Negli ultimi anni una delle tendenze dell’industria cinematografica americana è stata il cosiddetto effetto nostalgia. Prendere vecchi franchise e riportarli in auge tramite sequel, reboot, remake. Ed ecco quindi che Disney decide di riproporre i Classici d’animazione in versione live-action e tornano saghe come quella di Alien o Terminator. I risultati sono spesso altalenanti e questo tipo di operazioni, in realtà, non hanno mai convinto pienamente il pubblico. La situazione, comunque, è ben più complessa di quel che sembra: andando al di là dell’apparente voglia di celebrare il passato, c’è di fondo una profonda crisi delle idee ad Hollywood che porta gli sceneggiatori a ripescare nei successi venuti prima per riproporli e tentare di sbancare al botteghino. In tutto questo, però, c’è un caso di effetto nostalgia che ha messo d’accordo veramente tutti, ottenendo un plauso generale da pubblico e critica. Si sta parlando di Cobra Kai, serie che si pone idealmente come spin-off ma anche come sequel di Karate Kid.

Sono passati 34 anni dal finale del primo film. Nella finale del Torneo di Karate Under 18 del 1984 si affrontano Johnny Lawrence (William Zabka) per la scuola Cobra Kai e Daniel LaRusso (Ralph Macchio) sotto la guida del maestro Miyagi. L’incontro è duro e ai limiti della scorrettezza da parte di Johnny. Con un colpo specifico, il calcio “della gru”, Daniel riesce a mettere al tappeto il suo rivale e vincere così il torneo. Anni dopo, la vita di Johnny sembra essere andata alla deriva, come se dalla vittoria di quell’incontro dipendesse tutto il suo futuro. Con un lavoro che non lo gratifica nella maniera più assoluta, una casa triste, solo e con soltanto la sua auto a dargli soddisfazione. Sarà proprio la sua auto a far incrociare il suo destino con Daniel, che invece è diventato l’uomo più amato di tutta la città: i cartelloni pubblicitari con la sua faccia per promuovere la sua concessionaria sono ovunque. Il povero Johnny, dunque, è costretto a mal sopportare una situazione che reputa da sliding doors. Stanco della sua vita squallida, l’uomo decide di dare una svolta. Si affida di nuovo al karate e fonda un nuovo dojo che si basi sulla filosofia del Cobra Kai. Nel farlo, si avvicinerà a Miguel, giovane ragazzo che vede in lui una figura quasi paterna.

Cobra Kai

Sono queste le premesse che danno il via alla prima stagione di Cobra Kai, i cui eventi porteranno poi, ovviamente, alla seconda. La serie è, come detto, una mosca bianca nel panorama dell’effetto nostalgia. Cobra Kai decide infatti di prendere tutto quello che il pubblico sapeva di Karate Kid e metterlo da parte. Qui l’eroe è Johnny. Il focus, soprattutto nella prima stagione, è puntato interamente su di lui e il personaggio si dimostra essere ben più profondo del ragazzino prepotente del film del 1984. L’intenzione degli sceneggiatori Jon Hurwitz e Hayden Schlossberg era proprio quella di rendere meno detestabile un personaggio spigoloso, mantenendo però tutti i suoi tratti distintivi, come l’egoismo e l’arroganza. Il risultato è stato notevole: Johnny è infatti un personaggio estremamente verosimile. Tutto ciò che fa è plausibile e in linea con quello che farebbe una persona se davvero avesse il suo vissuto.

Ottimo lavoro anche quello fatto su Daniel: presentato inizialmente come il ragazzo che ce l’ha fatta e che ostenta il suo successo in tutti i modi possibili e immaginabili, con l’incedere delle puntate si scopre che la sua vita non è perfetta come può sembrare dall’esterno, ma anzi. Anche lui ha problemi e delusioni a cui far fronte in una routine che probabilmente lo incastra più di quanto avesse potuto immaginare. Esattamente come il suo rivale, quindi, anche il buon vecchio Daniel-san si rifugia nel karate, fondando il Miyagi-Dojo e prendendo come allievo un personaggio che, senza fare spoiler, accende nuovamente la miccia tra i due protagonisti della serie.

Tra le due figure, però, la più interessante risulta sicuramente quella di Johnny. Se infatti nella prima stagione si può percepire una forte voglia di avere più minutaggio dedicato a Daniel, nella seconda, a parità di importanza dei personaggi, l’arco narrativo di Johnny è assolutamente il più coinvolgente e quello che interesserà di più il pubblico. Perché, a volerla dire in toni semplicistici, quella che vive il personaggio di Ralph Macchio è una vera e propria crisi di mezza età, mentre ciò che sperimentano Will Zabka e Johnny è più un toccare il fondo per poi cercare in tutti i modi di risalire, nonostante le difficoltà siano continue e sempre più pesanti, fino al finale drammatico della seconda stagione.

Più di contorno e meno incisive le presenze dei personaggi teen di Cobra Kai: il già citato Miguel, Robby e Samantha possono risultare anche dei personaggi piacevoli, ma per quanto possano essere approfonditi sono unicamente strumentali agli sviluppi legati ai due protagonisti adulti. Stesso dicasi per gli altri ragazzini. Menzione d’onore per Miguel, che del trio citato sopra è certamente il più approfondito. Ma vien da dire che non sono certo loro il cuore pulsante della serie.

Doveroso, ovviamente, parlare anche delle scene d’azione. I film di Karate Kid avevano abituato il pubblico a gran bei combattimenti, in cui la macchina da presa riusciva a immortalare alla perfezione le arti marziali utilizzate dai personaggi. In Cobra Kai avviene lo stesso. Le scene d’azione sono parecchie, tutte coreografate in maniera eccezionale e realistica. Tutti quanti gli attori, inoltre, in queste scene hanno dato il massimo, trasmettendo la gioia (o la rabbia, a seconda del caso) di dedicarsi al karate.

Cobra KaiInsomma, Cobra Kai è un prodotto di alto livello, se si tien conto del filone entro cui va a posizionarsi. L’effetto nostalgia è solo la base di partenza per raccontare una storia che non cerca di emulare a tutti i costi quella dei vecchi film. La serie rispetta quella narrazione, la tiene in considerazione e la utilizza per raccontare qualcosa di nuovo. Il passato ritorna, ma non in maniera ossessiva e pedante, ma al servizio del nuovo. Di nuove alleanze, di nuovi personaggi, di nuovi scontri e di nuovi tempi. Non mancano, ovviamente, citazioni al film originale: queste chicche sono state chiaramente inserite per i fan del franchise e sicuramente chi le noterà apprezzerà con un sorriso.

Dopo una serie di vicissitudini, Netflix si è aggiudicata i diritti di produzione e distribuzione della serie. Adesso, dunque, crew, produzione e cast cercheranno di alzare l’asticella, per rendere ancor più felici gli spettatori di nuova e vecchia data. La terza stagione arriverà l’anno prossimo e c’è tantissima attesa e curiosità attorno al progetto.

“Dai la cera, togli la cera”, diceva il maestro Miyagi. Ed è proprio questo quello che fa Cobra Kai con il concetto di effetto nostalgia. Lo inserisce per richiamare determinati snodi narrativi per poi rimuoverlo, per procedere in nuove direzioni. In quei momenti, allora, la serie segue i dettami del dojo di Johnny. Colpisce per prima, colpisce forte e senza pietà al cuore degli spettatori, nei quali si è meritatamente guadagnata un posto.


Cobra Kai è ora disponibile su Netflix. Di seguito, il trailer ufficiale delle prime due stagioni:

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