Comics. A lungo dimenticata e che ora con Panini Comics potete riscoprire in 6 omnibus. La serie vanta anche un ottimo comparto artistico da Tony Harris, hanno partecipato alcuni talentuosi disegnatori ed altri inaspettatamente si sono superati come il sopracitato Craig Hamilton, oppure Chris Sprouse, Stuart Immonen, Tommy Lee Edwards, Steve Yeowell e Peter Snejbjerg. Tanti disegnatori con uno stile unico si sono impressi su Starman, ognuno riconoscibile ma che non è riuscito mai ad essere imponente come Tony Harris con i colori di Wade Von Grawbadger, che è stato un piacere per gli occhi ad ogni singolo numero. Robinson regala un progetto unico, un gigantesco affresco che ha un inizio ed una fine, ma che allo stesso tempo continua e rimane lì, immutato e in attesa di essere riscoperto.