Catch 22 – La pazzia in guerra è contagiosa | Recensione

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Si è conclusa recentemente su Sky Atlantic Catch 22, la miniserie televisiva di stampo drammatico con accenni di commedia basata sull’omonimo romanzo, e si è dimostrata una delle sorprese della stagione televisiva 2019.

La serie televisiva, prodotta da Hulu è un adattamento del romanzo di Joseph Heller, e vede anche volti del mondo dello spettacolo molto conosciuti prenderne parte, sia dietro che davanti la macchina da presa, come George Clooney, Hugh Laurie e Kyle Chandler.

La serie segue le vicende di John “Yo Yo” Yossarian (Christopher Abbott), bombardiere dell’United States Army Air Forces durante la Seconda guerra mondiale, ragazzo che, per nulla abituato alla catena di comando, farà di tutto pur di trovare un modo per evitare il servizio, tra cui proprio la scelta del suo percorso come bombardiere. Purtroppo tutte le sue speranze di evitare il conflitto andranno in fumo quando verrà mandato in guerra e, come se non bastasse, il nuovo comandante che gli viene assegnato, il Colonello Cathcart (Kyle Chandler) continuerà ad aumentare il numero delle missioni prima del congedo.

Attraverso i suoi tentativi di evitare le missioni andremo a scoprire tutti quei lati “nascosti” della guerra al fronte degli alleati durante la riconquista dei territori dai nazisti, tra cui il cosiddetto Comma 22, regola che ha impedito il rimpatrio di molti soldati che soffrivano di PTSD. Infatti, il Comma 22 dice che un uomo che vuole evitare le missioni non può considerarsi pazzo in quanto è razionalmente giusto aver paura per la propria vita e sicurezza; al contrario potrebbe essere dichiarato pazzo se volesse affrontare le missioni spontaneamente.

La serie è molto particolare, soprattutto per il tema scelto, ossia un eroe di guerra diverso da tutti gli altri, che non solo ha paura per la propria vita ma che non vuole stare lì e lo dimostra in ogni minuto; ma, allo stesso tempo, Yossarian diventa così un eroe riluttante attraverso cui scopriamo le ingiustizie perpetrate ai soldati durante la guerra e come un semplice uomo posso venire completamente sconvolto nella sua profonda esistenza anche solo sopravvivendo a chiunque conosca. Non si può empatizzare subito con il personaggio, ma il percorso di crescita che in ogni storia di formazione deve essere presente ce lo rende alla fine quasi simpatico, sia per i suoi continui tentativi di evitare le missioni, sia per le condizioni che lo costringono quasi a rimanere bloccato in quel circolo vizioso di orrori. Ovviamente, come detto prima, trattandosi di una serie con mota satira, non mancheranno situazioni surreali che stamperanno un sorriso sulla faccia dello spettatore e lo porteranno a ridere anche quando non dovrebbe, come risultato di una difesa mentale da quello che effettivamente sta avvenendo sullo schermo. Oltre a Yossarian abbiamo tanti personaggi che rimangono impressi nello spettatore, non tanto per il loro aspetto ma per come vengono rappresentati in questo inferno: tra questi Milo Minderbinder (Daniel David Stewart), il maggiore De Coverley (Hugh Laurie), oppure anche il già citato Catchcart ed il tenente Scheisskopf (George Clooney). Sono proprio i membri dell’establishment militare ad essere i veri “cattivi” della storia in alcuni punti, con la loro supponenza ed il loro voler mettere sempre “la missione” davanti a tutto, anche quando poi effettivamente nulla c’entra con l’effettiva missione ma solo con una sorta di gratificazione personale o monetaria.

Non ci si affeziona a Yossarian quanto più si empatizza con lui e si odia tutti gli altri quasi senza rendersene conto, perché Catch 22 ti arriva inesorabilmente sotto pelle e rimane lì anche per una settimana come un prurito e un po’ di disgusto.

Luke Davies e David Michôd hanno davvero reso giustizia ad un romanzo che già era stato adattato in un film del 1970, Comma 22, che non ebbe il riscontro di pubblico che tuttavia Catch 22 è riuscito ad avere ora, proprio per la capacità di andare oltre al solito stilema della commedia antimilitaristica che era stato il film del ’70, riuscendo quindi a catturare l’effettiva intelligenza del romanzo e bilanciando gli elementi satirici, preponderanti nel periodo spensierato della miniserie senza però far mancare momenti drammatici in quell’arco temporale e rendendo così la virata sul dramma finale non solo apprezzata, ma sensata. Come se non bastassero certi nomi come Clooney o Chandler ad attirare il pubblico, Hulu riesce ad avere anche Clooney alla regia di alcuni episodi, i due più importanti tra l’altro: il quarto, con il surreale viaggio di Yossarian all’interno del misterioso traffico di Minderbinder e l’ultimo, quello che ci da il congedo dai personaggi su una nota triste amara, che ci riporta a pensare all’inizio della miniserie come ad un tempo più spensierato.

Catch 22 è una piccola sorpresa che si inserisce in un’offerta televisiva sempre più massiccia e sempre più importante soprattutto con certi nomi legati al progetto, senza essere un flop, ma anzi facendone desiderare inconsciamente di più, anche se forse il di più non è necessario, perché porterebbe con sé un lieto fine che non idoneo al tipo di satira espressa nella miniserie.