In arrivo il 6 marzo su Netflix, Supersex è la nuova e attesa serie diretta in parte da Matteo Rovere (Il Primo Re), con Alessandro Borghi, Jasmine Trinca, Adriano Giannini, Gaia Messerklinger e Saul Nanni, scritta da Francesca Manieri, liberamente ispirata alla vita e alla carriera di Rocco Siffredi, uno dei più grandi attori pornografici italiani e non solo. La serie vede Alessandro Borghi nei panni del famoso pornoattore, in un prodotto che tenta di mettere in luce l’altro lato del mondo del porno, ma inciampando laddove avrebbe dovuto passare sotto la lente d’ingrandimento un mondo conosciuto ancora solo in minima parte. Grazie a Netflix abbiamo visto la serie in anteprima e questo è il nostro parere.

La storia è liberamente tratta dalla vera vita di Rocco Siffredi (Alessandro Borghi) e dalle sue dirette testimonianze. Al centro del racconto aspetti inediti della pornostar, un racconto profondo che attraversa la sua vita fin dall’infanzia. La sua famiglia, le sue origini, il suo rapporto con l’amore, il punto di partenza e il contesto che lo ha portato ad intraprendere la sua strada nella pornografia.

Supersex

Al momento dell’annuncio, Supersex non è sembrata a molti una buona idea. Raccontare la vita di un uomo che molti considerano non proprio “una bella persona” non era la decisione più giusta. Rocco Siffredi però, specialmente negli ultimi anni, precisamente dal 2004, quando durante la convention del porno di Parigi, decide di ritirarsi dalle scene – almeno come attore – ha dimostrato più volte di “non rimpiangere quel periodo” ma di vederlo ora sotto un’altra luce. Dal momento della sua partecipazione al reality show L’Isola dei Famosi nel 2017, Rocco si è messo a nudo – e questa volta non solo letteralmente – mostrando le sue fragilità, paure e insicurezze, mostrando un attaccamento incredibile nei confronti della sua vita e dalla sua famiglia. Supersex nasce con l’intento di indagare la vita del pornoattore partendo dalla sua infanzia e adolescenza, alla fioritura della sua vita sessuale, la sua carriera, i suoi errori, i suoi demoni fino al momento della scoperta dell’amore, questa volta non quello carnale. Progetto che sulla carta avrebbe di certo potuto essere particolarmente interessante se non si fosse fatto prendere la mano da una dose eccessiva di volgarità gratuita e fine a sé stessa che nulla apporta al racconto.

Presentata in anteprima alla Berlinale 2024, la miniserie in sette episodi vede la partecipazione di Alessandro Borghi nel ruolo di Rocco Tano/Siffredi, dalla sua infanzia non particolarmente felice nella cittadina abruzzese di Ortona, fino al suo trasferimento con il suo fratellastro Tommaso (Adriano Giannini) a Parigi, città in cui scoprirà il sesso e la sua attrazione verso il mondo del porno. Erano gli anni ’70, le edicole vendevano Supersex, una serie di fotoromanzi erotici sul “supereroe del sesso” interpretato da Gabriel Pontello, uomo che scoprì Rocco Tano, trasformandolo piano piano nel Siffredi che tutti conoscono – nome acquisito da Rocco citando Alain Delon in Borsalino, film del 1970. La serie inizia con la fascinazione del piccolo Rocco per il fumetto che ben presto si trasforma in fascino irrefrenabile nei confronti del genere femminile. Il sodalizio con Pontello e l’inizio della carriera nel mondo del porno lo trasformeranno nel “divo” del sesso, grazie soprattutto ad un talento fisico da non sottovalutare in questo ambiente, che gli spalancherà la porta verso una lunga e intensa carriera che lo porterà addirittura alla vittoria di un Oscar del porno.

 

Ma la vita di Siffredi/Tano se brillante sul set non lo era altrettanto al di fuori dei riflettori. Supersex quindi, romanzando e talvolta esasperando alcune vicende, tenta di mostrare l’uomo dietro al toro (letteralmente) inciampando però in vicende al limite del paradossale all’interno di un’estetica kitsch sfruttata non nel migliore dei modi. Dopo un inizio abbastanza convincente, in cui viene mostrata l’infanzia e la giovinezza di Rocco, i suoi problemi famigliari e la scoperta di un mondo “altro” al di fuori delle sofferenze, la serie inizia ad accartocciarsi su sé stessa trasformandosi in una sequela di scene e dialoghi decisamente troppo volgari e poco focalizzate con il solo intento di “sconvolgere” lo spettatore. Supersex è quindi un dramma con il duplice intento di mostrare l’uomo dietro l’animale, perdendosi però non solo in una messa in scena a volte posticcia ma prendendosi troppo sul serio anche laddove avrebbe necessariamente dovuto essere più leggera.

Indagare il mondo del porno da un punto di vista interno come sarebbe potuto essere quello di Rocco Siffredi, sarebbe stata un’occasione importante per portare alla luce un ambiente ad oggi ancora troppo poco conosciuto del pubblico. Un mondo che negli anni in cui la serie è ambientata, di certo non godeva di un’ottima reputazione ma che necessariamente doveva essere raccontato. Quando Supersex indaga il dietro le quinte del cinema a luci rosse riesce piuttosto bene nel suo intento, nonostante resti po’ troppo in superficie non relegando a questo aspetto una parte centrale nella narrazione, il problema sorge quando la serie si scontra con il personaggio di Rocco al di fuori del set. Interpretato da un Borghi eccessivamente caricaturale che rischia di trasformarsi in parodia, il ritratto di Siffredi che ne esce non è dei più puliti. Non perché racconti le più problematiche vicende dalla sua vita – anche se in parte romanzate –  ma le modalità anche abbastanza vecchie e superate con cui si decide di raccontare il comportamento problematico di un uomo dalle attitudini altrettanto problematiche rischia più volte di ritorcersi contro lo stesso prodotto.

La volontà di calcare la mano anche su un aspetto della narrazione (il rapporto malavitoso del fratellastro Tommaso, interpretato da Giannini) diventa poco interessante e decisamente fuori contesto con il trascorrere degli episodi. Poco spazio è lasciato alle figure femminili della serie a partire da Jasmine Trinca – Lucia, moglie di Tommaso – personaggio potenzialmente interessante ma sfruttato poco e non del tutto bene, passando per Tina (Linda Caridi) il primo amore di Rocco, donna capace di vedere l’uomo dietro la macchina fino ad arrivare a Moana Pozzi, interpretata da una straordinaria Gaia Messerklinger, collega di set di Rocco nonché sua grande amica che però non viene mai mostrata davvero come si deve.

Supersex è l’attesa ma anche già discussa serie sulla vita (anche se in parte romanzata) del porno attore più famoso d’Italia e non solo. Potenzialmente un prodotto dalle premesse interessanti, dopo un abbastanza buon inizio, si perde prediligendo una narrazione a tratti estremamente volgare e fine a sé stessa, abusando di un’estetica kitsch senza un vero e proprio focus. Alessandro Borghi nel ruolo di Tano/Siffredi è decisamente troppo caricaturale diventando più una parodia del personaggio che sappiamo già essere sopra le righe. Poco spazio è lasciato alla controparte femminile e all’analisi del mondo del porno che restano troppo in secondo piano vista la storia raccontata.


Supersex di Matteo Rovere è disponibile su Netflix a partire dal 6 marzo con tutti e sette gli episodi. Ecco il trailer della miniserie:

RASSEGNA PANORAMICA
Supersex
5.5
Articolo precedenteTales of Kenzera: ZAU – Il trailer di presentazione del gameplay è ora disponibile!
Articolo successivoInside Out 2 – Ansia, Invidia, Ennui e Imbarazzo fanno il loro debutto nel nuovo trailer del film
Classe 1995, laureato in critica cinematografica, trascorro il tempo tra un film, una episodio di una serie tv e le pagine di un romanzo. Datemi un playlist anni '80, una storia di Stephen King e un film di Wes Anderson e sarò felice.
supersex-alessandro-borghi-e-rocco-siffredi-nella-nuova-serie-netflix-recensioneSupersex è l’attesa ma anche già discussa serie sulla vita (anche se in parte romanzata) del porno attore più famoso d’Italia e non solo. Potenzialmente un prodotto dalle premesse interessanti, dopo un abbastanza buon inizio, si perde prediligendo una narrazione a tratti estremamente volgare e fine a sé stessa, abusando di un’estetica kitsch senza un vero e proprio focus. Alessandro Borghi nel ruolo di Tano/Siffredi è decisamente troppo caricaturale diventando più una parodia del personaggio che sappiamo già essere sopra le righe. Poco spazio è lasciato alla controparte femminile e all’analisi del mondo del porno che restano troppo in secondo piano vista la storia raccontata.

Lascia un commento