C’è una netta differenza tra remake e adattamento. Un remake è un rifacimento, più o meno simile, di qualcosa già esistente, al contrario di un adattamento in cui il significato primario dell’opera originale non viene stravolto, ma adattato per dare origine a qualcosa di nuovo. West Side Story di Steven Spielberg ne è l’esatto esempio. Musical cinematografico che chiude un anno particolarmente fortuito per questo genere, dopo Tick, Tick… Boom con Andrew Garfield (disponibile su Netflix) o Sognando a New York – In The Heights con l’eclettico Lin-Manuel Miranda, West Side Story sarà annoverata forse tra le opere più personali e sentite del pluripremiato regista statunitense alle prese per la prima volta con un musical. Dopo aver esplorato in lungo e in largo i generi del cinema, Spielberg attinge al più grande musical di tutti i tempi per scrivere una storia fedele all’originale in cui passato e presente si fondono dando origine ad una narrazione universale, bellissima ed indimenticabile dal 23 dicembre solo al cinema prodotto da 20th Century Studios e Amblin Entertainment.

È il fischio iconico e riconoscibile che da il via alla narrazione. Un lungo piano sequenza sulle rovine di un West Side di Manhattan distrutto dal quale avrà origine il Lincoln Center, centro contemporaneo di arte e cultura dove è oggi collocata la famosa accademia Juliard. Le due bande rivali: i Jets, composti da immigrati europei di seconda generazione e gli Sharks, una banda di immigrati portoricani, si contendono il quartiere della penisola. Dopo l’ennesima contesa placata dalla polizia Riff (Mike Faist) il leader dei Jets decide di sfruttare il ballo in programma per la sera per avviare un nuovo scontro con gli Sharks capeggiati da Bernardo (David Alvarez). Nel frattempo il co-fondatore del gruppo dei Jets, Tony (Ansel Elgort) dopo esser uscito di prigione, ha trovato un lavoretto in un piccolo negozio della zona gestito da Valentina (Rita Moreno) e ha deciso di allontanarsi dalla vita di strada. La sera del ballo sarà presente anche lui dove per un caso fortuito incontrerà Maria (Rachel Zegler) sorella di Bernardo promessa in sposa a Cino (Josh Andrés Rivera). Tra Tony e Maria scatta qualcosa di incomprensibile e fortissimo che andrà oltre le rivalità e gli scontri tra gang, dando il via ad una vera e propria guerra che non lascerà indietro nessuno.

West Side StoryEra il 1961 quando Jerome Robbins e Robert Wise diressero West Side Story. Il film tratto dall’omonimo musical di Broadway liberamente ispirato alla tragedia shakespiriana Romeo e Giulietta era stato adattato per il teatro da Arthur Laurents, musicato da Leonard Bernstein con le parole di Stephen Sondheim (recentemente scomparso), è ad oggi il musical più premiato della storia del cinema. Vincitore di dieci Premi Oscar West Side Story è il primo film ad aver vinto un doppio Oscar al miglior regista ed è oggi inserito al cinquantunesimo posto della classifica dei migliori cento film statunitensi di tutti i tempi. Viene da sé che mettere mano ad un caposaldo del cinema come questo non è un lavoro da poco. Ma quando a prendere le redini del progetto c’è uno dei più importanti registi contemporanei la storia è completamente diversa.

Something’s Coming canta Tony all’inizio del film e qualcosa sta davvero per succedere, non solo nella narrazione cinematografica. Spielberg con estremo rispetto prende in prestito la storia di Laurents e compie un lavoro di riscrittura, insieme allo sceneggiatore Tony Kushner (drammaturgo famoso per Angels in America – Fantasia Gay sui temi Nazionali) estremamente dettagliato e minuzioso, dando nuovamente vita ad una storia universale già avanti con i tempi. Spielberg dona una nuova linfa alla vicenda restituendo alla gang di portoricani la propria lingua, cosa del tutto sottratta nel film originale, creando dei veri e propri quadri scenici e narrativi completamente in spagnolo senza sottotitoli per offrire rispetto a quella cultura. L’adattamento cerca di correggere il tiro anche su alcune questioni che negli anni ’60 erano considerate inattaccabili, pur non addentrandosi troppo nel merito, lascia intatta quella sensazione fuori dal tempo di cui tutta la pellicola è pervasa.

West Side StoryGli iconici ruoli di Maria e Tony, che in originale appartenevano a Natlie Wood e Richard Beymer, sono qui interpretati dall’esordiente e bravissima Rachel Zegler e da Ansel Elgort (Colpa delle Stelle, Baby Driver) due volti freschi, giovani, portatori di un’incedibile luce e di un talento sopra le aspettative. Ma è l’intero cast insieme alla perfetta messa in scena il faro di un film che farà breccia nei cuori di nuovi e vecchi spettatori. La presenza della leggendaria Rita Moreno, che nel musical originale interpretava l’iconica Anita, qui sostituita dalla talentuosa e già colma di nomination Ariana DeBose, è forse il picco più alto della pellicola. La Valentina che Moreno propone è un personaggio originale del musical targato Spielberg, guida per Tony e per l’ensemble delle due bande che quasi in chiusura della pellicola intona “Somewhere” considerato l’inno del nuovo adattamento. La Anita che invece oggi DeBose propone è ancora una volta un personaggio forte, risoluto ed incredibilmente versatile. Ariana DeBose è un’ottima interprete capace di convincere pienamente sia nella parte recitativa sia, e soprattutto, nella parte interpretativa. Ballerina bravissima e altrettanto incredibile cantante dona ad “America”, la canzone più famosa del film, una nuova vena elettrificante e meravigliosa. Una grande conferma anche Mike Faist che interpreta Riff è per la prima volta sul grande schermo dopo aver recitato nella serie Prime Video, Panic, e aver calcato i palchi di Broadway nei musical Dear Evan Hansen e Newsies. Lo stesso si può dire per David Alvarez che interpreta Bernardo. L’attore era già noto per il suo ruolo nella serie American Rust e per la sua performance nel musical teatrale Billy Elliot al fianco dell’orai famosissimo Tom Holland.

West Side StoryA ballare tra le vie di Manhattan non sono solo i ballerini e gli interpreti ma la stessa macchina da presa, fluida, morbida, musicale, padrona di scene coreografiche indimenticabili. Il montaggio da videoclip fa in modo che tutte le performance canore siano ritmate e frenetiche, abbellite da un comparto scenografico strabiliante. La parte cantata non sovrasta mai le scene recitate, il tutto è perfettamente equilibrato lungo la durata del film, che come il suo predecessore, sfiora le tre ore. Costumi, trucco e acconciature sono dettagliatissimi capaci di andare ad impreziosire una messa in scena che raggiunge picchi di bellezza anche grazie alla fotografia di Janus Kaminski. Il DoP lavora sui toni caldi del rosso nelle scene con protagonisti gli Sharks e sui toni più freddi del blu con i Jeets, arrivando addirittura a sovrapporli quando entrambe le gang sono in scena, in una cornice visivamente d’impatto. Le intramontabili canzoni restano invariate, in questo caso reinterpretate dalla Los Angeles Philharmonic Orchestra su un arrangiamento di David Newman (Anastasia). Steven Spielberg mette così la firma ad uno dei suoi più personali progetti, rispettando l’originale regalando questa storia ad un pubblico che finalmente potrà tornare ad apprezzare o imparare ad amare uno dei più grandi musical di tutti i tempi.

West Side Story


West Side Story è diretto da Stephen Spielberg. Arriva solo nei cinema il 23 dicembre. Ecco il trailer del film:

RASSEGNA PANORAMICA
West Side Story
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Classe 1995, laureato in critica cinematografica, trascorro il tempo tra un film, una episodio di una serie tv e le pagine di un romanzo. Datemi un playlist anni '80, una storia di Stephen King e un film di Wes Anderson e sarò felice.
west-side-story-il-personale-adattamento-del-classico-musical-firmato-steven-spielberg-recensioneSteven Spielberg mette la firma ad uno dei suoi più personali progetti, rispettando l’originale, regalando questa storia ad un pubblico che finalmente potrà tornare ad apprezzare o imparare ad amare uno dei più grandi musical di tutti i tempi. Coreografie, balli e canzoni entusiasmanti abbracceranno gli spettatori di ogni tempo emozionando e commuovendo.

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