Dopo poco meno di due anni e dopo tre stagioni, anche Baby, serie prodotta da Netflix Italia, giunge al termine. C’era tanta curiosità attorno ad un progetto che, nel bene o nel male, è stato oggetti delle attenzioni di un fetta di pubblico molto ampia, composta da giovani spettatori e non solo.

Questa terza stagione si pone come la naturale e diretta conseguenza degli eventi del precedente blocco di episodi, con le due protagoniste Chiara (Benedetta Porcaroli) e Ludovica (Alice Pagani) che devono fare i conti con le loro azioni e le loro scelte. Sin dalla prima puntata le due ragazze sono in evidente difficoltà e affanno, trascinate da una vita che viaggia ad un ritmo ben più alto di quello che possono gestire e che le mette in profonda crisi per quel che riguarda i rapporti con gli altri personaggi. Ma soprattutto, le due protagoniste, che in questa stagione sono l’unico vero e proprio focus della narrazione, vivono un profondo conflitto interiore.

Sono queste le basi su cui si poggia questo terzo capitolo di Baby. Rispetto alle due precedenti e non esaltanti stagioni, la serie ha fatto sicuramente un passo in avanti: la materia trattata viene percepita finalmente come reale e soprattutto delicata. Tutta la dinamica delle baby squillo del quartiere Parioli di Roma è una storia che andava trattata con una serietà e una maturità che nella stagione conclusiva finalmente si percepisce. Un vero peccato, però, che si siano dovuti aspettare due anni per un simile miglioramento. Per fare le cose a regola d’arte, Netflix avrebbe dovuto imprimere sin da subito questo stampo alla serie, senza aver bisogno delle lamentele da parte della frangia più attenta e “alta” del pubblico. Non basta infatti uno step in extremis per salvare il quadro generale di uno show che ha preferito dei toni teen in un contesto completamente sbagliato e che meritava una sensibilità decisamente più incisiva. La storia che si voleva raccontare è forte e dolorosa e la rappresentazione doveva essere attinente alla realtà.

Parte di questo miglioramento è dovuto ad uno snellimento della narrazione. La terza stagione elimina le sottotrame dedicate ai personaggi secondari. Storie banali e decisamente poco interessanti, come quella legata a Niccolò, interpretato da Lorenzo Zurzolo, che compare in pochi fugaci istanti. Stesso dicasi per gli archi narrativi di Fabio e Brando, ruoli affidati rispettivamente a Brando Pacitto e Mirko Trovato. Anche il minutaggio dedicato alla love story tra il preside Fedeli di Tommaso Ragno e la Simonetta di Isabella Ferrari è lo stretto necessario.

Finalmente, infatti, le protagoniste assolute sono Chiara e Ludovica, che hanno uno spazio di manovra all’interno della sceneggiatura decisamente più ampio, e lo spettatore può dunque cogliere al meglio tutto il bagaglio che le due ragazze si portano dietro. Sia chiaro, non si sta parlando di una scrittura eccelsa, ma Benedetta Porcaroli e Alice Pagani fanno di tutto per conferire profondità alle due protagoniste. Le due prove attoriali, infatti, sono buone e dimostrano una buona attitudine delle tue attrici, particolarmente in parte in questo ultimo frangente

Se dal punto di vista della recitazione le impressioni sono generalmente buone e soddisfacenti, purtroppo non si può dire lo stesso della regia, che risulta ancora una volta molto impostata, quasi accademica. Nonostante la materia trattata permetterebbe eventuali virtuosismi, la macchina da presa non osa mai. In una serie del genere ci si aspetterebbero immagini forti, crude e quasi disturbanti. Baby, invece, continua ad essere troppo pulita e casta. Ulteriore segnale di un’incomprensione generale di ciò che si sta raccontando.

Anche quest’anno le puntate sono sei e per ben quattro volte siede in cabina di regia Letizia Lamartire, che nella scorsa stagione aveva diretto già due episodi. Spodestato, dunque, Andrea De Sica, che in quest’occasione è il regista unicamente del primo episodio. La donna, invece, dirige gli episodi due, quattro, cinque e sei: la regia è, appunto, anonima e abbastanza piatta. Non bastano alcune trovate interessanti a definire buono il lavoro di una regista che ha dato l’impressione di essersi accontentata di svolgere il compitino. Il terzo episodio ha visto in veste di regista, invece, Antonio Le Fosse, membro del Collettivo GRAMS, gruppo di autori che ha ideato Baby: al suo esordio, l’episodio non ha particolari picchi stilistici, se non l’inizio con una scena d’animazione.

Merita una menzione a parte il finale di serie, tanto per elementi positivi quanto per quelli negativi. La sesta è quella che si può definire una puntata giudiziaria. Se da un lato si ha l’impressione (e il rimpianto) che questa sarebbe dovuta essere l’atmosfera greve che la serie si meritava, dall’altro va evidenziato che questa puntata è gestita nel peggiore dei modi: molti elementi non vengono chiariti e/o spiegati, numerose questioni lasciate in sospeso o peggio completamente dimenticate. Fiore, il personaggio di Giuseppe Maggio, viene definitivamente bollato come il cattivo di tutta quanta la faccenda, ma l’attore non è all’altezza del ruolo, sbagliando i tempi drammatici e dando un’interpretazione in cui è chiaro il suo non sentirsi a proprio agio con un personaggio simile. Sostanzialmente, si è di fronte all’ennesima buona intenzione di sceneggiatura e regia che però, appunto rimane tale, senza concretizzarsi.

Dunque, dopo tre stagioni, diciotto episodi e tante cose da dire a riguardo, Baby si conclude definitivamente. Cosa rimarrà di questa seconda produzione italiana di Netflix? Purtroppo, il ricordo di una serie pensata male sin dal principio, con una messa in scena decisamente peggiore delle idee di partenza a rendere tutto anche più tragico. Quest’ultima stagione cerca di salvare il salvabile, mettendo da parte gli elementi di poca importanza e ponendo al centro Chiara e Ludovica, che sin da subito sarebbero dovute essere il centro e il cuore pulsante di tutta la narrazione. Probabilmente l’errore della produzione è stato quello di puntare ad una fascia di pubblico troppo ampia, cercando di coinvolgere anche gli adolescenti, virando così su toni decisamente troppo troppo teen e poco reali, nonostante si stesse raccontando una storia vera. La speranza è che Netflix possa prestare attenzione ai propri errori, per non commettere simili passi falsi nelle sue prossime produzioni.


La terza stagione di Baby è disponibile da oggi su Netflix. Di seguito, il trailer ufficiale della serie.

RASSEGNA PANORAMICA
Baby Stagione 3
5.5
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Ho 23 anni, vivo a Perugia e studio a Roma. Dirigo, scrivo e produco cortometraggi per la Nostalghia Prod., società di produzione da me creata e diretta. Ho all' attivo 16 cortometraggi diretti da me, oltre che altri 16 solamente prodotti. Scrivo e collaboro per RedCapes.it da Gennaio 2019.
baby-stagione-3-il-capitolo-finale-sulle-baby-squillo-del-quartiere-parioli-recensioneLa stagione conclusiva di Baby dimostra di essere migliore rispetto alle due precedenti. La sceneggiatura e le attrici sembrano essere più consapevoli della storia che stanno raccontando e mostrano una certa maturità che prima non c'era. Peccato che sia troppo tarda e non basta un prodotto leggermente migliore per arrivare alla sufficienza, sia per questa stagione che per la serie in generale. Buone le intenzioni, ma le scelte e la messa in scena sono completamente fuori luogo.

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