Dal 19 febbraio arriva su Netflix, “Storia della mia famiglia” serie tv originale creata da Filippo Gravino e diretta da Claudio Cupellini con protagonisti: Eduardo Scarpetta, Vanessa Scalera, Massimiliano Caiazzo, Cristiana Dell’Anna, Gaia Weiss e Antonio Gargiulo che distingue per essere un dramma familiare di grande sensibilità, capace di esplorare con delicatezza il tema della malattia senza scivolare nel patetismo. Di seguito vi riportiamo il nostro parere.
La serie ruota attorno a Fausto, un giovane padre interpretato da Eduardo Scarpetta, che, consapevole della sua malattia terminale, desidera assicurarsi che i suoi due figli, Libero ed Ercole, siano accuditi dopo la sua scomparsa. Per realizzare questo, Fausto coinvolge quattro figure chiave della sua vita: sua madre Lucia (Vanessa Scalera), suo fratello Valerio (Massimiliano Caiazzo), la sua migliore amica Maria (Cristiana Dell’Anna) e il suo compagno di avventure Demetrio (Antonio Gargiulo). Insieme, questi “fantastici quattro” cercano di formare una famiglia alternativa per garantire un futuro sereno ai bambini.
Storia della mia famiglia è un racconto intenso e toccante che esplora il dolore, l’amore e la fragilità umana con grande delicatezza. Al centro della vicenda c’è il giovane Fausto, che si ritrova a fare i conti con una diagnosi inaspettata e devastante. La malattia, fulcro della narrazione, non viene mai utilizzata come mero pretesto per il melodramma, bensì trattata con rispetto e realismo. Piuttosto che insistere esclusivamente sulla sofferenza fisica, la serie esplora le complesse ripercussioni psicologiche che questa ha su tutta la famiglia. Le reazioni dei vari personaggi – dalla negazione alla rabbia, dalla disperazione fino all’accettazione – sono rappresentate con una veridicità che le rende estremamente coinvolgenti. L’accuratezza con cui vengono mostrati i dettagli della malattia è uno degli elementi più riusciti. Dalla gestione della quotidianità fino all’inevitabile declino del protagonista. Il tutto è narrato con un tocco di autenticità senza spettacolarizzare il dolore, né eccedendo in drammaticità: la sofferenza è raccontata con sobrietà, rendendo il tutto potente e credibile.
Ciò che rende “Storia della mia famiglia” un racconto intenso e toccante è il modo in cui affronta le dinamiche relazionali tra i suoi protagonisti. I personaggi sono caratterizzati con grande cura, mostrando le loro fragilità senza mai risultare stereotipati. In particolare, il rapporto tra genitori e figli emerge come un nodo centrale della storia, evidenziando le difficoltà comunicative, i sensi di colpa e l’amore incondizionato che, al di là di ogni divergenza, li lega indissolubilmente anche laddove ci sono evidenti problemi. La serie esplora con tatto anche il tema della salute mentale. Le fragilità psicologiche dei vari personaggi si intrecciano con il peso della perdita imminente, dando vita a una narrazione stratificata e profonda. La serie inoltre si caratterizza di una buona gestione del ritmo narrativo, evitando inutili ripetizioni in cui ogni episodio aggiunge un tassello significativo alla vicenda. La regia supporta questa scelta con uno stile intimo e rispettoso; il linguaggio visivo è sobrio ma efficace, capace di enfatizzare le emozioni senza bisogno di eccessi.
Anche le interpretazioni conferiscono autenticità e spessore ai personaggi. Eduardo Scarpetta e Vanessa Scalera si distinguono in particolare per la loro capacità di rendere credibili e sfaccettati i loro ruoli, ma tutta la squadra di attori, compreso un bravo Massimiliano Caiazzo – che seppur nello stesso ruolo di sempre – lavora in perfetta sinergia per costruire un ritratto familiare convincente e realistico. Le performance sono misurate, evitando eccessi che avrebbero potuto appesantire il tono della narrazione. La colonna sonora, discreta e mai invasiva, si inserisce perfettamente nelle scene, accompagnando con delicatezza i momenti più toccanti senza mai risultare ridondante. Le musiche originali contribuiscono a creare un’atmosfera malinconica ma al tempo stesso permeata di speranza, enfatizzando il tono emotivo della storia senza renderlo artificioso.
“Storia della mia famiglia” si allinea perfettamente ai trend della serialità italiana contemporanea. Non introduce elementi narrativi particolarmente innovativi, ma compensa questa mancanza con una realizzazione curata e una narrazione sincera. Il racconto, pur seguendo un sentiero già battuto, riesce ad emozionare grazie alla profondità con cui affronta i temi della malattia e dei legami familiari, restituendo un’esperienza autentica e toccante. Nonostante la sua prevedibilità, “Storia della mia famiglia” riesce a colpire nel segno grazie alla qualità delle interpretazioni e alla sensibilità con cui è raccontata.
Storia della mia famiglia arriva su Netflix a partire dal 19 febbraio. Ecco il trailer della serie: