Vincitore a Cannes 2024 per la Miglior Sceneggiatura, The Substance di Coralie Fargeat con Demi Moore, Margaret Qualley e Dennis Quaid arriva alla Festa del Cinema di Roma prima di essere rilasciato nei cinema a partire dal 30 ottobre. Il film è distribuito in Italia da I Wonder Pictures e Mubi ed è il secondo lungometraggio della regista e sceneggiatrice francese, regista di Revenge (2017) e del cortometraggio Reality+ (2014) idea embrionale di The Substance, esplorata in maniera eccelsa nel film del 2024.

Elisabeth è un’attrice hollywoodiana finita nel dimenticatoio, che è stata licenziata dal programma di aerobica che conduceva per avere superato i 50 anni di età. La donna decide di rispondere a un annuncio in cui cercano persone su cui sperimentare un misterioso siero che ringiovanisce. Una volta che le è stata somministrata la sostanza, Elisabeth si rende conto che il siero agisce in maniera differente da come si aspettava, perché la porta a dare vita per partenogenesi a una versione più giovane e bella di lei di nome Sue. Le regole prescritte dal siero sono molto chiare: le due donne dovranno alternarsi ogni settimana, cosicché una sia ibernata, mentre l’altra è in circolazione.

Che Coralie Fargeat con due soli lungometraggi abbia intenzione di rivoluzionare e rimodernizzare il body horror in chiave femminista è ormai chiaro. Con Revenge del 2017, la regista aveva diretto e scritto un rape and revenge movie dai toni decisamente eccessivi sulla rivincita di una donna vittima di stupro da parte di un gruppo di amici del marito. Toni eccessivi, quasi supereroistici, che però andavano perfettamente a descrivere – seppur estremizzando – la volontà di vendetta dopo aver subito un terribile atto criminale. Ed è così che il corpo dell’italiana Matilda Lutz si piega, si spezza e rinasce proprio dal sangue come una moderna fenice. Qualche anno prima nel 2014, Fargeat aveva diretto Reality+, un cortometraggio di poco più di venti minuti commissionato dalla marca di auto Audi in cui veniva immaginato un futuro in cui una medicina aveva le capacità di “trasformarti nella parte migliore di te” sostituendo il corpo originale con uno nuovo, più bello, migliorato. Se il cortometraggio aveva forti legami con l’allora in voga Black Mirror e la fantascienza futuristica, nel 2024 l’idea verrà sviluppata in maniera decisamente più contemporanea, cambiando genere e trasformandosi in una spietata satira sul modo di percepire il femminile contemporaneo in uno degli ambienti che più sfrutta il corpo delle donne: il mondo di Hollywood.

Il film si apre con una profetica e meravigliosa sequenza che mostra la “nascita di una stella” di Hollywood, letteralmente, una delle stelle della famosa Walk Of Fame, che viene costruita, addobbata, inaugurata, e piano piano dimenticata, sola, sul marciapiede di una città costantemente alla ricerca della perfezione. Scena profetica, metafora della vita di Elisabeth Sparkle (cognome non causale) diva del cinema, ormai relegata a programmi di aerobica (sounds familiar?) prima di essere licenziata perché “troppo vecchia”. Non è un caso che la parte sia affidata a Demi Moore, qui in stato di grazia, attrice che spaventosamente condivide il passato del personaggio che interpreta: diva del cinema anni ’90, famosa per la sua bellezza e i suoi fluenti capelli corvino in Streaptease (1996), rasati a zero in Soldato Jane (1997), ritiratasi dalle scene per poi tornare “completamente sfigurata dalla chirurgia plastica” in Charlie’s Angels (2023). Dopo esser stata licenziata dal suo programma di aerobica da viscidi uomini bavosi (letteralmente) Elisabeth decide di provare “La sostanza”, una nuova medicina capace di tirar furi la parte migliore di sé che resterà attiva per una settimana prima di tornar dormiente per altri sette giorni. Non più dalla “costola di Adamo” ma dalla spina dorsale di Elisabeth nascerà Sue (Margaret Qulley), una versione più giovane, più bella di sé stessa. La regola è una sola “tu sei una, non dimenticarlo”.

Come due moderne Bette Davis e Anne Baxter di “Eva contro Eva” e a suon di colpi alla Mean Girls, la lotta tra “giovane e anziana” e “bella e brutta” ha inizio quando Sue inizia a prendere il sopravvento sulla vita e sul corpo di Elisabeth. Una pellicola interamente sorretta dalle interpretazioni di tre attori straordinari dove Dannis Quaid interpreta il viscido e bambinesco direttore della rete televisiva in cui lavorava Elisabeth che farà della frase “le belle ragazze devono sempre sorridere” il suo mantra, ruolo che non può non ricordare il “CEO della Mattel” di Will Farrell in Barbie di Greta Gerwig – con il quale il film di Fargeat ha moltissimi punti in comune, uno tra tutti? Gli uomini sono tutti dei Ken e Fargeat li rappresenta nel modo più distorto possibile. Ma sono Margaret Qualley e Demi Moore le vere protagoniste, in un botta e risposta all’ultimo sangue in un film che fa delle immagini, più che dei dialoghi, il centro focale. Qualley, statuaria, scultorea, meravigliosa è qui rappresentata come la gioia e il cruccio di Elisabeth, piena di ambizione ma anche e soprattutto di consapevolezza, in un ruolo che la vede protagonista di scene estremamente esplicite e di difficile realizzazione. Demi Moore, qui probabilmente nel ruolo della sua carriera, si presta per una difficile interpretazione di matrice autobiografica che la vede spesso protagonista di scene di nudo integrale (come la sua co-protagonista) voyeristiche non per volontà registica ma per mettere lo spettatore a disagio nel continuo guardare, bramare un corpo, adoperando un “male gaze” al contrario nel quale il corpo delle donne è messo in mostra per infastidire e non per un mero piacere sessuale senza alcuno scopo narrativo.

The Substance è un body horror nel pieno senso del genere, che sfrutta, costruisce, decostruisce e deforma i corpi con scene via via più disturbanti. Deve molto al suo genere di appartenenza e ai grandi film che hanno innalzato questa variante dell’horror, a partire da citazioni più o meno palesi al cinema di Cronenberg, maestro del genere. La particolarità della pellicola di Fargeat è quella però di riuscire a sconvolgere non tanto per le scene proposte quanto per il modo sfrontato in cui affronta uno dei taboo più grandi della nostra società: la perdita della giovinezza nell’universo femminile. Una tematica che il film urla in faccia allo spettatore, esasperandola, portandola allo stremo, dando origine ad una tragicommedia terribilmente attuale. Ed e così che all’interno di The Substance risuonano vivi echi di un cinema che a partire dall’animazione di Biancaneve e Cenerentola, passando per Frankenstein e American Psycho, arrivando appunto fino a Barbie, danno vita ad un’opera mastodontica di terribile attualità. La messa in scena è ineccepibile, il trucco ha già in tasca la nomination agli Oscar 2025, la scelta cromatica effettuata sulle attrici predilige colori forti per Moore e colori pastello e tenui per Qualley facendo risultare la prima una moderna Grimilde di Biancaneve, la seconda una Cenerentola indifesa. La scelta di scenografie asettiche quasi a simboleggiare un ospedale è vincente vista la tematica del film che per la maggior parte del tempo è ambientato in ambienti chiusi: appartamenti futuristici, corridoi infiniti in stile Overlook di Shining e bagni con mattonelle candide pronte a macchiarsi di sangue come la lussuosa residenza di Patrick Bateman in American Psycho. La stessa colonna sonora dalle sonorità elettroniche e cariche di bassi assordanti crea un disagio visivo/uditivo con quanto messo in mostra.

The Substance è un’opera d’arte straordinaria capace di raccontare attraverso il body horror la condizione femminile contemporanea in modo sfacciato e urlato, prediligendo le immagini al dialogo. Meravigliosamente interpretato e altrettanto meravigliosamente diretto il secondo lungometraggio di Fargeat entra nell’olimpo dei migliori film dell’anno e non solo. Capace di scioccare non tanto per quello che mostra ma per quello che racconta, ed è proprio questo il super potere del cinema.


The Substance arriva al cinema con anteprime dal 18 ottobre e ufficialmente dal 30 ottobre con I Wonder Pictures. Ecco il trailer italiano del film:

RASSEGNA PANORAMICA
The Substance
9.5
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Classe 1995, laureato in critica cinematografica, trascorro il tempo tra un film, una episodio di una serie tv e le pagine di un romanzo. Datemi un playlist anni '80, una storia di Stephen King e un film di Wes Anderson e sarò felice.
the-substance-quando-non-e-il-body-horror-a-sconvolgere-ma-la-societa-recensione-roff19The Substance è un’opera d’arte straordinaria capace di raccontare attraverso il body horror la condizione femminile contemporanea in modo sfacciato e urlato, prediligendo le immagini al dialogo. Meravigliosamente interpretato e altrettanto meravigliosamente diretto il secondo lungometraggio di Fargeat entra nell’olimpo dei migliori film dell’anno e non solo. Capace di scioccare non tanto per quello che mostra ma per quello che racconta, ed è proprio questo il super potere del cinema.

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