Quando nell’ultima scena della prima stagione di Young Royals abbiamo visto Wilhelm volgere uno sguardo di sfida verso il pubblico, abbattendo la quarta parete, proprio mentre la parola “Revolution” veniva intonata in sottofondo dalla meravigliosa voce del cantante svedese Elias (la cui canzone è diventata poi simbolo della serie), potevamo solo ipotizzare che attraverso quella scelta di regia fosse introdotto un concetto chiave che avremmo ritrovato in seguito nelle stagioni successive (all’epoca il presunto rinnovo della serie era ancora una remota speranza). Tutto sommato se c’è qualcosa che Young Royals ci ha insegnato in questi tre anni è che nulla è messo lì per caso, nemmeno il più futile dei dettagli.

Nel 2021, anno di debutto della serie creata da Lisa Ambjörn, eravamo usciti da un lungo periodo di rewatch compulsivo durante il quale avevamo fatto incetta di teen drama e conseguenti sottogeneri prodotti di Netflix: Sex Education, 13 Reasons Why, Élite, sono solo tre delle tante serie che si sono approcciate a tematiche simili, alcune portando a termine il compito meglio delle altre (ma non è questo lo spazio giusto per discuterne), in sostanza al tempo l’ennesima storia d’amore adolescenziale  LGBTQ+, strappalacrime e problematica, sarebbe potuta passare inosservata agli occhi dei giovani spettatori ormai annoiati da uno schema lapalissiano di cliché e stereotipi confezionati su misura, al fine di diventare solo un altro prodotto commerciale.

E’ in questa impasse che Young Royals si insinua imponendosi in un panorama affamato di qualità e contenuti, dove trova la sua personale ascesa per il successo: con sorprendente facilità il mondo si appassiona e affeziona alla storia di Wille (Edvin Ryding), principe ereditario di Svezia che vede la sua posizione come una condanna e non un privilegio, e al suo amore tanto travolgente quanto impossibile per Simon (Omar Rudberg), il compagno di scuola appartenente ad una classe sociale più umile; attori giovani ma con un’incredibile capacità di far emozionare, un cast tecnico formato per lo più da donne di successo, la denuncia (non poi così tanto) velata ad una monarchia reazionaria, l’inclusività all’interno dei personaggi, la tematica del classismo, la Svezia mostrata da un punto di vista totalmente nuovo, tutti presupposti che hanno permesso a Young Royals di ottenere il favore del pubblico già dai primi frame, riscontrando approvazione non solo in Europa ma anche Oltreoceano.

Come spesso accade quando si parla delle realizzazioni destinate a young adult, i preconcetti sono all’ordine del giorno e anche la serie sul principe svedese non l’ha passata liscia su questo fronte: c’è stato chi l’ha schedata ingiustamente come un miscuglio tra The Crown per giovani ed Élite, e chi invece ha definito la sua trama troppo simile a quella del romanzo Red, White and Royal Blue.

Pregiudizi, però, che possono essere confutati con facilità, perché basta guardare Young Royals per scoprire che in realtà non si avvicina ai prodotti sopracitati: lo ha manifestato fin dalla prima stagione discostandosi da qualsivoglia etichetta convenzionale grazie ad una scrittura fluida e coinvolgente, a cui Lisa Ambjörn aveva lavorato per anni prima di portarla sul piccolo schermo, che trova riscontro anche in una fotografia eccezionalmente studiata nei minimi dettagli; scelte stilistiche che hanno consentito alla serie di ampliare il target ad un pubblico non circoscritto ad una determinata fascia d’età. Dunque il merito del rinnovo per una seconda e poi anche una terza (e conclusiva) stagione da parte diNetflix è certamente da attribuire al meritatissimo successo mondiale ottenuto, che ha incoraggiato gliamanti della serie a esigere a gran voce un degno epilogo per i loro personaggi del cuore.

Ed eccoci a parlare, senza spoiler, dell’attesissimo capitolo finale di Young Royals che grazie a Netflix abbiamo visto in anteprima. Ma dove eravamo rimasti dopo la seconda stagione?

Wilhelm, durante il discorso del Giubileo, ha rivelato di essere lui nel video con Simon e sebbene entrambi si sentano finalmente liberi e pronti di esprimere il loro amore alla luce del sole, le conseguenze a cui dovranno far fronte non saranno solo a corte ma anche ad Hillerska che si trova a vivere la peggiore crisi nella storia della scuola. Il principe e Simon sono determinati a stare insieme e a combattere, ma cosa sono disposti a sacrificare quando si renderanno conto che la libertà individuale e il sentimento che provano l’uno per l’altro potrebbero essere in contrasto con gli ideali, le tradizioni e le responsabilità della corona?

Se nelle prime due stagioni tutti orbitavano (chi più chi meno), in un meccanismo di azione e reazione intorno al peso della corona di Wilhelm, come pedine trascinate dal corso degli avvenimenti e sospese in un limbo di incertezza, in questa ultima parte di Young Royals avviene un inaspettato capovolgimento delle dinamiche: il principe prendendo finalmente coscienza di sé e della sua condizione accende un processo di mutazione anche all’interno degli altri personaggi che, attivamente, cominciano ad impossessarsi della loro storyline; in particolar modo notiamo la bellissima evoluzione di Simon, interpretato da Omar Rudberg, che sebbene sempre rimasto coerente con la propria linea morale anche nelle precedenti stagioni, questa volta prende apertamente posizione evidenziando un’importante questione socio-politica all’interno del plot; emergono anche lati del suo carattere rimasti celati finora, che lo riconfermano nella cerchia dei teen drama uno dei migliori personaggi mai scritti.

Anche Felice (Nikita Uggla), divisa tra lo sconforto per la mancanza di Sara e la rabbia per il tradimento di quest’ultima, porta alla luce una nuova interessante sfumatura di sé stessa che solleva problematiche all’interno dell’equilibrio scolastico. August (Malte Gardinger) e Sara (Frida Argento), i nostri due antieroi in piena fase di redenzione, in questo ultimo capitolo hanno modo di analizzare le loro colpe e di sperimentare la schiacciante sensazione di essere ormai rimasti soli. Specialmente Sara, privata della figura protettiva di suo fratello Simon e senza più un punto di riferimento nella vita, appare estraniata dalla realtà e persa tra i rimpianti che la tormentano.

In questo terzo capitolo conclusivo non è più solo l’occhio del pubblico ad essere testimone dell’amore tra Wilhelm e Simon: la famosa tenda aperta nella stanza del principe, casus belli degli avvenimenti nella prima stagione e metafora del distacco tra il mondo esterno e la loro relazione, ora è stata sostituita da baci alla luce del sole, mani che si cercano e intrecciano senza paura, sguardi innamorati in mezzo a corridoi colmi di persone. Quello che abbiamo atteso per ben due stagioni finalmente prende vita ed è impossibile non rimarcare la bravura degli attori protagonisti, Edvin Ryding e Omar Rudberg, per il modo in cui sono stati in grado di empatizzare e immedesimarsi, seppur giovani (e alla prima esperienza televisiva per quanto riguarda Rudberg), negli stati d’animo dei rispettivi personaggi comprendendone punti di vista e sviluppi psicologici ed emotivi.

In Young Royals l’amore non è narrato solo attraverso l’aspetto sessuale, che pure assume una posizione di rilievo in questa stagione, ma anche e soprattutto mediante le sfumature degli sguardi, la magia dei piccoli gesti di affetto come il pensiero di preparare all’altro un semplice panino; ciò che prevale nel sentimento che lega i due è una dolcezza mai principesca, costruita sulla concretezza e la semplicità di stare insieme per davvero. Ed è proprio Simon a mostrare a Wilhelm una realtà così lontana da lui, natonel freddo sfarzo di una famiglia che ha sempre ignorato il suo bisogno di affetto, e a convincerlo diessere degno delle attenzioni che gli sono state sempre negate.

L’amore non dovrebbe essere così complicato, dice Simon in una scena mostrata nel trailer, ed è come se con questa frase, in perfetta linea con il suo personaggio, ponesse la domanda, che è un po’ il fulcro di tutta la serie, anche a noi: fino a che punto si è disposti a sacrificare se stessi per un amore che sembra non avere via d’uscita? Se combattere con unghie e denti per aggrapparsi ad un sentimento senza scampo non basta per essere felici, qual è il giusto epilogo che entrambi i protagonisti meritano? Egoisticamente parlando, vorremmo che l’amore trionfasse e che Wilmon (il nome della ship tra Wille e Simon) fosse endgame, ma forse è proprio questa continua incertezza di essere perennemente sul punto di lasciarsi andare per poi tornare sempre l’uno dall’altro che ha reso il loro rapporto unico e memorabile nello scenario dei teen drama netflixiani.

Young Royals 3 non si conclude con un capitolo frettoloso e avventato, come è già successo in passato per altre serie, ma con una chiusura accurata nella scrittura, elegante nell’estetica, e con un’attenzione azzeccata alle scelte di regia. La malinconia di salutare per sempre le vicende nate dietro le pareti di Hillerska ci accompagnerà per molto tempo, ma ciò che ci renderà ancora più tristi è sapere che chissà quanto tempo dovremo aspettare per avere un altro teen drama che ci appassioni allo stesso modo.


La terza stagione di Young Royals è disponibile su Netflix a partire dall’11 marzo. Ecco il trailer della serie:

RASSEGNA PANORAMICA
Young Royals 3
8
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young-royals-stagione-3-il-prezzo-da-pagare-per-una-rivoluzione-damore-recensioneYoung Royals 3 non si conclude con un capitolo frettoloso e avventato, come è già successo in passato per altre serie, ma con una chiusura accurata nella scrittura, elegante nell’estetica, e con un’attenzione azzeccata alle scelte di regia. La malinconia di salutare per sempre le vicende nate dietro le pareti di Hillerska ci accompagnerà per molto tempo, ma ciò che ci renderà ancora più tristi è sapere che chissà quanto tempo dovremo aspettare per avere un altro teen drama che ci appassioni allo stesso modo.

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