Black Mirror 2×04 – Bianco Natale

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Questa è la puntata finale di Black Mirror, quella che prima del recupero della serie da parte di Netflix doveva segnare la conclusione e il lascito di Charlie Brooker al mondo della televisione e posso ammettere senza tanti problemi che è stata una di quelle che mi ha più colpito e inquietato tra tutte, più che per la realtà, per il concetto stesso che questo puntata veicola ossia la comunicazione nell’era digitale.

schermata-2014-12-22-alle-16-29-37L’episodio presenta un cast tra l’altro di grande bravura, abbiamo infatti Jon Hamm nel ruolo di Matt Trent e Rafe Spall in quelli di Joe Potter, i loro personaggi a quanto pare convivono da 5 anni in questo sperduto luogo per lavoro, da qui prende il via la puntata, che si divide in 3 parti nette: la prima parte concerne gli eventi che hanno fatto finire Matt in questo posto dimenticato da dio, la seconda riguardante sempre Matt e il suo lavoro, mentre invece la terza si concentra sulla vita di Joe.

La naturale informale della discussione tra i due sconosciuti è anche un avvertimento al condividere i propri pensieri con chi non si conosce bene nell’internet come invece spesso accade e che porta poi a spiacevoli conseguenze.

Il personaggio di Hamm è una di quelle persone che non pensano mai alle conseguenze delle loro azioni, agiscono per profitto e per istinto, non pensano a chi li circonda ed è spesso comico che il destino riservi per loro un futuro senza più nulla di quello che davano per scontato. D’altra parte il personaggio di Spall è molto emotivo e per questo viene difficile allo spettatore odiare questo personaggio che sembra avere un così tragico passato alle spalle.

I due convivono forzatamente ma non si conoscono bene, anzi, nonostante il tempo trascorso sembra che i due non abbiamo mai effettivamente indagato sul motivo per cui l’altro è lì, questo dovrebbe dare da pensare allo spettatore, che inizierà a fiutare qualcosa, non sarà tuttavia questo l’unico elemento a farci insospettire.

Abbiamo sempre visto i social network come qualcosa di distante da noi, qualcosa con cui interagiamo e che fa parte _0005_blackmirror_1-515-tifdella nostra vita ma marginalmente, cosa succederebbe se tramite una sorta di visore, l’Eye Link, arrivassimo a poter gestire la vita come un grande social network? Quante volte abbiamo detto “come vorrei poter bloccare questa persona dalla mia vita” ? Tante. Brooker in questa puntata porta avanti un discorso che può avere varie ramificazioni, tra le quali abbiamo anche la comunicazione tra persone e la memoria.

Anche la comunicazione è uno degli elementi fondamentali che permeano la definizione stessa di social network come luogo sociale virtuale, quindi dove poter comunicare. La comunicazione infatti in questo mondo futuristico è regolata anche nella vita reale da dispositivi elettronici, gli eye link sopracitati, che rendono possibile bloccare le persone e rendere il mondo reale ancora meno finto di quello che già non sia con la tecnologia attuale.

Molti definirebbero questo come solo il prossimo passo dell’evoluzione tecnologica, una evoluzione che, subdola, contamina tutto e rende ancora più strane le relazioni umane, le stesse emozioni sono messe sotto una cupola e non vengono più percepite. Ormai per noi quello che succede con internet non è una nostra responsabilità quando invece lo è, non siamo tutti innocenti, ma quello che facciamo ha sempre conseguenze sulle altre persone.

_0007_blackmirror_1-614-tif-jpg_i_rIl Bianco Natale non è altro che un simbolo, per lo sterile mondo che ci stiamo costruendo, il bianco, in varie scene fa da padrone quasi a dividere l’uomo dalla natura che sembra quasi più reale dello stesso.

Tutto nella puntata ha una sua utilità e un suo senso, da questo punto di vista è la puntata meglio strutturata dell’intera serie, infatti mette a disposizione allo spettatore tutte le conoscenze per dedurre e capire cosa stia avvenendo, senza bisogno di eccessive spiegazioni, chi è attento arriva già nel secondo atto a percepire cosa non va e anche qual’è il messaggio. La sensazione che accompagna il termine della puntata è di amara soddisfazione. Lo spettatore è dunque ora conscio del rischio, l’ha appena visto messo in atto, seppur all’estremo, ma è comunque pronto a rifarlo perché l’umanità non impara mai dai suoi errori anche quando gli vengono messi davanti agli occhi.

Noi qui in redazione stiamo aspettando trepidamente la Terza Stagione di Black Mirror e confidiamo che Brooker sappia infondere altri preziosi temi non ancora trattati ma interessanti, come la medicina legata alla tecnologia, ecc… Perché Black Mirror può dare ancora molto e noi confidiamo nell’operato di Netflix.

Black Mirror – La tecnologia secondo Charlie Brooker