Biglietto da Visita #3 – Frequency 1×01

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Terzo appuntamento con il biglietto da visita, si lo so che avevo detto che sarebbe stata random, ma se i pilot escono tutti tra Ottobre e Novembre che ci posso fare.

Stavolta tocca ad un procedurale della CW, Frequency, creato da Jeremy Carver ed è il remake serializzato dell’omonimo film del 2000, con ovviamente le dovute differenze.

La trama è semplice, base stile CW, 2016 ,la detective Raimy Sullivan (Peyton List) del dipartimento di polizia di New York che durante un temporale riesce a comunicare con il padre, Frank Sullivan (Riley Smith) defunto nel 1996, anche lui un detective del NYPD via radio, la ragazza ha infatti scoperto che il tempo scorre parallelo e questo permetterà ai due di collaborare sui casi, peccato che i due non tengano conto dell’effetto Farfalla che inevitabilmente colpirà le loro vite in maniera massiccia. Raimy e Frank sono aiutati da Satch Rayna (Mekhi Phifer), ex partner di Frank e ora Tenente del distretto dove lavora Raimy.

L’episodio pilota non annoia lo spettatore che si interessa subito alla storia dei personaggi e considerando che stiamo parlando di un procedurale è importante, perché se non si riesce a creare una certa empatia tra i personaggi e spettatore la serie non può avere molto futuro in quanto loro saranno l’unica cosa fissa della serie.

L’episodio della settimana si affianca alla trama orizzontale che affronta le conseguenze dei cambiamenti temporali operati dal contatto tra padre e figlia e l’indagine sui poliziotti corrotti del Dipartimento da parte di Frank nel 1996. Questa tecnica permette allo show di mostrare in corso d’opera i cambiamenti alla timeline più o meno grandi. Quello che Raimy scopre nel 2016 porta avanti Frank nel 1996 che quindi arriva a cambiare certi assetti e ad azzerare avvenimenti che invece sono avvenuti, come può essere l’incontro tra due persone o il posto dove vive un sospettato.

L’empatia, la non totale assenza di trame che si protraggono nel tempo fanno in modo che lo spettatore non sia annoiato e abbia un minimo di interesse nel vedere la puntata successiva che di solito riparte sempre dal punto in cui è finita quella successiva in modo da dare continuità alle storie, che si svolgono in parallelo nel tempo.

Mi sono approcciato a questa serie con l’intenzione di trovare qualcosa di leggero e che presentasse un utilizzo non convenzionale del rapporto padre/figlio senza annoiarmi, ed è quello che ho trovato, un prodotto leggero che è utile per stemperare la tensione tra la visione di serie TV più pesanti e stratificate come possono essere Westworld o i Soprano, ecc…

Se siete alla ricerca di qualcosa di simile non ve la sconsiglio, anzi probabilmente è tra i procedurali più carini, nel pilot, che abbia visto nell’ultimo periodo.

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