Tatami è il film presentato in anteprima in concorso all’80a edizione del Festival del Cinema di Venezia, vincitore del Premio Brian con la regia di Guy Nattiv, presente attualmente agli Oscar con Golda, e Zar Amir Ebrahimi qui alla sua prima opera da regista ma conosciuta molto di più come attrice soprattutto per la sua interpretazione in Holy Spider. Il film è prodotto dalla casa di produzione Keshet Studios nota per aver prodotto Echo 3 su Apple+ e Si salvi chi può del 2020 e dalla casa di produzione del regista Nattiv New Native Picturesproduttrice del film Golda attualmente in candidatura agli Oscar.
La judoka iraniana Leila e la sua allenatrice Maryam si recano al Campionato del Mondo di Judo, intente a portare a casa la prima medaglia d’oro dell’Iran. A metà della competizione, ricevono un ultimatum dalla Repubblica Islamica che ordina a Leila di fingere un infortunio e perdere. Con la sua libertà e quella della sua famiglia in gioco, Leila si trova di fronte a una scelta impossibile: fingere di essere ferita e sottomettersi al regime iraniano come Maryam la implora di fare, o sfidarli entrambi e continuare a combattere, per l’oro.
Il film vede prevalentemente interpretazioni femminili, la protagonista Leila è interpretata da Arienne Mandi già nota per la serie In The Vault e per The L World: Generation Q, mentre l’allenatrice Maryam è interpretata dalla regista Ebrahimi nota per Holy Spider, interpretazione che le ha fatto vincere il premio per la miglior interpretazione femminile a Cannes e per il ruolo di Shayda nel film Shayda. Le loro interpretazioni sorreggono il film per tutta la sua durata. Tra le altre interpreti spiccano la sceneggiatrice Elham Erfrani nel ruolo di assistente coach, Jamie Ray Newman nel ruolo di Stacey Travisi già nota per aver vinto l’Oscar a miglior cortometraggio nel 2019 con Skin e per le sue interpretazioni in Vizi di famiglia e Prova a prendermi.
La regia di Nattiv e Ebrahimi è essenziale e parte integrante della narrazione che sfrutta la potenza delle atlete su schermo, accentuando la loro forza e i loro movimenti riuscendo a dare allo stesso tempo libertà e un senso di costrizione alla pellicola. Un film ricco di carrellate e primi piani per farci entrare nel mondo dei judoka e in questo sport. Una regia asciutta ma non priva di virtuosismi che, come da titolo, si concentra sul Tatami e su tutto quello che accade in campo e negli spogliatoi. Si vive sia a livello registico che di scrittura l’allontanamento che subisce Leila da parte di tutti per la sua decisione di non arrendersi. Il film risulta essere un prodotto estremamente politicizzato per le tematiche trattate.
Tatami si basa su accadimenti reali del 2018 dove alla Nippon Budokan Arena di Tokyo il judoka iraniano Saeid Mollaei ha gareggiato per la squadra nazionale del suo paese ai Campionati del Mondo. È stato poi istruito dai suoi allenatori a fingere un infortunio per non affrontare un judoka israeliano. Disertò agli ordini imposti e combatté comunque. Il film racconta di nuovo la storia, ma con una protagonista femminile facendo quindi un gender swap. La scrittura è lineare e coincisa rimanendo fedele alla storia che vuole raccontare e non perdendosi in inutili divagazioni, così come la regia e tutto il film, anche la sceneggiatura è estremamente politicizzata che, volontariamente o meno, tocca anche la questione palestinese.
Il reparto costumi è curato da Sofia Losebidze che ha lavorato principalmente in corti o serie tv. Qui utilizza costumi nel modo più corretto portando in scena abiti da judoka realistici e ben confezionati. Al montaggio è affidato a Yuval Orr che aveva già lavorato con Nattiv in Skin e altri progetti del regista così come in film e serie tv come White Night e Peduim. La parte musicale è affidata all’artista tedesca Dasha Dauenhauer già nota per il film Golda e per la serie Amazon The Swarm, mentre la fotografia affidata a Todd Martin soprattutto noto per i suoi lavori in video musicali. Qui utilizza la tecnica del bianco e nero riuscendo a destreggiarsi, ottenendo un risultato interessante non solo per la realizzazione ma anche utile e propedeutico alla storia.
Tatami, in questo periodo storico, è una storia dentro una storia. Da una parte vediamo il racconto di come la confederazione, per la quale Leila è una sportiva, vuole bloccarla nello sfidare la concorrente israeliana fingendo un infortunio, dall’altra la questione attuale che accade in Palestina e nella Striscia di Gaza dove vengono bombardati ospedali, paragone quasi scontato quando viene citato lo stato di Israele. Tatami è un film contro l’essere oppresse e per la libertà delle protagoniste così come di una competizione sportiva leale e alla pari, cose che non vengono rispettate da parte della federazione iraniana. È però necessario affrontare il grande elefante nella stanza quando si parla di questo film ovvero Israele, nel film viene visto come il grande nemico con cui non interfacciarsi e così deve fare anche la protagonista che viene ben presto lasciata sola nell’agire delle sue azioni quando tutti sanno cosa sta accadendo. La percezione di questo film, in questo periodo storico, diventa differente; rimane pur sempre una storia di lotta e liberazione, di non sottostare agli obblighi di nessuno e dell’abuso di potere.
Tatami di Ebrahimi e Guy Nattiv racconta una storia di liberazione femminile, sorellanza e di non sottrarsi ai soprusi che, molto spesso, coinvolgono le donne nei momenti sportivi. Ha molti pregi tra cui la scrittura delle personaggie femminili tutte diverse e soprattutto tutte caratterizzate in modo diverso, una regia dinamica e mai asciutta senza mai perdersi capace di raccontare una storia dall’inizio alla fine.
Tatami è in arrivo nei cinema il 4 Aprile. Ecco il trailer del film: